Breve riepilogo a sinistra del PD: oggi il coordinatore nazionale di MDP Roberto Speranza in un'intervista al Corriere della Sera dice quello che in molti pensano da un po', ovvero ammette che "abbiamo parlato troppo di noi, ora basta. Bisogna correre", dice che bisogna "offrire all’Italia un’alternativa che riparta dal lavoro e dalla lotta alle diseguaglianze" e convoca per il 19 novembre "una grande assemblea democratica, in cui finalmente un popolo possa trovare una casa". L'accelerazione, dice Speranza, avverrà indipendentemente dai tentennamenti di Pisapia poiché, secondo il dirigente di MDP, "non si può più perdere un solo minuto e neanche stare lì a parlare tutti i giorni di nomi dei big, invece che di proposte. È diventata una soap opera insopportabile".
A dire il vero le dichiarazioni di Speranza sono identiche alle posizioni che, a sinistra del PD, da tempo sono sostenute sia dal leader di Possibile Giuseppe Civati (che nelle ultime settimane ha lavorato a un "manifesto" politico da mettere a disposizione per la prossima campagna elettorale e che aveva lanciato l'idea di "popolarie" per allargare la proposta a tutta la società) sia dal segretario di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni che da diverse settimane esprimeva i suoi dubbi sulla linea troppo "attendista" proprio di MDP nei confronti di Pisapia. Sullo sfondo anche il cosiddetto "movimento del Brancaccio" (coordinato da Anna Falcone e Tomaso Montanari) sta lavorando all'elaborazione di un programma e ha, in diverse occasioni, chiesto una linea netta di discontinuità nei confronti del PD sottolineando le ambiguità di Pisapia nei confronti del partito di Renzi. Volendo semplificare si potrebbe dire che oggi forse la linea di demarcazione è tracciata.
Poi a stretto giro di posta arriva la reazione dell'ex sindaco di Milano. Sempre tramite il Corriere della Sera il leader di Campo Progressista lancia la sua replica secca: «Auguro buon viaggio a Roberto Speranza, sono sicuro che ci ritroveremo in tante battaglie. Per noi non c’è problema, io continuo in quello che ho sempre detto: non credo nella necessità di un partitino del 3%, credo in un movimento molto più ampio, molto più largo e soprattutto capace di unire non di dividere». Una reazione ben lontana dall'immagine di "leader gentile" a cui siamo abituati e, soprattutto, la sfortunata definizione di "partitino del 3%" a qui mondo che, ironia della sorte, per qualche tempo proprio in Pisapia sembrava vedere il proprio leader naturale.
Si può dire insomma che la situazione a sinistra si sia sbloccata (nel bene o nel male, in base alle diverse interpretazioni) e che ora la "telenovela Pisapia" sia giunta alla sua ultima puntata? Forse. Certo è che da fuori il balletto di questi ultimi tempi è stato tutto fuorché appassionante e davvero sarebbe ora di lavorare alle idee e alle persone (piuttosto che ai leader) per cominciare ad esistere non solo nei dibattiti interni di un perimetro che tra l'altro stentava a definirsi. Se questa è una partenza vera allora è una buona notizia. Con buona pace per tutti: per chi ha intenzione di costruire un campo finalmente libero da complessi d'inferiorità nei confronti del PD (da registrare la velenosa battuta di Gotor, MPD, che dice "Ricambio gli auguri di Buon viaggio a Giuliano Pisapia rimanendo in speranzosa attesa del suo partitone #insieme") e per chi, legittimamente, considera invece i democratici un interlocutore imprescindibile. Di Pisapia (che vorrebbe ricostruire il centrosinistra e cambiare il PD senza capire che le due cose sono irrealizzabili insieme) forse varrebbe la pena raccogliere quel suo invito a costruire una lista che esuli dal ceto politico.
Poi ognuno per la propria strada.