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“L’ammonimento non funziona e il carcere per i genitori è eccessivo”: l’esperto boccia il dl Caivano

“Sulla maggiore applicazione delle misure cautelari per reati di minore gravità serviva più prudenza”, dice il professor Lucio Camaldo, associato di Diritto processuale penale minorile della Statale di Milano, commentando con Fanpage.it il decreto Caivano. “L’ammonimento non ha dato grandi risultati – continua il docente – e il carcere per i genitori che non mandano i figli a scuola mi sembra davvero eccessivo”. Poi aggiunge: “Servivano altri interventi a livello educativo, coinvolgendo famiglie e istituzioni prima degli strumenti penali”.
Intervista a Prof. Lucio Camaldo
Professore di Diritto processuale penale minorile all'Università degli Studi di Milano
A cura di Tommaso Coluzzi
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Il giorno dopo l'approvazione del decreto Caivano e la conferenza stampa fiume del governo per parlare delle nuove misure contro la violenza giovanile, Fanpage.it commenta i contenuti del testo con il professor Lucio Camaldo, docente associato di Diritto processuale penale e Diritto processuale penale minorile all'Università degli Studi di Milano. Sono molti i punti del decreto al centro della polemica, a partire dall'estensione delle misure cautelari per i minori e dallo strumento dell'ammonimento allargato anche ai 12enni.

Professore, cosa pensa del decreto Caivano? Ci sono una serie di interventi sulla violenza giovanile che stanno generando diverse polemiche, per non parlare di quelli che poi non sono rientrati nel provvedimento…

La materia è molto delicata e va trattata con attenzione. La situazione attuale già consente di intervenire nei confronti della criminalità minorile, lasciando un certo margine di discrezionalità in relazione ai singoli casi. Ora, sul piano processuale, si vuole consentire l'applicazione di una serie di misure con disciplina allargata. Ma bisogna riflettere soprattutto sul tema delle misure cautelari e della custodia in carcere. Attualmente possono essere applicate, anche nei confronti dei minori, ma solo per i reati di particolare gravità. La soglia serviva proprio per evitare che i minori, anche se autori di reati, subissero misure particolarmente incisive della libertà personale. Ora invece si vuole abbassare queste soglie e consentire l'applicazione di queste misure anche per reati di minore gravità.

Qual è la sua valutazione su questa decisione del governo? È stato anche inserito il pericolo di fuga tra i motivi per disporre la custodia cautelare in carcere per un minorenne.

Quando furono introdotte le misure cautelari nei confronti dei minori, il pericolo di fuga fu inserito. Poi c'è stato un intervento della Corte Costituzionale che l'ha dichiarata non conforme alla legge delega. Ritengo opportuno allineare la disciplina anche nei confronti dei minori, si tratta di mettere un po' in ordine la situazione. Mentre su una maggiore applicazione delle misure per reati di minore gravità serviva più cautela.

Si è parlato anche dell'abbassamento dell'imputabilità a 12 anni dai 14 attuali, che poi non è arrivato. E anche se sappiamo che una parte della maggioranza ha spinto in questa direzione, Meloni ha negato fosse in discussione…

C'è una proposta di legge della Lega risalente al 2019. Sarebbe un cambiamento molto rilevante verso cui sono state formulate molte critiche. Non è senz'altro la soluzione migliore. Bisogna intervenire con altri tipi di misure rieducative. L'abbassamento tout court dell'imputabilità sarebbe una scelta molto radicale. È stato previsto l'ammonimento del questore già dai 12 anni, che è una misura amministrativa e non penale. Però ribadiamolo: se non cambia la legge, i minori di 14 anni non possono essere destinatari di alcun provvedimento penale.

E l'ammonimento? È la scelta giusta abbassare l'età minima a 12 anni?

Devo dire che non mi pare sia uno strumento che sta funzionando, in generale. Non ha dato grandi risultati. Certo è un tentativo meno invasivo della responsabilità penale.

