La scrittrice Di Pietrantonio oscurata in Rai dopo aver detto chi votava. Pd: “Censurata come Scurati”
Non è mai stato trasmesso il monologo realizzato sette mesi fa per la Rai dalla scrittrice Donatella Di Pietrantonio, vincitrice del Premio Strega. A renderlo noto è l'autrice stessa che ha rivelato di esser stata chiamata da viale Mazzini agli inizi di marzo perché intervenisse a Che sarà, il programma condotto da Serena Bortone, con un monologo dedicato all'Abruzzo (di cui è originaria), che di lì a poco sarebbe andata al voto per le elezioni Regionali.
"Era il sabato prima del voto per le regionali", ha raccontato Di Pietrantonio a Luca Telese, direttore del quotidiano Il Centro. "In una lunga intervista a la Repubblica, fra le altre cose dico che voterò per il candidato del campo largo, Luciano D'Amico", ha proseguito. "Doveva andare in onda", ma "la Rai chiama la casa editrice, neanche me, e dicono: "Siccome la Di Pietrantonio si è schierata, per la par condicio la dobbiamo sospendere".
Il monologo dunque, preparato "come un affresco" secondo la scrittrice, non verrà mai trasmesso. "La cosa brutta è che il monologo non è mai andato in onda. E io ancora non ho capito perché visto che sono passati sette mesi", ha commentato Di Pietrantonio, dicendosi "amareggiata" per il comportamento assunto dai vertici Rai.
Il caso sembra riecheggiare quello di Antonio Scurati, che aveva denunciato di esser stato censurato dalla tv pubblica proprio nel medesimo programma, in cui avrebbe dovuto leggere un discorso per il 25 aprile. Il monologo era stato cancellato scatenando l'indignazione della politica.
Anche qui, la reazione delle opposizioni non si è fatta attendere. "Da Donatella Di Pietrantonio, una delle più importanti scrittrici italiane, le cui opere hanno avuto i più significativi riconoscimenti, dal premio Campiello al premio Strega, apprendiamo della gravissima opera di censura che sarebbe stata messa in atto dalla Rai nei suoi confronti. Un episodio che, nella sostanza e nei modi, sarebbe indicativo di come sia ridotto il servizio pubblico in versione Tele Meloni", ha scritto senatore del Pd, Michele Fina. "I fatti, alla scrittrice era stato richiesto di scrivere un monologo sull'Abruzzo per il programma televisivo "Che sarà", ma il lavoro, apprendiamo essere stato inspiegabilmente censurato e mai mandato in onda", ha aggiunto.
"Ciò sarebbe avvenuto, secondo quanto viene riportato, non per i contenuti ma perché sul quotidiano "la Repubblica" la scrittrice avrebbe dichiarato, alla vigilia delle elezioni regionali abruzzesi, il suo voto per il candidato del centro sinistra Luciano D'Amico. Si tratterebbe di un'operazione vergognosa chiaramente comandata dalla politica. Talmente vergognosa che la Rai non avrebbe avuto nemmeno il coraggio di avvisare direttamente la scrittrice dell'impossibilità di mandare in onda il monologo, ma la sua casa editrice, usando come motivazione la par condicio. Naturalmente una scusa del tutto estranea ai contenuti del monologo", ha proseguito Fina.
Per il senatore dem si tratta di una vicenda "inquietante e gravissima che ci rimanda a quanto fatto ad un altro grande scrittore italiano, Antonio Scurati: in quel caso la censura era stata sui contenuti di un monologo sul fascismo, in questo caso evidentemente per un'intenzione di voto in un'elezione locale espressa in un'altra sede", ha detto, "Siamo alla censura con liste di proscrizione contro coloro che hanno l'ardire di voler difendere i propri diritti civili e politici e che dichiarano pubblicamente il loro voto per candidati che non appartengono all'attuale maggioranza".
Fina ha poi annunciato che depositerà un'interrogazione urgente ma che "questo ennesimo episodio conferma, qualora qualcuno ne avesse ancora bisogno, la necessità inderogabile di una riforma profonda della Rai, restituendo a questa fondamentale azienda del paese libertà, indipendenza e qualità nell'offerta", ha detto.
Anche l'europarlamentare Sandro Ruotolo ha detto di essere basito per "il comportamento della Rai. È oltre la censura. I vertici di viale Mazzini entrano a gamba tesa nella libertà di esprimersi di una scrittrice che nel monologo televisivo di ben altro parlava", ha dichiarato il responsabile Informazione nella segreteria nazionale del Pd. "Non siamo nel Medioevo ma siamo nell'epoca di Telemeloni dove o la pensi come la presidente del Consiglio o, anche se sei un Premio Strega, non hai il diritto di parola", ha concluso.