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La teoria di Bandecchi: “Uomini che non tradiscono la fidanzata vanno contro natura, poi diventano violenti”

Stefano Bandecchi, imprenditore e politico, oggi è sindaco di Terni e coordinatore di Alternativa popolare, piccolo partito di centro. Il suo obiettivo è far crescere Ap con le elezioni regionali in Umbria (ma anche le europee), per diventare poi una forza nazionale, ha detto a Fanpage.it. Bandecchi è intervenuto anche sul tema della violenza di genere: “Gli uomini in questo momento vivono contro natura, e in certi casi sbroccano”, ha affermato.
A cura di Luca Pons
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Stefano Bandecchi, sindaco di Terni e fondatore dell'Università Niccolò Cusano, nonché ex presidente della Ternana Calcio, oggi è coordinatore di Alternativa popolare, partito di centro fondato nel 2017 da Angelino Alfano. Con Ap, Bandecchi si è candidato alle comunali di Terni vincendo contro centrosinistra e centrodestra: a Fanpage.it ha chiarito i suoi obiettivi politici per il futuro, che passano dalle elezioni europee – e da una possibile alleanza con Forza Italia nonostante la sua posizione "troppo a destra" – ma anche dalle regionali in Umbria.

L'imprenditore ha anche spiegato la sua dichiarazione di alcuni mesi fa, secondo cui sarebbe stato un "fascista della prima ora" se fosse vissuto all'epoca. Per quanto riguarda la politica odierna, "io mi rivolgo a una politica che non ha prodotto ricchezza, ma miseria. Il dialogo tra me e degli incapaci diventa difficile", ha detto. Poi ha parlato di violenza di genere, affermando: "Ha mai tradito la sua fidanzata? Deve cominciare a farlo, se no non è un uomo normale. Prima o poi la ammazza".

Sindaco Bandecchi, per le elezioni europee qual è l'obiettivo di Alternativa popolare?

Sicuramente Alternativa popolare al momento non è pronta per andare a un'elezione nazionale dove c'è uno sbarramento al 4%. Quindi stiamo facendo delle valutazioni. Siamo iscritti al Partito popolare europeo: se il Ppe decide di andare unito a queste elezioni, allora è un conto. Altrimenti vedremo.

Vorreste un'alleanza con Forza Italia, quindi?

Chiaro che Forza Italia è il partito più vicino a noi, a livello di elezioni europee, perché siamo entrambi iscritti al Ppe, quindi i nostri candidati andrebbero tutti a finire nello stesso gruppo. Alle elezioni potremmo andare anche insieme. Certamente con pari dignità, però. Forza Italia non ha ancora ben chiara questa cosa, ho sentito dire "se qualcuno vuole viene con noi", ma questa frase vuol dire poco. Non abbiamo intenzione di mettere semplicemente i nostri candidati all'interno di Forza Italia.

Se invece con FI non trovaste un accordo?

Davanti a nessun'altra soluzione, andremo soli. Apro anche alla possibilità di un accordo con Renzi, dato che ha creato questa questo contenitore, "il Centro". Però poi, quando mai qualcuno fosse eletto, andrà nella propria famiglia europea, quindi c'è chi andrà coi liberali e chi andrà coi popolari, perché il Centro è solo un contenitore.

Dopo le europee, soprattutto se Forza Italia dovesse uscirne indebolita, l'obiettivo sarà prendere il ruolo che oggi è del partito di Tajani?

No, oggi Forza Italia è alleata con il centrodestra, e io ho delle serie perplessità persino sul fatto che esista il centrodestra. Per me oggi esiste il destra-centro. Lega e Fratelli d'Italia sono molto più spostati a destra di quanto noi possiamo accettare, e anche Forza Italia mi sembra molto schierata a destra. Questo spostamento a destra così forte ci sembra poco idoneo per un'alleanza. Infatti siamo andati da soli alle comunali a Terni, andremo da soli alle regionali in Umbria, come a Perugia e a Foligno.

Niente appoggio al governo Meloni, quindi, se foste in Parlamento?

Se fossimo in Parlamento non ci sarebbe neanche il governo Meloni. Noi vogliamo diventare un partito nazionale, ma se ne riparla tra quattro anni: da qui a meno di un anno ci sono le elezioni europee, ma anche elezioni comunali, provinciali e regionali.

Perché ripartire con un progetto come Alternativa Popolare, che negli ultimi anni ha avuto poca fortuna a livello elettorale? Quale differenza porta lei?