Ieri Meloni ha detto che ora si potrà arrestare in flagranza di reato un 15enne che gira con una pistola, mentre prima era impossibile. È vero?

Dipende tutto dai reati, l'arresto in flagranza è già possibile nei confronti dei minori. Dico possibile perché si tratta di misure sempre facoltative e solo per reati che coincidono con quelli della custodia cautelare in carcere, ovvero che prevedono come pena la reclusione sopra ai 9 anni. Abbassando questi limiti rientrano anche altri reati, come quelli relativi ad armi e stupefacenti. L'arresto in flagranza però esiste già.

C'è anche un allargamento ai 14enni del daspo urbano, la convince questa scelta?

Sono misure che non vanno a toccare l'ambito penale. Bisogna vedere se daranno risultati. La realtà è che molto dipende anche dalle famiglie. Sono loro, oltre alle forze dell'ordine, a dover controllare. E questo è un altro grande problema.

Secondo lei la direzione del provvedimento è corretta? Andare verso un ampliamento delle misure cautelari può essere una soluzione al problema della violenza giovanile? O magari bisognava ragionare più sull'educazione a un certo tipo di cultura o sul supporto alle famiglie…

La seconda riflessione è senz'altro la più corretta. Prima di andare a modificare strumenti penali, che vanno a incidere su diritti fondamentali ancora più delicati perché nell'ambito dei minori, si potrebbero mettere in atto altri interventi. Sicuramente a livello educativo. Serve un maggior coinvolgimento delle famiglie, delle istituzioni scolastiche, di tutte quelle agenzie formative che possono svolgere degli interventi preventivi ed educativi più efficaci degli strumenti penali, che arrivano tardi e coinvolgono diritti su cui dobbiamo andare con i piedi di piombo.

Durante la conferenza stampa di ieri, Meloni ha risposto alle critiche dicendo che questo provvedimento non contiene misure repressive, ma preventive. Cosa ne pensa?

Ci sono entrambe. Non si può nascondere che si fa anche prevenzione, ma le misure che incidono sulle norme processuali penali sono sicuramente molto repressive. L'allargamento delle misure cautelari, della custodia in carcere. Anche l'eventuale abbassamento dell'imputabilità. Sono misure restrittive che hanno effetto sulla libertà personale.

A un certo punto si è parlato di vietare l'uso del cellulare ai minori ammoniti dal questore, poi la norma è stata ristretta ai casi in cui vengono utilizzati per realizzare o divulgare le condotte che hanno motivato l'avviso orale. Ma è fattibile?

Dal punto di vista pratico non è fattibile. Sono idee che non trovano possibilità di applicazione concreta. Nella realtà è molto difficile. Inoltre c'è il rischio di trasbordare nella limitazione di alcuni diritti, anche soltanto nella disponibilità di uno strumento. Parliamo di diritti fondamentali su cui non è possibile incidere con provvedimenti di questo tipo.

È giusto punire con due anni di carcere i genitori che non mandano i figli a scuola?

Mi sembra davvero eccessivo. Il carcere è una misura troppo drastica. Bisogna trovare altre soluzioni, coinvolgendo le famiglie.

La stretta sulla fruizione dei contenuti pornografici da parte dei minori non è più arrivata. Dalla discussione in Consiglio dei ministri è uscita una norma sul parental control che si fatica a comprendere, mentre la sensazione è che questo argomento possa essere ripreso nei prossimi mesi. Cosa ne pensa?

Come nel caso dei cellulari, sono idee difficili da applicare. Il dato rilevante è che l'accesso da parte dei minori ai siti pornografici è molto elevato e che questi contenuti li possono indurre a una maggiore dimestichezza con la violenza in ambito sessuale. È un fatto di cui bisogna tenere conto. Però la fattibilità degli interventi proposti è molto dubbia. Sappiamo che aggirare questo tipo di blocchi è molto facile.

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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