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La terra sta tremando ancora: ma al PD lo hanno capito?

Tra Big Bang, Zingaretti e #occupyPD la fotografia del “particolare momento” del Partito Democratico. Leadership e programma, una quadratura impossibile? No, a patto di non trincerarsi dietro (vecchie) norme statutarie e (assurde) logiche correntizie.
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Bersani-PD

Sarà pur vero, come scrive Civati, che "il momento è quello in cui serve la Politica […] che non si divide tra questo e quello ma che rappresenta un Paese", fatto sta che quella in atto all'interno del Partito Democratico sembra una sorta di "guerra civile", con schieramenti delineati ma allo stesso tempo "in continuo movimento". E se, in linea generale, la dialettica ed il confronto rappresentano prospettive ineludibili per un partito "serio", un osservatore esterno e poco avvezzo alle dinamiche della politica nostrana potrebbe chiedersi "che senso abbia tutto questo", "che senso abbia dividersi proprio nel momento più alto della crisi del Governo".

Ed invece la questione "interna" è di fondamentale importanza, non soltanto per gli equilibri dell'intero centrosinistra, ma per il futuro prossimo venturo del nostro Paese. Perché se è innegabile che la crisi complessiva del sistema neoliberista è a conti fatti praticamente irreversibile, allora è necessario che un partito degno di tale nome e ruolo abbia ben chiaro il percorso che intende "seguire" per guidare il Paese nella "nuova era dell'Occidente". Come scrive Alberto Melloni, "la svolta storica che ci sovrasta è di proporzioni superiori al panico che produce" e difficilmente è pensabile che un sistema "nel quale il debito è diventato strumento di dominio" sia ancora sostenibile e riproponibile. E dunque più che quale leader o quale partito, è imprescindibile capire quale il programma, quale linea, quale indirizzo"immaginare" per il futuro del Paese.

E' chiaro che una simile discussione rischia di essere schiacciata dai personalismi, dalle polemiche e dall'inevitabile (e vetusto) duello a colpi di regolamento, firme, provocazioni e dichiarazioni a mezzo stampa. Allo stesso tempo dovrebbe essere oltremodo evidente che un simile "modus operandi" appartiene inesorabilmente alla vecchia politica, ad una fase (cui qualcuno magari guarderà con "romantico rimpianto") in cui a contare erano le correnti, i gruppi di potere e in cui il dibattito era relegato a mera appendice nei luoghi "canonici" di rappresentanza (?). Quello che invece testimoniano con lampante evidenza gli ultimi "eventi", dal Big Bang alla Leopolda ad #occupypd, è un cambiamento evidente nei modi, nei luoghi e nelle forme stesse della partecipazione politica. Dai social network ai blog, dalla Rete ai circoli territoriali, è il concetto stesso di "militanza politica" ad aver subito un sostanziale mutamento e non è neanche pensabile che un Partito che si candida a guidare il Paese non sia in grado di cogliere l'essenza profonda di un cambiamento che investe l'intera società.

Rispondere ad istanze profonde (in gran parte estremamente sensate) ed alla grande volontà di partecipazione attiva di tantissimi cittadini, facendo appello alla cavillosa rigidità di regolamenti, assemblee, direzioni rischia di essere un clamoroso errore. Fingere di non capire che il popolo del centrosinistra è già "oltre" strumenti di rappresentanza vecchi ed in larga parte egemonizzati dai tradizionali gruppi di potere, rappresenterebbe l'ennesimo atto masochistico. Liquidare il tema del rinnovamento generazionale come una "strumentale presa di posizione" da parte di "giovani che scalciano" potrebbe costare caro al partito ed all'intero centrosinistra in termini di credibilità complessiva. In poche parole: le norme ed i vincoli di statuto non possono essere strumento di auto-conservazione di un gruppo dirigente, ma devono essere garanzia di rappresentanza e democrazia interna; sarebbe ora che l'estabilishment democratico prendesse atto del mutamento sostanziale del quadro complessivo, evitando di continuare a ragionare secondo logiche correntizie ed autoreferenziali ma bensì aprendosi al confronto, anche e soprattutto nei nuovi luoghi della politica, "dove c'è un intero universo in movimento, dove una nuova storia collettiva viene scritta, cancellata e riscritta di continuo, dove non c'è spazio per la conservazione ma solo per il cambiamento" (e ci sia concessa un po' di retorica…).

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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