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Lampedusa, tra i cadaveri nel relitto c’è anche una ragazzina con il viso sepolto dalla sabbia

I corpi di almeno 12 vittime del mare verranno recuperati dai sommozzatori nelle prossime ore. Oltre all’immagine di una donna abbracciata a un neonato di 8 mesi, ci sono le foto, scattate ieri, di un giovane adagiato sulla sabbia con le braccia alzate, e di altro corpo è rimasto impigliato tra le cime del barcone.
A cura di Annalisa Cangemi
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Ieri è stato ritrovato in fondo al mare, a circa 60 metri di profondità e a sei miglia a Sud di Lampedusa, il relitto di un barcone naufragato lo scorso 7 ottobre con almeno 12 cadaveri al suo interno, tra cui quelli di una donna e di un bambino, un neonato di 8 mesi. I sommozzatori durante l'immersione hanno scattato alcune fotografie che ritraggono le vittime individuate accanto alla barca. La scena del naufragio è straziante.

Tra di loro c'è un giovane adagiato sulla sabbia, in fondo al mare, con le braccia alzate. Un altro corpo è rimasto impigliato tra le cime del barcone. E, ancora, si vede una ragazzina con la faccia sepolta dalla sabbia. L'Adnkronos, con l'autorizzazione della Procura di Agrigento, ne ha pubblicate alcune sul suo sito web www.adnkronos.com, tralasciando però le più crude, come la foto della mamma annegata insieme a quello che presumibilmente era suo figlio. Anche la foto del piccolo Alan Kurdi, il bambino di 3 anni di etnia curda-siriana fotografato ormai senza vita sulla spiaggia di Bodrum in Turchia, dopo il naufragio del 2 settembre 2015, era stata pubblicata. Il piccolo Alan e la sua famiglia erano rifugiati siriani che stavano tentando di raggiungere l'Europa. L'immagine del bimbo, che indossava una maglietta rossa, era stata scattata dalla giornalista turca Nilüfer Demir, e divenne simbolo della tragedia dei profughi.

La Guardia costiera ha dato conto di un'ulteriore ricognizione effettuata nella zona dell'affondamento del barchino, sulla cui fiancata è ancora leggibile il nome ‘Abdel Kader'. La ricognizione è stata eseguita in collaborazione con la motonave Galatea dell'Arpa Palermo, dotata di Side Scan Sona, che ieri pomeriggio ha trovato una traccia riconducibile al natante affondato su un fondale di 6 metri ad una distanza di circa 300 metri dal punto del naufragio.

I successivi rilievi con il Rov (Remotely Operated Underwater Vehicle) dei Nuclei subacquei della Guardia costiera hanno confermato il ritrovamento del relitto. Intorno all'unità, adagiata sul fondale, sono stati individuati almeno dodici corpi, ma il numero dei corpi privi di vita, tuttavia, potrà essere accertato solamente dopo ulteriori ricognizioni subacquee che verranno effettuate nelle prossime ore, anche per per iniziare il recupero delle vittime.

Nella notte tra il 6 e il 7 ottobre sono stati recuperati vicino Lampedusa i corpi di 13 donne, tutte di nazionalità ivoriana. Ai loro funerali, che sono tenuti due giorni dopo sull'isola, non era presente nessun rappresentante delle istituzioni. Tra i 22 sopravvissuti alla strage, unici testimoni, qualcuno ha raccontato che c'erano tra le 60 e le 70 persone, i cui corpi si trovano ancora in fondo al mare.

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