La versione della professoressa che filmò l’incontro all’autogrill tra Matteo Renzi e lo 007 Mancini
Foto e video realizzati per pura curiosità e convinzione che quell'incontro avesse rilevanza pubblica. Il verbale della deposizione della professoressa che filmò Matteo Renzi e l'allora dirigente del Dis Marco Mancini all'autogrill di Fiano Romano, ormai più di due anni fa, è stato pubblicato integralmente dall'Adnkronos. Nel racconto la docente si difende davanti all'autorità giudiziaria e spiega la sua versione dei fatti. L'interrogatorio in Questura, agli atti dell'inchiesta e risalente allo scorso 8 novembre 2022, è scattato nell'ambito delle indagini nei confronti della donna, poi chiuse dalla Procura di Roma. Il reato contestato è diffusione di riprese e registrazioni fraudolente di un incontro privato.
Il racconto della prof comincia così:
Non ho difficoltà ad ammettere che sono stata molto incuriosita dalla particolare situazione a cui assistevo e quindi dall'incontro in autogrill del Senatore Renzi con un'altra personalità, presumibilmente pubblica in quanto apparentemente accompagnata da personale di scorta. Pur ignorando del tutto l'identità dell'interlocutore del Senatore Renzi, da semplice cittadina, innegabilmente curiosa, sono rimasta profondamente colpita da questo singolare episodio ed ho quindi ritenuto di effettuare qualche fotografia e video riprese dei due personaggi pubblici.
Poi, dopo aver spiegato cosa ci facesse in quell'autogrill e i motivi personali e familiari che l'hanno spinta a sostare a Fiano Romano, continua:
‘Quando sono uscita dal bar, nel tragitto verso i servizi igienici, ho notato che era sopraggiunta un'auto che si era parcheggiata a pochissimi metri dalla mia. Accanto a questa auto, di grossa cilindrata, che pur non essendo munita di alcun contrassegno mi è sembrata una ‘auto blu', di colore bordeaux metallizzato, notavo tre uomini vestiti in giacca e cravatta. Due più vicini al veicolo e uno più distaccato. Quest'ultima persona mi aveva colpito perché era vestita molto elegantemente, con i capelli bianchi, più anziano rispetto agli altri due e quindi ho ipotizzato, senza peraltro riconoscerlo, che quest'uomo fosse una figura istituzionale o comunque pubblica. E che gli altri due uomini potessero essere personale adibito alla sua scorta.
Mentre ero poggiata al corrimano della scala d'accesso dei disabili, è arrivata un'altra auto e un'auto blu con il lampeggiante di colore blu in funzione. Mi pare di ricordare che fosse un'Audi di grossa cilindrata e di colore scuro, che si è fermata parallelamente all'auto di colore bordeaux. Da questa Audi è sceso, dalla porta posteriore destra, un uomo che ho riconosciuto con certezza per il Senatore Matteo Renzi, il quale ha indossato la mascherina anti-covid non appena sceso dalla vettura. In questo frangente l'uomo dai capelli bianchi, già presente nel parcheggio, si è avvicinato al Senatore Renzi ed i due si sono salutati ed insieme si sono appartati a parlare passando anche in prossimità della mia auto, fermandosi a più di 10 metri, in posizione defilata, ancorché ben visibile dalla mia posizione.
Era il 23 dicembre 2020 e la professoressa ritenne doveroso registrare quelle immagini per via dell'interesse pubblico che avrebbe potuto avere quell'incontro:
Ho intuito il rapporto pubblico e non meramente privatistico che univa i due soggetti: di cui l'uno era uno dei massimi leader politici italiani e l'altro un personaggio munito di scorta ed auto di servizio. Proprio per questo, essendo rimasta colpita dalla singolarità di questa situazione, ho immaginato che il fatto fosse meritevole di essere raccontato nell'esercizio del diritto di cronaca. In effetti mi interesso delle vicende pubbliche e politiche e leggo quotidianamente i giornali. Sono rimasta, difatti, profondamente colpita che quell'incontro all'autogrill, con quelle particolari modalità, avvenisse in un momento di tensione e crisi politica. Ricordo infatti che, in quel contesto, si registravano forti tensioni politiche nel Governo, e il senatore Renzi era, in quel momento, il principale protagonista della politica nazionale. Ho, pertanto, documentato con due video e 13 fotografie l'incontro utilizzando il mio cellulare dall'interno della mia autovettura, e nessun altro mezzo di video ripresa o di fotografia. Ci tengo a precisare che non ho utilizzato alcun mezzo fraudolento di video ripresa o fotografia, come si evince chiaramente dalle immagini da me fornite. Le ho effettuate dal posto di guida della mia autovettura dove, peraltro, ero ben visibile dall'esterno e non nascosta. Dalla mia postazione, all'interno della mia auto, vedevo il personale di scorta di entrambi gli uomini, quattro persone che dialogavano tra di loro e anche loro erano certamente in grado di vedere me, senza alcuna difficoltà.