Io nell'era Berlusconi sono stato il secondo finanziatore di Forza Italia. Sono sempre stato un finanziatore del centrodestra, con Lega e Fratelli d'Italia. Oggi questa sbandata troppo a destra non mi piace, sono un centrista come lo era Silvio Berlusconi. Oggi Forza Italia non sta portando avanti quei principi liberali che erano tanto cari a Berlusconi. Quindi, per quanto mi riguarda, ricomincio da capo. In un partito più o meno fortunato, mi interessa poco: i partiti sono fortunati o sfortunati in base agli uomini che li portano avanti. Forza Italia è nato con il 24%, con l'unione della destra è arrivato al 35%. Oggi non mi sembra che abbia questo tipo di forza. Nella Provincia autonoma di Trento, abbiamo fatto una campagna di quindici giorni e abbiamo fatto meglio di loro: 2,20% contro il 2,02%.

Si immagina come successore di Berlusconi?

No. Mi immagino come una persona che ha le caratteristiche per portare avanti una mentalità liberale, che Berlusconi aveva portato in Parlamento; penso di essere una persona del mondo del lavoro e dell'imprenditoria. Ho fondato e porto avanti delle aziende, e lo faccio con abbastanza successo. L'università che ho fondato, la Niccolò Cusano, è considerata una delle migliori realtà universitarie oggi in Italia.

Nell'ingresso in politica, il suo passato da finanziatore sia del centrodestra che del centrosinistra la aiuta?

Assolutamente no, crea un odio spudorato. Sia la destra che la sinistra non hanno una grande sopportazione per Stefano Bandecchi. Hanno capito che Alternativa popolare è un partito che può creare un po' di scompiglio Perché non è un partito prodotto da dei leader, tant'è vero che il nome di Stefano Bandecchi non c'è all'interno del simbolo del partito. Il leader in Italia non funziona: Renzi ha avuto il 40%, Salvini ha avuto il 35%, Grillo ha portato avanti Conte, oggi c'è Meloni, ma nel tempo tutti sono crollati.

In passato ha detto che Mussolini ha fatto anche "cose buonissime" e a settembre ha aggiunto che se lei fosse vissuto all'epoca "forse" sarebbe stato "un fascista della prima ora, ma dopo le leggi razziali no". Lo pensa ancora?

Ho detto che forse, per indole e per come mi conosco, potevo essere un fascista della prima ora. Ricordo sempre che Mussolini era socialista, la scissione del partito fascista è una scissione che avviene dal Partito socialista, come quella del Partito comunista italiano l'anno dopo. Beh, io sicuramente non sarei stato comunista. Per quanto riguarda Mussolini, ho detto che ha fatto delle cose che possono anche essere reputate buone, però ha fatto anche delle grandi puttanate. Qualunque persona intelligente sa che non è vero che Mussolini ha sanato l'Italia per quanto riguarda le paludi, perché era un lavoro dei governi precedenti. E non è vero che Mussolini ha inventato le pensioni, che furono inventate da Crispi. Nei primi tempi del fascismo per me Mussolini era forse una persona che io avrei seguito. Però dal 1936, quando furono emanate le leggi razziali non potevo far parte di quella ideologia.

Il fascismo prima del 1936 è comunque quello dello squadrismo violento, della marcia su Roma, dell'omicidio Matteotti e della dittatura tra le varie altre cose, no?

No no, le manganellate e lo squadrismo erano la stessa cosa che facevano i socialisti e che poi hanno fatto i comunisti. Sicuramente nel 1919 avrei aderito al partito fascista, ma andando avanti non mi sarei mai comportato in un certo modo. Io mi fermo al 1922, quando il fascismo entra al governo. Certamente non mi riconosco nell'omicidio Matteotti, come non mi riconosco nel fatto che le persone andavano avanti a olio di ricino. Oggi sono antifascista e anticomunista. Ricordo che a Terni ho anche registrato il figlio di due mamme, e non mi sembra che questo oggi rientri nell'ideologia del centrodestra.

Pensa che il suo modo di intendere lo scontro politico si possa definire violento?

No. Il mio modo di interpretare lo scontro politico è ormai fuori dai parametri. Perché per quanto mi riguarda manca la politica.

In che senso?

Mi spiego, ma devo fare un ragionamento. Finita la prima Repubblica, era già scattata un po' di mentalità populista, e fu levato il finanziamento pubblico ai partiti. La democrazia così iniziò a scivolare via. Perché i partiti per far politica hanno bisogno di soldi. Le sembra democratico il fatto che i partiti siano finanziati dagli uomini o dalle aziende?

Uomini come lei?

Certo, uomini come me, come Berlusconi. C'è un problema, in questo.

E lei è parte del problema?

Io faccio un'analisi. La sinistra ha voluto smettere di finanziare i partiti, io invece sono per l'immediato sblocco del finanziamento pubblico ai partiti. Il finanziamento privato è destinato a portare cose disgustose, come le dittature, o la politica dei ricchi. Riprendo il ragionamento.

Prego.

