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La stanza anti aborto all’ospedale di Torino è chiusa a chiave: “Nessun servizio, è solo propaganda”

La stanza dell’ascolto per donne che vogliono abortire, all’ospedale Sant’Anna di Torino, è una stanza chiusa a chiave. Nonostante i proclami lo sportello non risulta in funzione, come hanno documentato Cgil e Se Non Ora Quando. Gribaudo a Fanpage: “Una stanza annunciata, finanziata abbondantemente con un milione di euro all’anno e ancora vuota. Il Presidente Cirio paga la sua cambiale a Fratelli d’Italia e consegna le chiavi della guida ideologica e politica al suo assessore Marrone”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Lo scorso 10 settembre è stata annunciata l'apertura della stanza dell'ascolto all'ospedale di Torino Sant'Anna, un'iniziativa dei pro vita rivolta alle donne incinte che fanno richiesta di interruzione volontaria di gravidanza. L'idea è quella di offrire un supporto a queste donne, in modo che possano superare eventuali ostacoli, anche economici, che le spingono a interrompere la gravidanza. Dopo i necessari lavori di ristrutturazione e diversi rinvii, a un anno dall'annuncio del progetto, sono state consegnate le chiavi della stanza ai volontari del Movimento per la Vita.

Ma in realtà, nonostante i proclami, il servizio non è affatto in funzione, come hanno dimostrato un sopralluogo fatto da Cgil e Se Non Ora Quando Torino e altre incursioni successive effettuate da diverse attiviste. Il progetto, nato da una convenzione firmata dall'Azienda Ospedaliera Universitaria della Città della Salute e della Scienza di Torino e l'Associazione Centro di Aiuto alla Vita e Movimento per la vita ‘G.Faradini' di Rivoli il 28 luglio 2023, non è ancora partito. Fino ad ora si tratta solo di propaganda di destra, su una materia identitaria come l'antiabortismo.

Lo scorso 16 settembre una delegazione della Camera del Lavoro di Torino e di ‘Se Non Ora Quando' (SNOQ) Torino ha documentato cosa effettivamente c'è in questo momento all'ospedale S.Anna. La ricognizione è servita per dimostrare che la stanza per l'ascolto è una stanza chiusa a chiave. Nessun volontario presente a fare accoglienza, nessun orario o giorno d'apertura indicato, non ci sono nemmeno istruzioni per gli utenti che vogliono avere qualche informazione.

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Anche il piano dell'edificio in cui si trova lo sportello è in condizioni precarie, fatiscenti: "Alle pareti segni di lavori effettuati da poco non ben ultimati e tracce di un incendio ancora ben visibili sui muri anneriti e i pannelli scoperti del soffitto – è la testimonianza della CGIL Torino – Le stanze che precedono la stanza erano destinate alla Breast Unit: lo testimoniano cartelli che ancora le qualificano come tali, ma pieni di scatoloni ancora chiusi e tutto è abbandonato a sé stesso e a un destino incerto. Un’aria di dismissione e di decadenza aleggia in un luogo che dovrebbe essere invece accogliente, vista la delicatezza del ‘servizio'. Così non è".

"Quando siamo arrivate al piano abbiamo trovato un corridoio deserto, con fili elettrici, tubature e cavi scoperti. Davanti alla porta chiusa c'è solo un cartello con un numero verde nazionale. Lo abbiamo composto, ci ha risposto un'operatrice che però non sapeva nulla, non siamo riusciti a ottenere alcuna informazione. Ci hanno solo chiesto il numero di cellulare, che noi non abbiamo fornito per motivi di privacy. Di fatto questa stanza è inesistente", ci racconta al telefono Laura Onofri (Se Non Ora Quando Torino).

Le condizioni del piano che ospita la stanza anti-aborto all'ospedale Sant'Anna di Torino
Le condizioni del piano che ospita la stanza anti-aborto all'ospedale Sant'Anna di Torino
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Gribaudo a Fanpage: "È la stanza della vergogna"

"La cosiddetta ‘stanza dell’ascolto', che io chiamo stanza della vergogna, è la rappresentazione plastica dell'ideologica guida della Regione Piemonte. Una stanza annunciata, finanziata abbondantemente con un milione di euro all'anno e ancora vuota. Il Presidente Cirio, con questa vergognosa iniziativa paga la sua cambiale a Fratelli d'Italia e consegna le chiavi della guida ideologica e politica al suo assessore Marrone. Quello che non più tardi di due settimane fa si è permesso di accusare le femministe di ‘blaterare'", dice a Fanpage.it Chiara Gribaudo, vicepresidente del Pd.

