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La “terza vita” di Mara, vestale dei fittiani

Il cerchio magico di Raffaele Fitto: Verdini, Capezzone, Romano, Ravetto, Polverini, Galati. E soprattutto lei: Mara Carfagna, la ex soubrette che punta al potere assoluto….
A cura di Carlo Tarallo
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C’è il cerchio magico e ci sono i rafaeliti. Forza Italia da oggi è ufficialmente divisa (ancora una volta, dopo l’esodo di Angelino Alfano e dei suoi) in due, e al di là delle dichiarazioni di rito, i seguaci di Denis Verdini e Raffaele Fitto sono i nuovi “diversamente berlusconiani”. Considerati da chi non si rivede nelle loro posizioni come una “setta” ristretta all’interno del partito, con tanto di “vestali”, seguaci, simpatizzanti e indotti in tentazione.

La tentazione, ovviamente, è quella di prendere il controllo del partito. E se sulla composizione del famoso “cerchio magico” di Silvio Berlusconi (Francesca Pascale, Mariarosaria Rossi, Giovanni Toti e soprattutto Dudù) si è scritto e riscritto tanto, è il momento di delineare una mappa accurata dei rafaeliti. Iniziando, ovviamente, dal leader e affidandoci alla raffica di commenti e considerazioni che l’ufficio di presidenza di ieri ha scatenato tra chi non vede per nulla di buon occhio l’ambizioso programma di scalata del leader pugliese.

Raffaele Fitto, Forza Puglia – Raffaele Fitto, appunto: da ieri, il giovane reuccio delle preferenze al Sud è ufficialmente l’anti-Silvio. Ed inevitabilmente inizia ad attirare su di sé critiche e accuse. La prima? Nessuno lo dice ufficialmente (come fare con un Berlusconi condannato in Cassazione?) ma le perplessità su un aspirante leader che ha sul groppone una condanna a quattro anni in primo grado per corruzione, abuso d’ufficio e finanziamento illecito fioccano. Una condanna che certo può essere ribaltata nei successivi gradi di giudizio, ma che se fosse invece confermata comporterebbe per Fitto lo stesso iter di decadenza da parlamentare toccato a Berlusconi.

Mara Carfagna, la “vestale” del rafaelismo – La vestale del rafaelismo è senza alcun dubbio Mara Carfagna. Ha riabbracciato senza tentennamenti la causa dell’amico Raffaele, con la benedizione (dice qualcuno) di Italo Bocchino, con il quale sembra aver ritrovato grande feeling politico. Ambiziossima come sempre, Mara è ormai considerata a tutti gli effetti il braccio destro di Raffaele. Secondo alcuni punta al coordinamento regionale del partito in Campania, secondo altri addirittura alla Presidenza della Regione. I critici le rimproverano un risultato deludente perfino nella sua Salerno, oltre alla sfrenata voglia di ritornare alla ribalta.

La Carfagna capeggerebbe addirittura una sua “sottocorrentina”, formata da Daniele Capezzone e Pino Galati, altro “verdiniano” doc. Gli avversari interni ne ricordano il passato da “soubrette di Magalli” e non solo: “Come sempre – commenta un suo acerrimo nemico politico – Mara segue linee già tracciate da altri, per convenienza e non per convinzione. Dai tempi in cui faceva la show-girl è cambiata solo nell’aspetto, ma non nel modo di farsi strada in politica”.

Denis Verdini l’equilibrista – A proposito di Verdini. Abile a far trapelare una sua presunta distanza da Fitto, e una linea che vorrebbe più morbida verso il “capo”, l’ “amico Denis” non la conta giusta a chi frequenta Forza Italia e il Parlamento da molti, molti anni. E’ la sua ombra a scatenare le maggiori critiche sul leader pugliese. Verdini è nel mirino di critiche velenosissime che riguardano i risultati elettorali nella sua Toscana, accusato di aver “regalato di nuovo Firenze a Matteo Renzi senza nemmeno provare a combattere”.

Il suo famigerato peso elettorale, tra l’altro, sembra essersi quasi del tutto dissolto. Al di fuori della Puglia, infatti, i voti sono quelli che sono: in Campania e in Calabria, il suo Raffaele Fitto non solo non sfonda ma resta ben al di sotto delle aspettative. Verdini tenta un avvicinamento a Giovanni Toti, fa l’equilibrista, sta vicino al “capo” e vicino a chi il “capo” lo contesta ormai apertamente. E rischia di alienarsi le simpatie che gli restano dall’una e dall’altra parte.

Gli altri – La piramide verdinian-fittiana ha altri gradini, che fanno rima innanzitutto con Polverini. Renata è schieratissima con Denis e Raffaele, ma le europee hanno premiato il suo avversario storico nel Lazio, Claudio Fazzone, che ha trascinato il “suo” candidato Armando Cusani, primo dei non eletti al Centro, oltre il muro delle 50mila preferenze personali. Cusani ha chiuso dietro Alessandra Mussolini e Antonio Tajani.

Tra i rafaeliti c’è anche Laura Ravetto. Alla bionda deputata forzista Berlusconi ha affidato il compito di redigere il regolamento delle primarie. Un contentino? Probabile, ma lei stamattina era su tutti i giornali e quindi le va bene così. Completa la squadra, l’ex ministro Saverio Romano. “Il problema di Fitto – spiega un berlusconiano doc abituato a ragionare con la propria testa – non è solo la condanna, ma soprattutto l’inconsistenza elettorale che la componente verdiniana ha dimostrato alle Europee. Se non vogliamo diventare Forza Puglia, non vedo come possiamo affidare il partito a chi non ha consensi se non in quella regione. L’inconsistenza della sua squadra e le diffidenze che essa raccoglie verranno molto presto a galla in maniera clamorosa”.

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