La donna prosegue nel suo racconto, ricordando nei particolari cosa fece e cosa successe mentre attendeva che suo padre si riprendesse dal malessere patito:
I due interlocutori si sono riavvicinati verso la macchina dell'uomo con i capelli bianchi e la macchina di Renzi ha effettuato una manovra per posizionarsi lì vicino. A quel punto io ho dovuto eseguire una manovra perché l'Audi di Renzi mi aveva bloccato il passaggio. In questo momento i due uomini si trovano fuori dalle rispettive auto di servizio e si stavano salutando. In questa occasione, mentre transitavo nelle loro prossimità, avendo il finestrino abbassato dal lato passeggero anteriore dove era seduto mio padre, ho avuto modo di udire il senatore Renzi dire al suo interlocutore: "Tanto per qualsiasi cosa sai come (o dove) trovarmi". Dopodiché mi sono diretta verso la barriera autostradale, lasciando l'aerea di servizio prima che le due vetture ‘istituzionali' abbandonassero l'area di parcheggio.
Materiale alla mano, la prof decide di inviarlo prima a un amico giornalista e poi alla redazione del Fatto Quotidiano, senza ricevere risposta. Poi un servizio di Report, mandato in onda mesi dopo, ha riacceso la scintilla. E racconta:
È comunque rimasta in me la sensazione che quell'episodio avesse rilievo giornalistico anche in ragione della particolare congiuntura politica, convinzione ulteriormente consolidatasi dopo le dimissioni del Governo in carica avvenute a gennaio 2021. Ho visto un servizio dedicato alla figura di tale Gianmario Ferramonti, in cui si ipotizzava che lo stesso avesse mandato dei messaggi all'onorevole Maria Elena Boschi, figura di punta del partito di Matteo Renzi, per promuovere una sorta di ‘complotto', almeno cosi mi era sembrato di capire dal tenore del servizio giornalistico, per favorire la caduta del Governo ‘Conte-Bis'. Dopo aver visto questo servizio giornalistico ho subito pensato che probabilmente quelle foto relative a quell'incontro tanto singolare nell'autogrill di Fiano Romano potessero risultare interessanti proprio per la redazione di Report. Ho dunque inviato una mail alla redazione di Report, all'indirizzo pubblicato sulla relativa pagina Facebook della stessa trasmissione, e preciso che ho inviato, contestualmente due mail di analogo contenuto. La prima alle ore 13.28 e la seconda alle 13.37 dello stesso giorno, in quanto in un momento di confusione con internet, non ero certa che avessi inviato la prima mail. Da quel momento in poi si avviano i miei contatti con la redazione di Report che hanno portato all'inchiesta andata in onda.
Oltre a precisare di non aver chiesto e ricevuto compensi economici per la sua testimonianza, la donna si difende ancora:
Ho ritenuto, per senso civico, di adoperarmi affinché fosse, garantito il diritto di cronaca su un episodio che, come in effetti ho intuito, aveva ed ha, a mio avviso, rilievo pubblico. Con questa consapevolezza ho ritenuto di assumere il ruolo di ‘fonte giornalistica' al fine dell'esercizio del diritto di cronaca ponendo a disposizione della testata di Report e, dapprima, a "Il fatto Quotidiano" dei materiali che, come ho detto e ribadisco, ritengo di avere acquisto in maniera assolutamente lecita, senza alcuna macchinazione e senza in alcun modo nascondermi, fotografando e riprendendo un notissimo personaggio pubblico, già Presidente del Consiglio, mentre interloquiva in un'area pubblica, verosimilmente, di questioni di rilievo pubblico con un personaggio che ho intuito essere, come in effetti era, organico alle Istituzioni e alla Pubblica Amministrazione.
Infine la docente conclude l'interrogatorio spiegando perché ha pensato in passato – ma non si è mai convinta – a presentarsi in Questura:
Ho pensato più volte di presentarmi spontaneamente all'Autorità Giudiziaria per rivelare la mia identità ed ovviamente la mia estraneità ad apparati spionistici volendo smentire da subito e decisamente le illazioni che, all'indomani della diffusione della trasmissione di Report, mi sono trovata a dover leggere sul mio conto su diverse testate giornalistiche. Ho esitato a farlo in quanto come mamma di due figli come docente ancora precaria in una scuola superiore, a fronte di insinuazioni tanto false ed offensive sul mio conto provenienti da persone ed ambienti ben più potenti di me, ho temuto di esporre la mia famiglia, i miei figli, mio padre già gravemente malato e mia madre già provata da devastanti vicissitudini familiari ad ulteriori tensioni e dolori difficilmente sostenibili da parte loro.