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La storia delle croci sulle montagne che ha fatto infuriare il centrodestra

Una presa di posizione del direttore editoriale del Club alpino italiano ha fatto infuriare tutto il centrodestra: giusto lasciare lì dove sono le croci di montagna, ma senza tirarne su altre visto che l’Italia è uno Stato laico. Il governo è insorto al coro “nessuno tocchi le croci”, mentre il Cai ha parlato di dichiarazioni a titolo personale e si è scusato.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Giù le mani dalle croci. Il governo Meloni e tutto il centrodestra ci hanno messo qualche giorno, poi sono scattati in difesa delle origini cristiane dell'Italia, della religione cattolica, delle nostre tradizioni, dei nostri simboli, eccetera eccetera. Così, uno dopo l'altro, vari esponenti del governo si sono scagliati contro il Club alpino italiano, per via di alcune frasi pronunciate dal direttore editoriale Marco Albino Ferrari: da ateo penso sia giusto lasciare lì dove sono le croci in cima alle montagne – è stato il senso delle sue parole – ma senza tirarne su altre, poiché sono anacronistiche e non rispecchiano più la prospettiva comune. Insomma, l'idea è quella dell'Italia Stato laico, e così anche le sue montagne. La dichiarazione, pronunciata alla fine della scorsa settimana, è stata ripresa e ieri il centrodestra è insorto.

"Dovete passare sul mio corpo per togliere anche solo un crocifisso da una vetta alpina – ha attaccato ieri il vicepresidente del Consiglio e ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, al congresso piemontese della Lega a Chivasso – Ci mancava il Cai. Io credo che il glorioso Club alpino italiano faccia un lavoro enorme nella valorizzazione dei percorsi e dei rifugi di montagna, ma leggere che il crocifisso è divisivo e anacronistico, mi fa dire che qualcuno ha un grosso problema". Gli ha fatto eco l'altro vicepresidente del Consiglio, il ministro degli Esteri Antonio Tajani: "Esiste un minimo comune denominatore che lega tutta l'Europa ed è il Cristianesimo. Da Roma a Berlino, da Parigi a Lisbona, da Madrid ad Atene e fino ai Paesi baltici troveremo sempre una Croce. Difendiamo i nostri valori, la nostra identità, le nostre radici".

E ancora, la ministra del Turismo Daniela Santanchè: "Resto basita dalla decisione del Cai di togliere le croci dalle vette delle montagne senza aver comunicato nulla al ministero. Non avrei mai accettato una simile decisione che va contro i nostri principi, la nostra cultura, l'identità del territorio, il suo rispetto – ha detto l'imprenditrice – Un territorio si tutela fin dalle sue identità e l'identità delle nostre comunità è fatta di simboli che custodiscono nel tempo la storia e valori. Invito il presidente del Cai a rivedere la sua decisione". Va però specificato che nessuno ha mai detto di rimuovere le croci presenti.

La polemica sta continuando anche oggi, nonostante ieri sera sia già arrivato un primo chiarimento del presidente del Cai, Antonio Montani, che si è anche scusato personalmente con la ministra per l'equivoco: "Non abbiamo mai trattato l'argomento delle croci in vetta in alcuna sede, tantomeno prendendone una posizione ufficiale – ha detto Montani, parlando di dichiarazioni rilasciate da Ferrari a titolo personale – per ogni argomento di tale portata il nostro ministero vigilante sarà sempre interpellato e coinvolto".

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