Nella prima Repubblica, con il piano Marshall siamo arrivati a essere la quinta potenza industriale al mondo. Da allora siamo scesi al sedicesimo posto, e nel 2070 saremo al 42esimo. Cosa succede? Io nello scontro politico mi rivolgo a una politica che non ha prodotto ricchezza, ma miseria. Una politica incapace di creare industria, commercio, denaro. Cose che io so creare.

Quindi il modo in cui parla ai propri avversari non è violento, perché è l'unico modo possibile?

Il dialogo tra me e degli incapaci diventa difficile. Se mi confronto con uno che negli ultimi 30 anni è stato sempre disoccupato o con il culetto seduto in Parlamento, a me sembra di parlare con un imbecille. Io sono uno che ha mangiato caffellatte per una vita, perché in casa non c'erano i soldi. Quanti onorevoli girano in giacca e cravatta, prendono 15mila euro al mese e non hanno mai fatto un cazzo nella loro vita, anzi hanno fatto affondare questo Paese? Si è confusa la concretezza della politica con la futilità delle chiacchiere.

In questi giorni si parla molto di violenza di genere, in seguito al caso di Giulia Cecchettin e non solo. Lei ha dichiarato che che "le nuove generazioni" sono "drammaticamente disabituate al rispetto dell’altro", che "servono famiglie che sappiano dire no e insegnino ai ragazzi a essere uomini, a trattare le donne come si deve", e che il problema è la "eccessiva indulgenza" verso i giovani di oggi. Vuole dire che in passato ci fosse meno violenza sulle donne?

Mia madre mi faceva sempre sparecchiare la tavola, mi faceva lavare i piatti, stirare, cucire. Tutte le volte che io mi sono permesso solo di risponderle ad alta voce, mi ha dato uno schiaffo. Io credo che serva una cultura diversa nei confronti della donna. Tutte le volte che una donna mi ha detto di no, io sono stato felice perché ne andavo subito a trovare un'altra. Morto un Papa se ne fa un altro. E non mi è mai venuto in mente di ammazzarla, darle uno schiaffo o essere violento. Lei ha mai tradito la sua fidanzata?

No, devo dire.

Deve cominciare a tradirla, se no non è un uomo normale. Prima o poi la ammazza.

Quindi bisognerebbe educare i figli maschi a tradire di più le fidanzate?

Io ho due figli, quando gli dico "guarda che bel culo che ha quella" questi mi dicono "io sono fidanzato, che mi importa". Nella mia generazione un ragazzo fidanzato sa cosa avrebbe risposto? "Mi devo organizzare". Il problema è che le donne sono diventate uomini, oggi, perché le ragazze giovani ragionano come ragionavamo noi negli anni Ottanta. E gli uomini sono diventati un po' donne, sono fragili. Solo che poi un uomo può ammazzare una donna, invece una donna ha più difficoltà ad ammazzare un uomo. Io penso che oggi ci siano più donne che tradiscono gli uomini che il contrario.

Ma questo cosa c'entra con la violenza di genere?

C'entra perché gli uomini secondo me in questo momento vivono la loro vita contro natura, e quindi in certi casi sbroccano. Perché non sopportano più – dopo che sono stati onesti, precisi, fedeli – di sentirsi dire da una donna "mi hai rotto, devo andare a letto con un altro". Io sono di un'altra generazione, sa cosa mi importa se mia moglie mi tradisce? Vado a dormire in un hotel a cinque stelle, il mondo è pieno di donne. La mia generazione è cresciuta pensando che per ogni uomo c'erano sette donne. Prima i mostri erano uomini, ora i mostri sono le donne. La donna si è evoluta.

È un male?

No no, la donna ha gli stessi diritti e gli stessi doveri, è libera giustamente di fare quello che vuole, e lo fa. Evidentemente agli uomini non va. Qualcosa nel mondo è cambiato, quando gli uomini ricominceranno a ragionare da uomini il mondo andrà meglio.

E ci sarà meno violenza sulle donne?

Certo. Quando c'erano i casini aperti, gli uomini avevano altro a disposizione. Fino al 1980 è stato permesso agli uomini di uccidere le donne per un delitto d'onore: una cosa mostruosa, allucinante, che non aveva senso. Eppure le donne contavano più di oggi, perché gli uomini erano più rispettosi: c'erano i bordelli, quando l'uomo voleva fare casino ci andava. Come fanno oggi in Germania, Svizzera, Olanda. All'epoca non c'era un uomo che non fosse stato accompagnato dallo zio in un bordello già da giovane. Oggi ci sono uomini che ammazzano la loro donna perché sono proprio scemi, ma ci sono anche quelli che lo fanno perché non riescono a trovare una donna. Persone che hanno problemi anche di carattere psichiatrico. E dove la trovano una donna questi? Il servizio sanitario dovrebbe offrire il sesso a uomini e donne che hanno problemi di carattere psichiatrico.

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