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La vera storia del video in cui Conte elogia l’Arabia Saudita

Dopo le polemiche per le parole pronunciate da Matteo Renzi nel corso di una conferenza organizzata da un think thank organico al regime saudita, è tornato a circolare un video in cui Giuseppe Conte pronuncia parole di elogio per la Presidenza saudita del G20. Ambiti e occasioni molto distanti fra loro, però, che non dovrebbero essere paragonati con leggerezza.
A cura di Redazione
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Come noto, la partecipazione di Matteo Renzi a una conferenza organizzata a Riad dal FII Institute, un think tank controllato direttamente dal regime saudita attraverso il Saudi Public Investment Fund (Pif), ha scatenato furiose polemiche politiche. Se lo staff del leader di Italia Viva ha sempre sostenuto che Renzi abbia partecipato a “un evento internazionale cui partecipano da anni molti esponenti del mondo della finanza, dell’innovazione e della politica mondiale”, in molti hanno sottolineato come siano inopportuni e pericolosi i rapporti lavorativi e di consulenza fra un senatore ed ex Presidente del Consiglio con gli esponenti di un regime che si macchia di continuamente di crimini atroci. A maggior ragione considerando le parole pronunciate da Renzi nel corso di un lungo confronto con il discusso principe Mohammed bin Salman: apprezzamenti entusiastici per l’operato della monarchia sauditi, che sarebbe la culla di un “nuovo Rinascimento”, che stridono con le denunce delle maggiori organizzazioni internazionali che si occupano di diritti umani e con le pratiche discriminatori e violente adottate dal regime di Riad. Un comportamento grave, anche in relazione al fatto che in queste ore il senatore di Italia Viva sta giocando un ruolo determinante nella scelta del prossimo Presidente del Consiglio.

In queste ore, il tentativo renziano di sminuire la gravità della vicenda poggia sulla tesi che siano molti i politici e i rappresentanti istituzionali italiani ad aver pronunciato parole al miele verso la monarchia saudita. A sostegno, anche un video dello scorso 22 novembre in cui Giuseppe Conte ringrazia la monarchia saudita per aver saputo “indirizzare gli sforzi globali con determinazione e unità d’intenti”. L’occasione è il messaggio registrato per il G20 di Riad, che corrispondeva anche al passaggio di consegne fra la Presidenza saudita e quella italiana, in cui Conte parla di raccogliere “l’eredità della gestione saudita” per “raccogliere adeguatamente alle sfide del nostro tempo”, con un approccio “inclusivo e aperto”.

Si tratta di parole di circostanza, che peraltro si inseriscono in un consolidato quadro di relazioni diplomatiche, pronunciate in un consesso internazionale e per un formale passaggio di consegne alla guida del G20. Nulla di paragonabile con collaborazioni e presenze fisse in organizzazioni finanziate direttamente dalla monarchia saudita. Certo, in più di due anni Conte non ha operato una discontinuità netta sul fronte dei rapporti con l’Arabia Saudita, ad esempio per quanto concerne la vendita di armi (che è continuata malgrado l’approvazione di una mozione parlamentare che impegnava il governo a bloccare per 18 mesi la cessione di armamenti ad AS ed Emirati Arabi), ma è evidente come le due questioni non possano essere paragonate con leggerezza. Tanto più dopo la decisione del governo di bloccare la vendita di armi, seguendo l’esempio di Biden:

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