La tassa di successione non aumenterà per finanziare la manovra: cosa ha deciso il governo Meloni
Le indiscrezioni erano circolate nei giorni scorsi, quando il governo Meloni stava rifinendo i dettagli della manovra approvata oggi, ma alla fine non si sono concretizzate: non ci sarà nessun aumento della tassa di successione con lo scopo di finanziare gli interventi della legge di bilancio, nel 2024. L'imposta sull'eredità resterà esattamente la stessa, tra le più basse d'Europa.
A smentire la modifica è stato Antonio Tajani, ministro degli Esteri, vicepresidente del Consiglio e leader di Fratelli d'Italia. Spiegando alcune delle misure contenute nel testo, come la conferma del taglio del cuneo fiscale, ha sottolineato che c'è stata "perfetta sintonia" all'interno del governo e ha affermato: "non c'è alcuna tassa di successione su chicchessia, ringrazio il ministro Giorgetti per avermi dato rassicurazioni su questo punto". Nei giorni scorsi erano già arrivate diverse chiusure da esponenti della maggioranza su questo punto, ma le voci avevano continuato a circolare fino alla conferma di Tajani.
D'altra parte, proprio il partito di Silvio Berlusconi è tra quelli che si oppone più duramente a un aumento dell'imposta di successione. Nel 2001 il governo Berlusconi l'aveva addirittura cancellata del tutto, prima che venisse ripristinata dal governo Prodi nel 2006. Oggi la tassa di successione italiana è tra le più basse nell'Unione europea, con una percentuale del 4% per l'eredità lasciata a figli e coniuge (ma si paga solo se l'eredità è al di sopra di un milione di euro a testa, la soglia della cosiddetta franchigia). Per i parenti meno stretti e i soggetti esterni la franchigia si abbassa e la percentuale si alza, ma comunque il livello massimo è fissato all'8% a seconda dell'entità del patrimonio.
Uno dei messaggi condivisi sui social di Forza Italia, dopo l'approvazione della legge di bilancio in Cdm, è stato proprio sul tema: "Con Forza Italia al governo non ci sarà mai nessuna tassa di successione!". Al contrario, dall'opposizione è arrivata soprattutto la critica di Alleanza Verdi-Sinistra sul punto. Marco Grimaldi, vicecapogruppo di Avs al Senato, ha detto che la ricetta del governo per risolvere i problemi dell'economia italiana è "gonfiare il Pil in maniera irrealistica, indebitarsi ancora di più, privatizzare tutto il privatizzabile" e "chiedere altra austerità". Al contrario, secondo Grimaldi, bisognerebbe "osare ciò a cui questo governo è allergico: lotta senza quartiere all'evasione fiscale, stop a ogni idea di condono, una imposta sui grandi patrimoni allineata alla campagna per una patrimoniale europea, tassazione di rendite, extraprofitti e successione. Le risorse ci sono, ma prima o poi vanno prelevate".