La trattativa Stato Mafia e il collegamento tra la Falange Armata e i Servizi
Il processo sulla trattativa tra Stato e Mafia ha visto oggi una importante testimonianza. L’ambasciatore Francesco Paolo Fulci, segretario generale del Cesis tra il maggio del 1991 e l’aprile del 1993, oggi presidente della Ferrero. Dalla corte d’assise di Palermo, Fulci ha parlato della Falange Armata, la misteriosa organizzazione che, nei primi anni Novanta, rivendicava qualsiasi strage si compisse in Italia, quelle mafiose comprese. Ci sono sempre molte ombre su questa organizzazione, il cui nome torna spesso a comparire dietro le pagine più oscure d'Italia, tra cui, i delitti della banda della Uno bianca e le stragi mafiose del 1992 e 1993. Ma anche la presunta trattativa tra Stato e Mafia. Fu il gup di Palermo Morosini, d'altra parte, a citare la Falange Armata nella sentenza con cui si rinviavano a giudizio, due anni fa, gli imputati del processo. “Dall’esame delle fonti indicate si ricavano elementi a sostegno di una ipotesi di esistenza di un progetto eversivo dell’ordine costituzionale da perseguire attraverso una serie di attentati aventi per obiettivo vittime innocenti e alte cariche dello Stato, rivendicati dalla Falange Armata e compiuti con l’utilizzo di materiale bellico proveniente dai paesi dell’est dell’Europa”, scriveva. “Nel perseguimento di questo progetto Cosa Nostra sarebbe alleata con consorterie di ‘diversa estrazione’, non solo di matrice mafiosa (in particolare sul versante catanese, calabrese e messinese). E nelle intese per dare forma a tale progetto sarebbero coinvolti ‘uomini cerniera’ tra crimine organizzato, eversione nera, ambienti deviati dei servizi di sicurezza e della massoneria, quali ad esempio Ciancimino Vito”.
Sono passati vent’anni ormai da quel periodo ed ora emerge un particolare nuovo: come scrive Il Fatto Quotidiano le telefonate dei membri della Falange sarebbero state fatte dalle stessa zone in cui all’epoca il Sismi aveva localizzato le sue basi periferiche. A raccontarlo è stato appunto Fulci. Ai pm di Palermo Roberto Tartaglia e Nino Di Matteo ha spiegato che all’epoca aveva dato incarico ad un’analista del Sisde, Davide De Luca, di indagare sulle rivendicazioni dell’organizzazione. “Dopo alcuni giorni De Luca venne da me e mi disse: questa è la mappa dei luoghi da dove partono le telefonate e questa è la mappa delle sedi periferiche del Sismi in Italia, le due cartine coincidevano perfettamente, e in più De Luca mi disse che le chiamate venivano fatte sempre in orario d’ufficio”, racconta Fulci, che afferma di “essersi convinto che tutta questa storia della Falange Armata faceva parte di quelle operazioni psicologiche previste dai manuali di Stay Behind, facevano esercitazioni, creare il panico in mezzo alla gente e creare le condizioni per destabilizzare il Paese”.
Non si è mai capito chi si nascondesse dietro la sigla della Falange Armata. Il pentiti Malvagna, Messina e Pulvirenti, ascoltati dal gup di Palermo Morosini, in merito alla trattativa riferirono di una riunione tenutasi a Enna nel 1991, durante la quale il boss Toto Riina impartiva disposizioni per la sopravvivenza di Cosa Nostra, anche nel caso di un suo arresto. Come spiegò il gup di Palermo, si trattava di un piano di “destabilizzazione” d'Italia, con obiettivi “eversivo-speratisti.” Inoltre, Malvagna raccontò come, durante l’ incontro in cui decisero le strategie per la morte di Falcone e Borsellino, venne concordato di utilizzare un nuovo metodo di realizzazione degli attentati, che dovevano, appunto, essere rivendicati con la sigla della Falange Armata, in modo tale da destabilizzare totalmente l'Italia, facendola precipitare nel più nero terrore.
Nei due anni trascorsi al vertice del Cesis, Fulci scopre che dentro la VII divisione del Sismi c’è un servizio speciale coperto composto da 15 agenti segreti super addestrati. “All’interno dei Servizi c’è solo una cellula che si chiama Ossi, che è molto esperta nel fare guerriglia urbana, piazzare polveri, fare attentati”, ha spiegato Fulci nella sua deposizione. Si riferisce agli Operatori Speciali Servizio Italiano, che un documento riservato del Sismi definisce come “personale specificatamente addestrato per svolgere in territorio ostile e in qualsiasi ambiente, attività di carattere tecnico e operativo connesse con la condotta della guerra non ortodossa”. Il Fatto evidenzia come due Fulci in quei due anni riceve minacce di ogni genere, scopre addirittura di essere spiato nella sua stessa abitazione: chiede e ottiene, quindi di avere tutti i nomi che fanno parte di quel reparto speciale. “Li copiai su un foglietto che nascosi poi nella mia libreria, dicendo a mia moglie che se fosse successo qualcosa era lì che bisognava cercare: dopo aver lasciato l’incarico ed essere andato a New York alle Nazioni Unite provai a dimenticare quella brutta esperienza”. Quindi porta il foglietto dai carabinieri: “per essere certi che i servizi non c’entrano niente, questi sono i nomi delle persone che sanno maneggiare esplosivi all’interno dei servizi” dice al generale dei carabinieri Luigi Federici. E’ il 93. La sua denuncia cade nel vuoto, le stragi targate Cosa Nostra finiscono all’improvviso. Per anni non si è più sentito parlare di Falange Armata, poi nel 2013 Totò Riina riceve improvvisamente ricevette una missiva in carcere che lo si invitava a "chiudere quella maledetta bocca". A firmare la minaccia, la Falange Armata.