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Opinioni

La strategia di Fitto, Verdini e Carfagna: Fi “alleatina” del Pd

Il progetto dei “due toscani”: ridimensionare Forza Italia, dare lo scettro a Fitto e diventare la stampella di governo di Renzi. Ma Berlusconi non ci sta e lavora per Marina premier. Tutti gli intrighi….
A cura di Carlo Tarallo
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Il coordinamento nazionale di Forza Italia. E’ questo, stando a indiscrezioni attendibili, l’obiettivo di Raffaele Fitto. Un minuto dopo l’apertura delle urne e lo spoglio dei voti delle Europee, all’interno del partito berlusconiano scatterà la resa dei conti. E Fanpage è in grado di ricostruire la vera partita che si sta svolgendo dietro le quinte, una partita che ha come “trofeo” il controllo totale di Forza Italia. Una partita che si gioca, inevitabilmente, su più tavoli: locali e nazionale. E che avrebbe fatto registrare il primo “cambio di casacca” clamoroso: quello di Mara Carfagna.

La Carfagna cambia casacca e ritorna “verdiniana” (con l’ok di Bocchino) – L’ex ministro nelle scorse settimane, quando la guerra tra verdiniani e nuova guardia esplose clamorosamente in Campania, sostenne la nomina a coordinatore regionale di Domenico De Siano. Una scelta di campo che collocò Mara tra i “nuovisti”, ovvero i fautori di un rinnovamento del partito per consegnare a Marina Berlusconi una Forza Italia “depurata” dai vecchi capobastone e in grado di affrontare a viso aperto Matteo Renzi alle prossime elezioni politiche. La Carfagna si posizionò sullo stesso fronte di Stefano Caldoro e Luigi Cesaro, dando il via libera alla nomina di De Siano, osteggiata dai cosentiniani. Ma stando alle ultime indiscrezioni, il vento è cambiato. E Mara ora sarebbe tornata in tutto e per tutto tra i “verdinian-fittiani”. Il patto d’acciaio stretto con Raffaele Fitto riguarderebbe i futuri organigrammi.

Fitto coordinatore nazionale e Mara leader in Campania? – Se Fitto dovesse conseguire un largo successo personale, il suo sogno di conquistare lo scettro del comando sarebbe meno illusorio, più facilmente realizzabile. E a quel punto, per Mara Carfagna (segnalata nuovamente in grande sintonia politica con Italo Bocchino) si spalancherebbero le porte del coordinamento regionale campano, al posto di De Siano. Un accordo che coinvolgerebbe un altro leader napoletano, Paolo Russo. Vicinissimo a Claudio Scajola e a Stefano Caldoro, Russo avrebbe ormai deciso di mollare i “nuovisti” e di riabbracciare al cento per cento la causa verdiniana, sostendendo Fitto. Ecco perché la lotta al capolista è sempre più agguerrita. E dal piano locale, si torna al nazionale. Con uno scenario tanto intrigante quanto veritiero e sorprendente.

Raffaele e Denis vogliono una Fi ridimensionata e “alleatina” a vita del Pd – Secondo gli avversari di Fitto e Verdini, è in gioco è l’autonomia di Forza Italia. Un successo personale di Raffaele Fitto, e un contemporaneo tracollo elettorale del partito con un risultato inferiore al 20%, sarebbe il viatico per realizzare il progetto di Denis Verdini e Matteo Renzi: trasformare Fi in un “alleatino” a vita del Partito Democratico. Con l’Italicum in soffitta a causa dell’exploit del M5S, le prossime elezioni politiche si dovrebbero svolgere con un sistema proporzionale, quello uscito dalla sentenza della Consulta.

Un sistema che vedrebbe Pd e Forza Italia necessariamente di nuovo alleate di governo, nel nome del “fronte anti-grillo”, e il Movimento 5 Stelle destinato a svolgere il ruolo (a livello parlamentare) che fu del Pci durante la prima repubblica: un partito di massa, intorno al 30%, ma perennemente all’opposizione. Un partito talmente forte, però, da “costringere” tutti gli altri (o quasi) a mettersi insieme per formare una maggioranza. Che avrebbe come pilastri fondamentali, ovviamente, Partito Democratico e Forza Italia.

Ma Berlusconi non ci sta e lavora per Marina premier – Un progetto, questo, che però non va per niente giù a Silvio Berlusconi e ai suoi fedelissimi. Il Caro Leader, infatti, ne ha già piene le scatole di Matteo Renzi ed è certo che la figlia Marina sia in grado di riaccendere le speranze del centrodestra italiano, di riunire tutte le forze politiche moderate per raggiungere quella fatidica “quota 37” che permetterebbe a un Berlusconi di tornare a Palazzo Chigi. Ecco perché il 25 maggio c’è in gioco molto più che la scelta dei parlamentari europei. C’è in ballo il futuro del sistema politico italiano. E in agguato c’è un clamoroso ritorno al passato. Verdini e Renzi sognano un nuovo pentapartito. Ma la partita è ancora tutta da giocare…

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