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L’allarme di Gimbe: “Italia è tra gli ultimi Paesi in Europa per vaccinazioni a over 70 e 60”

“Purtroppo il vero cambio di passo nella vaccinazione delle fasce fragili è avvenuto solo a partire dalla seconda metà di marzo e l’utilizzo improprio dei vaccini durante il primo trimestre da un lato rende meno sicure le riaperture, dall’altro non ci fa ben figurare in Europa nel confronto con altri Paesi”: lo afferma il presidente della fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, sottolineando come nonostante l’Italia abbia recuperato sulla copertura vaccinale degli over 80, rimane comunque uno degli ultimi Paesi europei per somministrazioni nella fascia tra i 70 e i 79 anni e quella tra i 60 e i 69 anni.
A cura di Annalisa Girardi
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La curva dei contagi inizia a scendere e negli ospedali ci sono sempre meno pazienti Covid. Questo però non vuol dire che l'emergenza sia finita. Le terapie intensive rimangono infatti oltre la soglia di saturazione in diverse Regioni, gli attualmente positivi che possono potenzialmente diffondere l'infezione sono ancora vicini al mezzo milione di casi (un numero che rende ancora impossibile il tracciamento) e la campagna vaccinale non ha ancora raggiunto gli obiettivi che si era preposta in tema di dosi somministrate al giorno. Questo è il quadro che emerge dall'ultimo monitoraggio della fondazione Gimbe, in cui si sottolinea come, nonostante l'Italia abbia recuperato sulla copertura degli over 80, rimane comunque uno degli ultimi Paesi europei per vaccinazioni alle fasce dei sessantenni e settantenni.

I dati dell'ultima settimana sull'epidemia di coronavirus in Italia

L'ultimo periodo preso in esame dalla fondazione Gimbe è quello che va dal 21 al 27 aprile. In questa settimana si registra una nuova diminuzione dei contagi e dei decessi. Calano anche gli attualmente positivi, che però restano vicini al mezzo milione. Nell'ultima settimana ci sono anche meno persone affette dal Covid in isolamento domiciliare, meno ricoverate e meno in terapia intensiva. Ecco i dati:

  • Decessi: 2.279 (-10,5%)
  • Terapia intensiva: -403 (-12,8%)
  • Ricoverati con sintomi: -2.943 (-12,7%)
  • Isolamento domiciliare: -31.220 (-6,8%)
  • Nuovi casi: 90.449 (-7,7%)
  • Casi attualmente positivi: -34.566 (-7,2%)
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"Come atteso continua la lenta e progressiva discesa dei nuovi casi settimanali, frutto delle restrizioni di un’Italia tutta rosso-arancione delle scorse settimane, che proseguirà verosimilmente ancora fino a metà maggio. Oltre 448 mila casi attualmente positivi confermano, tuttavia, che la circolazione virale nel nostro Paese è ancora molto elevata", commenta Nino Cartabellotta, presidente della fondazione.

Ci sono ancora molte differenze tra Regioni

Nonostante questo generale miglioramento dell'andamento dell'epidemia, permangono ancora molte differenze tra le Regioni. Gimbe sottolinea come la variazione percentuale dei nuovi casi sia in aumento in tre Regioni e come gli attualmente positivi stiano crescendo invece in cinque Regioni.

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"Il numero di posti letto occupati da pazienti Covid nei reparti di area medica e terapia intensiva continua a scendere, anche se il numero di pazienti ospedalizzati rimane elevato", precisa Renata Gili, responsabile di ricerca sui servizi sanitari alla fondazione. Nel dettaglio, in area medica il picco risulta essere stato raggiunto lo scorso 6 aprile, con un conseguente calo del 26,6% nei 21 giorni successivi. Tuttavia in due Regioni l'occupazione di posti letto da parte di pazienti Covid è ancora oltre la soglia critica del 40%. Anche per quanto riguarda invece le terapie intensive il picco è stato raggiunto lo scorso 6 aprile, con un calo del 30,8% in 21 giorni. I numeri assoluti rimangono però elevati, con la soglia di saturazione che viene superata in ben sette Regioni. "Continua la discesa anche per i nuovi ingressi giornalieri in terapia intensiva con una media mobile a 7 giorni di 150 ingressi/die, che dal picco del 27 marzo sono diminuiti dell'80% nell'ultimo mese", spiega Marco Mosti, direttore operativo della fondazione.

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A che punto è la campagna vaccinale

Al 28 aprile risultano consegnate il 29,5% delle dosi di vaccino anti-Covid previste per il 1° semestre dell'anno: in totale 22.463.020 dosi, di cui 2,2 milioni di Pfizer/BioNTech non ancora inserite nel database.

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"Le consegne dei vaccini stanno aumentando, ma l’incremento settimanale non è costante e ancora lontano da quota 3,5 milioni di dosi, indispensabili per raggiungere il target di 500 mila somministrazioni al giorno", aggiunge Cartabellotta.

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Al 28 aprile il 22% della popolazione ha ricevuto almeno una dose, mentre il 9,1% ha completato il ciclo vaccinale. Le differenze regionali si stanno progressivamente appiattendo e intanto le somministrazioni continuano progressivamente a salire, sia per quanto riguarda il numero delle dosi settimanali, sia per la media mobile a 7 giorni.

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"Nonostante questo incremento il numero di vaccinazioni giornaliere non raggiunge i target definiti per la settimana 22-29 aprile dal Commissario Straordinario, documentando difficoltà organizzative in alcune Regioni nella somministrazione tempestiva delle dosi disponibili. Si conferma inoltre una netta riduzione delle inoculazioni nei giorni festivi", commenta Gili.

Le vaccinazioni agli over 80 sono ormai completate, ma sia per i sessantenni che per i settantenni le cose stanno in maniera nettamente diversa. Se degli oltre 4,4 milioni di ultra ottantenni il 60,8% hanno completato il ciclo vaccinale, dei 5,9 milioni di persone tra i 70 e i 79 anni solo il 7,6% ha ricevuto entrambe le dosi. Percentuale simile per la fascia tra i 60 e i 69 anni, per cui su 7,3 milioni di persone ne è stato vaccinato il 7,1%.

Per gli over 80, nonostante sia ancora distante dai Paesi che hanno superato il 95% delle coperture, l'Italia ha recuperato qualche posizione. Ma per i settantenni e sessantenni rimane ancora tra gli ultimi in Europa: se, in riferimento ai primi, in Italia il 50% della popolazione ha ricevuto almeno una dose di vaccino, ben 19 Paesi hanno superato almeno il 60% e 8 l’80%. Per i secondi, invece, siamo a quota 22,5% con almeno una dose, mentre 14 Paesi hanno già superato il 40% e 4 il 50%.

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"Purtroppo il vero cambio di passo nella vaccinazione delle fasce fragili è avvenuto solo a partire dalla seconda metà di marzo e l’utilizzo improprio dei vaccini durante il primo trimestre da un lato rende meno sicure le riaperture, dall’altro non ci fa ben figurare in Europa nel confronto con altri Paesi", conclude Cartabellotta.

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