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Landini a Fanpage: “Il nuovo reddito di cittadinanza è un insulto ai poveri e aumenta lo sfruttamento”

Il segretario Cgil Maurizio Landini, intervistato da Fanpage.it, ha criticato le misure principali del nuovo decreto Lavoro del governo Meloni: dal taglio fiscale insufficiente alle misure contro la povertà che, in realtà, aumenteranno le disuguaglianze.
A cura di Luca Pons
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Il governo Meloni nel suo nuovo decreto sul lavoro approvato il primo maggio ha inserito diversi temi: da un taglio del cuneo fiscale temporaneo all'estensione dei contratti a termine, fino alla misura che sostituisce il reddito di cittadinanza con Assegno di inclusione e Sostegno per la formazione e il lavoro. Maurizio Landini, segretario della Cgil, ha commentato queste misure ai microfoni di Fanpage.it evidenziando gli aspetti più critici.

Nuovo Rdc, "si creano poveri di serie A e di serie B"

La presidente del Consiglio Meloni, così come altri esponenti del suo governo, ha più volte detto che cancellare e sostituire il reddito di cittadinanza è un modo per creare posti di lavoro e non tenere le persone ‘sul divano'. Per Landini, "detta così è un'offesa a chi è povero. In realtà qui stanno facendo cassa proprio sui poveri, perché con questa proposta arrivano di fatto all'abolizione del reddito di cittadinanza e addirittura cominciano a fare poveri di serie A o di serie B".

Allo stesso tempo, per quel che riguarda l'inserimento lavorativo, non si potrà rifiutare neanche un'offerta di lavoro senza perdere il beneficio del Sostegno (350 euro al mese per dodici mesi). Il segretario Cgil commenta che "introdurre il concetto che debbo accettare qualsiasi condizione di lavoro, anche a mille chilometri di distanza, a prescindere dal rapporto e dalla proposta che mi fanno, è un modo per aumentare lo sfruttamento".

Quindi, "noi consideriamo questo provvedimento sbagliato, pensiamo che vada incentivato un sistema che riconosca e tuteli la povertà e dall'altro che crei lavoro, ma non precario". Al contrario, serve sì un sistema "fondato sulla formazione e sul lavoro", ma che allo stesso tempo "permetta di vivere dignitosamente".

"Taglio del cuneo? Non basta, se si aumenta anche la precarietà"

La parte più pubblicizzata del decreto, da parte del governo, è il taglio del cuneo fiscale che entrerà in vigore a luglio e porterà a un aumento dello stipendio netto per i lavoratori dipendenti, fino a dicembre. Per Landini, "non è sufficiente per affrontare la situazione". Oggi, in Italia, "il fatto che si è poveri lavorando è un elemento concreto. Basta ricordare che ci sono almeno sei milioni di persone che pur lavorando non arrivano a diecimila euro lordi l'anno".

Il taglio del cuneo non può risolvere la cosa, anche perché "contemporaneamente il governo ha anche esteso i voucher, ha anche liberalizzato i contratti a termine… Quello che emerge è che si è poveri perché si è precari e perché si è sfruttati. Affrontare questo tema significa non solo aumentare i salari, ma vuole dire mettere nelle condizioni le persone di avere anche quei diritti che oggi sono negati. In questo senso, quindi, credo che ci sia bisogno di cambiare radicalmente l'impostazione del governo".

Caro affitti: "Il governo punti sull'edilizia popolare"

Infine, nelle ultime settimane le proteste degli studenti universitari contro il caro affitti hanno preso piede in molte delle maggiori città italiane. Il tema, però, "non è solo un problema degli studenti: è un problema generale frutto di scelte sbagliate che sono state fatte in questi anni, sicuramente non solo da questo governo", ha commentato il segretario Cgil.

Certo, "le scelte che questo governo sta facendo vanno nella direzione opposta di quello di cui c'è bisogno". Ad esempio, a inizio anno l'esecutivo ha "tagliato il Fondo di sostegno agli affitti e alla morosità incolpevole", e adesso "non sta affrontando il problema di una politica che manca da molti anni, quella sull'edilizia popolare che metta nelle condizioni questo diritto alla casa di garantirlo a chi oggi non ce l'ha".

I sindacati sono convocati a Palazzo Chigi martedì 30 maggio: Landini si è detto pronto ad ascoltare, anche se nell'agenda del governo mancano molti temi importanti e su aspetti come la riforma fiscale i sindacati hanno posizioni molto lontane dal quelle dell'esecutivo. Per quanto riguarda l'ipotesi di sciopero generale, al momento "non si esclude nulla", e se il governo continuerà a "non dare risposte", allora "sicuramente le mobilitazioni continueranno".

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