La strana giornata di Domenico Scilipoti: dall’assenza alla Camera alla presenza in Aula (del Tribunale)
Un tempo non saremmo stati certo qui a parlarne. Alcuni mesi fa parlare di Domenico Scilipoti era come fare il nome di un “Carneade” qualsiasi. Poi è arrivato quel 14 dicembre. La mozione di sfiducia che ha svelato l’esistenza di Scilipoti (oltre che di tanti altri deputati in "crisi di coscienza"). Oggi il nome dell'agopuntore siciliano, classe 1957 di Barcellona Pozzo di Gotto, balza spesso agli onori della cronaca, per causa politiche e non.
«Eccomi qua. Cos’è successo?».
Onorevole Domenico Scilipoti, lo sa bene cos’è successo.
«No, dico sul serio: cos’è successo di tanto grave?».Va bene, se ha deciso di fare quello che…
«Senta, io sto rientrando adesso a Roma e ho solo intuito che c’è un po’ di agitazione…».Lei la chiama agitazione?
«Mhmm… Vabbé, il governo è andato sotto, ho capito: ma io, scusi, che c’entro?».
Sono queste le prime battute dell'intervista del Corriere della Sera al deputato nazionale e capo “spirituale” del Gruppo dei Responsabili. Scilipoti spiega i motivi della sua assenza a Montecitorio nella giornata che ha sancito l'ennesima bocciatura del Governo, battuto sul rendiconto: «Ero fuori. Impegni importanti assai. A Messina, al Tribunale avevo una questione, come dire…preliminare». E al giornalista che gli chiede se non era il caso di rimandare questi impegni, Scilipoti risponde: «E io le chiedo: i capigruppo della maggioranza non potevano farmi una telefonatina e avvertirmi che il governo rischiava di sprofondare».
Tornando all'intervista del Corriere, Scilipoti ha parlato anche di quel famoso 14 dicembre in cui, come ha più volte rammentato, si è «immolato per il bene del Paese» . Una scelta che gli è costata «insulti e cattiverie» (uno per tutti: “Trentadenari”). «Ora, visto che le cose non stanno andando come previsto, io entro nel dibattito che si è sviluppato dentro la maggioranza e sto, come dicono quelli che parlano bene, nella dialettica, mi muovo, ascolto..» Anche perché «se le mie idee vengono sempre ignorate posso anche rivedere certe posizioni e guardarmi intorno».
Sembrano davvero lontani anni luce i tempi in cui il Cavaliere si coccolova il "Re dei Peones" e firmava un' introduzione al libro dedicato alle sue gesta in Parlamento: «Sempre per il bene del Paese posso fare un passo indietro».