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La storia dei 43mila insegnanti ‘licenziati’ dal Governo

Negli ultimi giorni si parla della questione dei diplomati magistrali che non potranno più insegnare nelle scuole dell’infanzia e primarie in seguito a una sentenza del Consiglio di Stato. Ma davvero il governo ha licenziato o licenzierà 43mila insegnanti come sostengono in molti accusando l’esecutivo?
A cura di Stefano Rizzuti
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Una sentenza del Consiglio di Stato ha stabilito che gli insegnanti in possesso di diploma magistrale, conseguito entro il 2001/2002, devono essere esclusi dalle graduatorie a esaurimento (GAE) a cui si ricorre per l’assunzione in ruolo dei docenti, se non hanno chiesto l'inserimento in quella graduatoria prima del 2007. Una sentenza che ha fatto nascere un immediato allarme per più di 40mila insegnanti che ora vedono minacciato il loro posto di lavoro. In sostanza, con questa sentenza si mette fine all’assunzione dei maestri diplomati nelle scuole primarie. Una decisione che riguarda in totale 49mila insegnanti.

Il ministero dell’Istruzione ha diffuso i numeri riguardanti gli insegnanti diplomati: 6mila sono quelli già assunti con riserva dopo aver presentato ricorso, mentre 43mila sono quelli inseriti nelle GAE, un canale facilitato per accedere a una cattedra di ruolo. I 6mila assunti con riserva erano in attesa di una sentenza definitiva ma a questo punto rischiano anche loro il licenziamento, mentre gli altri 43mila potrebbero essere esclusi dalla graduatoria. I 43mila docenti inseriti nelle GAE passerebbero così alle graduatorie d’istituto, il che vuol dire – in linea teorica – avere meno possibilità. In realtà, nelle GAE non sono ormai così tanti i candidati rimasti in lista, quindi le possibilità di supplenza per chi viene inserito nelle graduatorie d’istituto rimane alta. Al contrario, è praticamente nulla quella di assunzione, secondo quanto spiegato in questi giorni da più parti sindacali e politiche.

Per chi ha già un contratto a tempo determinato o indeterminato, comunque, non c’è pericolo di rescissione. Almeno fino a che i giudici non si saranno espressi con sentenza definitiva su ogni singolo ricorso. Chi è invece inserito con riserva e ha ancora a suo carico un giudizio pendente, in caso di esito negativo si vedrà chiudere le possibilità di contratto. Intanto, comunque, il Miur garantisce che fino alla fine dell’anno scolastico non ci saranno licenziamenti per assicurare la continuità scolastica.

Insegnanti diplomati: come nasce la vicenda

La legge n. 341 del 1990 ha introdotto l’obbligo del titolo di laurea per l’accesso ai concorsi nelle scuole dell’infanzia e primaria e quindi anche per l’inserimento nelle graduatorie. Fino a quel momento era invece sufficiente essere in possesso di un diploma magistrale. Fino all’anno accademico 1999/2000, però, questi corsi di laurea non sono stati attivati così si è deciso – nel 1997 – di istituire un regime transitorio che consentiva ai diplomati magistrali entro l’anno 2001/2002 di avere un titolo idoneo a partecipare all’abilitazione e all’inserimento nelle graduatorie.

Da qui sono partiti numerosi contenziosi da parte di quei diplomati non iscritti nelle graduatorie su cui si è ora espresso in ultima battuta il Consiglio di Stato. Intanto il Miur ha incontrato le organizzazioni sindacali e ha reso noto di aver chiesto un parere sulla questione all’avvocatura dello Stato: dopo il responso ci sarà un nuovo incontro tra le parti, mentre nel frattempo la situazione viene congelata.

Le proteste dei sindacati e la manifestazione dell’8 gennaio

Gli insegnanti sono scesi in piazza l’8 gennaio per protestare contro la sentenza e chiedere al ministero un intervento deciso per evitare qualsiasi licenziamento. Secondo gli avvocati che si schierano a difesa dei docenti sarebbero circa 55mila gli iscritti con riserva nelle GAE e il rischio sarebbe quello del “più grande licenziamento di massa della scuola italiana”. I sindacati chiedono quindi una “soluzione politica a questo problema gravissimo creato dalla sentenza del Consiglio di Stato”, come affermato dalla Snals. L’Anief chiede che venga subito approvato un decreto legge sul tema minacciando, altrimenti, di scioperare nuovamente l’1 e il 23 marzo.

Malpezzi: ‘Il governo non sta licenziando 43mila maestre'

Negli ultimi giorni si è diffusa la vota di un licenziamento, da parte del governo, di 43mila maestre. Come spiegato non si tratta né di un vero licenziamento né le colpe sarebbero eventualmente imputabili al governo. A spiegarlo è anche Simona Malpezzi, deputata e responsabile Scuola del Pd. “Il governo non sta licenziando 43mila docenti”, afferma su Facebook ricapitolando la vicenda.

“Il governo – argomenta – non ha alcuna responsabilità diretta (e tantomeno la legge 107, o buona scuola)”. E si sofferma poi sul funzionamento delle graduatorie: “Il reclutamento dei docenti si basa per metà sullo scorrimento delle graduatorie concorsuali di merito, e per l’altra metà sullo scorrimento delle graduatorie permanenti trasformate nel 2007 in graduatorie ad esaurimento. Alle graduatorie di merito (GM) possono accedere i vincitori di concorso mentre a quelle ad esaurimento (GAE) i docenti in possesso di determinati requisiti”.

La responsabile Scuola del Pd si sofferma quindi sui numeri:

Sono circa 2000 gli insegnanti assunti con sentenze passate in giudicato, circa 3000 quelli assunti con riserva e circa 43 mila quelli inseriti nelle Gae. Dunque, gli insegnanti direttamente interessati dal pronunciamento sono circa 5000. Proprio per evitare problemi ai bambini e alle famiglie, il Miur ha stabilito che fino al termine dell’anno scolastico nessun docente sarà sollevato dal suo incarico, nonostante la sentenza debba essere applicata. Sempre il Miur ha chiesto un parere all’avvocatura dello Stato per capire come tutelare i docenti che sono stati assunti, quelli direttamente interessati dal pronunciamento. Questo, al netto delle legittime rivendicazioni e aspettative, è il quadro reale dello stato delle cose.

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