"La Regione dovrebbe trovare maggior equilibrio e pensare di investire questi soldi per l’assunzione di medici non obiettori, piuttosto che regalarli ad associazioni che di certo non aiutano le donne ad affrontare una scelta personale, non facile da affrontare". Il riferimento è alle risorse che sono destinate al mantenimento dello sportello.

In teoria la stanza dovrebbe offrire assistenza materiale e un sostegno economico una tantum alle donne incinte che stanno pensando di interrompere la gravidanza. Per usare le parole dell'assessore regionale alle Politiche sociali Marrone, la stanza dovrebbe servire a rimuovere "le cause che potrebbero indurle alla interruzione della gravidanza". Il servizio dovrebbe essere operativo grazie al cosiddetto ‘Fondo vita nascente', approvato con una delibera dalla Regione Piemonte e finanziato negli anni scorsi con oltre 400mila euro e poi rimpolpato con quasi un milione di euro per il 2024. Ma il dubbio è che questi soldi possano essere utilizzati per fare propaganda antiabortista in un una struttura pubblica.

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A che punto è il ricorso al Tar

Contro la stanza anti-aborto la Cgil e Se Non Ora Quando Torino avevano depositato al Tar Piemonte un ricorso, per chiedere che l'accordo venisse revocato, perché ritenuto in violazione dei principi della legge 194. A gennaio il giudice ha respinto il ricorso d'urgenza, visto che la stanza di fatto era inagibile, e quindi l'urgenza non sussisteva.

"Aspettiamo la fissazione della prossima udienza per capire nel merito che cosa dirà il Tar. Noi andiamo avanti con il nostro ricorso, perché anche se la stanza è inesistente viene spacciata per operativa. Vogliamo capire in che termini è stata siglata questa convenzione, perché non è chiaro. Nei comunicati si parlava di una convenzione gratuita, non dovrebbero esserci oneri, anche se alcune risorse sono state sicuramente spese per l'allestimento della stanza. Se ci fosse un esborso economico della Regione potremmo valutare un ricorso alla Corte dei Conti per danno erariale", dice ancora Onofri a Fanpage.it.

La manifestazione di Non Una Di Meno per l'aborto sicuro e libero

Oggi è in programma una manifestazione a Torino, che inizia alle 15 proprio davanti all'ospedale Sant'Anna, in occasione della ‘Giornata internazionale per l'aborto libero e sicuro'. Il presidio è stato organizzato da Non Una Di Meno, ma aderiscono tutte le associazione cittadine, insieme a Se Non Ora Quando e alla Cgil.

In Italia, sottolinea Daniela Barbaresi, segretaria confederale Cgil con delega alla sanità, "i consultori versano in una condizione di profonda criticità: sono pochi, privi di risorse economiche e del personale necessario. In media c'è solo un consultorio ogni 32mila abitanti, con profonde differenze tra regioni, nonostante la normativa ne preveda uno ogni 20mila. I presidi ospedalieri dove si effettuano le Ivg non garantiscono un'adeguata copertura nei territori e il pieno rispetto del diritto all'autodeterminazione anche a causa dell'elevata presenza di obiettori".

"Occorre ridare centralità al servizio sanitario nazionale e ai consultori a tutela della salute delle donne, delle giovani e la libera scelta consapevole. E, a differenza di quanto accade oggi – dice Barbaresi – applicare su tutto il territorio nazionale le Linee guida sull'aborto farmacologico, che garantisce maggiore sicurezza e minore invasività nelle Ivg evitando inutili rischi per la salute delle donne".

"Critichiamo la cultura della colpevolizzazione alimentata dalle norme che consentono l'ingresso delle associazioni antiabortiste nei consultori e nei presidi dove si effettuano le Ivg, come nel caso della Stanza dell'ascolto dell'ospedale S. Anna di Torino", aggiunge la segretaria confederale della CGIL responsabile delle Politiche di genere, Lara Ghiglione.

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