La sinistra è morta. Ora “ridiventi straccio, e che il più povero la sventoli”
La sinistra è considerata dalla stragrande maggioranza della popolazione italiana come un problema, e non come una soluzione. Questo dicono i risultati delle elezioni politiche: il Partito Democratico, che pure ha fatto di tutto negli ultimi anni per somigliare al centrodestra sostituendo la battaglia per la sicurezza a quella per l’uguaglianza, ha dimezzato i suoi consensi in meno di quattro anni, passando dal 40% delle Europee 2014 al 19 di oggi.
Ma meglio non va a Liberi E Uguali: nata con l’obiettivo di rilanciare i valori del PD delle origini, la formazione guidata da Pietro Grasso ha ottenuto molto meno di quanto ci si aspettava superando la soglia di sbarramento per il rotto della cuffia, eleggendo un piccolo manipolo di parlamentari e comunque logorandosi al suo interno: difficile che riuscirà a sopravvivere, specie quando canteranno le sirene di un “nuovo PD” non più a trazione renziana.
Male anche Potere al Popolo: pur se distante anni luce dal PD (di cui le varie anime che compongono Pap sono sempre state all’opposizione) la compagine della sinistra radicale si è fermata all’1,06%. Superare la soglia di sbarramento è sempre sembrata una chimera, ma negli ultimi giorni in molti la sensazione era che si fosse “sul filo”: i 400mila voti a Potere al Popolo sono un tesoretto che non andrà disperso, ma che inevitabilmente rischia di smarrirsi se il movimento non si darà una struttura e un’organizzazione in tempi rapidi, senza recriminazioni e scontri al suo interno, ma soprattutto imparando a parlare alle persone comuni e non più solo agli attivisti.
La sinistra nel prossimo Parlamento rischia di essere quindi semi irrilevante, ma d’altro canto il responso delle urne non deve sorprendere. Dalle elezioni è uscito il ritratto fedele di un paese imbruttito e smarrito, quello che chiunque può vivere e vedere quotidianamente. Un popolo che si è sentito privato, proprio dalla sinistra, di opportunità e diritti e che oggi riversa la sua rabbia contro i nemici giurati degli ultimi anni: la classe politica dirigente, soprattutto quella che l’ha tradita, del centrosinistra. E i migranti, con i quali sempre più ci si è sentiti in competizione nella “lotta” per accaparrarsi l'ultimo osso gettato dai ricchi ai poveri.
Però le crisi sono sempre anche opportunità, se le si sa cogliere. Renzi ha rottamato se stesso; LeU si è dimostrata quello che è , cioè un tinello “de sinistra” di frigidi professionisti della politica tutto sommato infastiditi dal “popolo”. Anche Potere al Popolo ha deluso le aspettative, parlando molto ai "suoi" e poco alle persone comuni. Dalla fine della Seconda Guerra Mondiale l’Italia per la prima volta non potrà contare su una forza progressista incisiva in Parlamento, ma si sa che il nuovo non può nascere se il vecchio non muore: forse queste elezioni seppelliranno per sempre la sinistra spocchiosa, convinta di capire il mondo e di rappresentare i poveri senza sporcarsi le mani. E forse la sinistra del futuro – che dovrà ricostruire utopie e immaginari – rinascerà dai giovani che oggi trovano nel volontariato e nel mutualismo modi per essere utili, costruendo reti di solidarietà umanitaria ma anche politica. Occorreranno anni, ma forse non ci sono altre possibilità.
"Per chi conosce solo il tuo colore, bandiera rossa,
tu devi realmente esistere, perché lui esista:
chi era coperto di croste è coperto di piaghe,
il bracciante diventa mendicante,
il napoletano calabrese, il calabrese africano,
l'analfabeta una bufala o un cane.
Chi conosceva appena il tuo colore, bandiera rossa,
sta per non conoscerti più, neanche coi sensi:
tu che già vanti tante glorie borghesi e operaie,
ridiventa straccio, e il più povero ti sventoli". Pier Paolo Pasolini