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La senatrice Floridia a Fanpage: “Governo vuole ridurre il numero delle scuole, scelta scellerata”

Barbara Floridia, capogruppo M5s in Senato, denuncia in un’intervista con Fanpage.it come il governo Meloni con una misura inserita in manovra punti a ridurre i dirigenti scolastici rischiando così di diminuire anche significativamente il numero delle istituzioni scolastiche, accorpando più studenti nelle stesse scuole. Una scelta che definisce scellerata e fatta sulla pelle degli studenti.
A cura di Annalisa Girardi
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Il governo taglia sulla scuola pubblica in manovra, mettendo a rischio per i prossimi anni "centinaia di istituti scolastici". È la denuncia di Barbara Floridia, sottosegretaria all'Istruzione nel governo Draghi e oggi capogruppo del Movimento Cinque Stelle in Senato. Che a Fanpage.it spiega come ridurre il numero dei dirigenti scolastici nei prossimi anni, come avrebbe intenzione di fare il governo Meloni nella legge di Bilancio, comporterà accorpamenti degli istituti sul territorio, andando a pesare sulla qualità dell'educazione che riceverebbero gli studenti.

Non solo in quanto si andrebbe ad aggravare un problema già di per sé esistente come quello del sovraffollamento delle classi, ma anche perché in alcune zone, specialmente nei centri più piccoli e nelle periferie, potrebbero letteralmente venire a mancare le scuole. "Una follia su cui daremo battaglia", ha assicurato Floridia in una nota. Per poi spiegare a Fanpage.it la gravità dei tagli previsti e le conseguenze concrete che questi avrebbero sulla vita di studenti e studentesse. E, infine, annunciare cosa farà l'opposizione per proteggere gli investimenti sulla scuola. 

Lei ha detto che la manovra di Meloni rischia di dare un colpo mortale alla scuola pubblica, perché?
Perché nella legge di bilancio c'è scritto nero su bianco che si punta a una riduzione dei dirigenti scolastici e ad applicare al ribasso il cosiddetto "dimensionamento". Di fatto la manovra esplicita che in assenza di un accordo tra Stato e regioni sulla organizzazione delle reti scolastiche la palla passerà direttamente al governo, che dovrà mettere in campo un decreto in cui, al netto di alcune specificità territoriali, andrà a ridurre significativamente il numero delle istituzioni scolastiche, anche accorpando più studenti nelle stesse scuole. Attualmente la soglia per avere un dirigente scolastico è di 500 studenti e durante il mio incarico da sottosegretaria all'istruzione nella scorsa legislatura mi ero battuta per garantire gli istituti dei territori più fragili.

Se venissero accorpate istituzioni scolastiche per risparmiare fondi, quali sarebbero le conseguenze nell’educazione dei ragazzi e delle ragazze?
Si manda un messaggio al Paese devastante, perché dopo i tagli di Gelmini negli anni passati con i governi Conte eravamo riusciti a invertire la rotta, e comunque c'è ancora molta strada per arrivare alla quota di investimenti dei principali Stati europei. Non si fa cassa sulla pelle degli studenti. Meno istituti significa minore accessibilità, perdita di connessione con i territori, maggiori spese per le famiglie: tutti elementi che incidono evidentemente sulla vita degli studenti.

Ha anche segnalato come questo rischierebbe di aumentare la dispersione scolastica soprattutto al Sud…
Certo. La scure dei tagli si abbatterebbe soprattutto sulle regioni del Sud, già maggiormente provate dalla carenza o dall'insufficienza di servizi scolastici. Chiudere scuole per accorparle significa togliere un presidio democratico in territori dove la presenza dello Stato non sempre è garantita. E soprattutto comporta un aumento dei costi a carico delle famiglie, con il rischio concreto che la dispersione scolastica, che già in Italia e al Sud in particolare supera la media europea, si aggravi maggiormente.

Che emendamenti presenterete, per ridurre i tagli alla scuola?
Stiamo studiando l'impianto complessivo della manovra, che presenta in tutta la sua pochezza la visione miope di questo governo, piegato a logiche di austerità a spese delle misure sociali e di sostegno a famiglie e imprese. Come si fa a tagliare ben 6 miliardi per la rivalutazione delle pensioni, il Reddito di cittadinanza, gli aiuti sul caro benzina e, per l'appunto, addirittura il numero delle scuole? È assurdo che a fronte di tutto questo il governo voglia accelerare sulle spese militari per raggiungere quanto prima il 2% del Pil. Ovviamente presenteremo emendamenti per arginare questo disegno scellerato e per proporre soluzioni alternative che facciano della scuola, della sanità e della transizione ecologica e del sostegno alle imprese i temi cardine su cui puntare per programmare investimenti nel breve e nel lungo periodo.

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