L’allarme del Fondo Monetario Internazionale: “In Europa forte rischio contagio dall’Italia”
Nuovo allarme del Fondo Monetario Internazionale. Secondo l'Fmi, le tensioni sui titoli di Stato italiani sono per ora contenute ma permane una "consistente incertezza e il contagio da future tensioni potrebbe essere notevole, soprattutto per le economie con i fondamentali macroeconomici più deboli e uno spazio fiscale limitato". In sostanza, il Fondo Monetario Internazionale nel Regional Economic Outlook sull'Europa spiega che l'Italia ha registrato un aumento dei rendimenti ai massimi degli ultimi quattro anni a causa sia delle difficoltà nella formazione del governo sia della definizione delle politiche economiche ma "per ora le ricadute sugli altri mercati sono state piuttosto contenute". Gli effetti, però, in futuro potrebbero essere peggiori.
Proseguendo, l'Fmi sottolinea che le nazioni europee dovrebbero dare la priorità a misure che riducano i deficit fiscali nella direzione "dei loro obiettivi di medio termine e di un debito minore", aggiungendo che "l'urgenza è maggiore in Paesi con vulnerabilità significative, come l'Italia e la Turchia". Il Fondo ha anche ribadito le proprie stime sull'Italia, prevedendo una crescita dell'1,2% per il 2018, dell'1,0% per il 2019 e dello 0,9% per il 2020.
Secondo il Fondo Monetario Internazionale, in Europa l'attività economica ha continuato a espandersi nella prima metà del 2018, ma a ritmo più lento del previsto, continuando comunque a beneficiare di una solida domanda interna grazie all'aumento dell'occupazione e dei salari. "L'ambiente esterno è diventato meno favorevole e il supporto dovrebbe attenuarsi ulteriormente nel 2019 a causa del rallentamento della domanda globale, delle tensioni commerciali e dei maggiori prezzi dell'energia", si legge.
Per l'Eurozona, l'Fmi vede un'espansione al 2% quest'anno (da 2,3%) e all'1,9% nel 2019 (da 2%) mentre si conferma la previsione al ritmo dell'1,7% nel 2020. "La bilancia dei rischi è ora inclinata al ribasso sia nel breve termine che oltre l'escalation delle tensioni commerciali e il possibile abbandono di un sistema di trading multilaterale e basato sul rispetto delle regole potrebbe creare problemi alle catene di approvvigionamento, con un rischio significativo sulla crescita, specialmente se dovesse venire impattata la fiducia come dimostrato dalle tensioni dei mercati a fronte della minaccia di tariffe americane sull'importazioni di auto".
