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Opinioni

La scommessa di Matteo Salvini e Luigi Di Maio

Che ripercussioni avrà sulla stabilità dell’alleanza di governo la probabile apertura di una procedura di infrazione per deficit eccessivo da parte dell’Unione Europea? Ma soprattutto, dove porterà l’ennesima scommessa dei due vicepresidenti del Consiglio?
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Tra dichiarazioni, incontri, retroscena e provvedimenti ufficiali, non è semplicissimo tenere traccia di cosa sta accadendo in queste convulse giornate. Se è pur vero che sono tanti i fronti aperti  (dalla procedura di infrazione UE al caso Whirlpool, passando per le tensioni interne al Consiglio dei ministri all’aumento delle partenze dalla Libia), allo stesso tempo è chiaro come la partita che si sta giocando è tutta a Palazzo Chigi. E la vera domanda è: come si esce da questo singolare stallo alla messicana in cui sia Salvini che Di Maio hanno le armi puntate una contro l’altro, mentre Conte è completamente disarmato?Difficile fare previsioni, la sola cosa certa è che le parole di Conte in conferenza stampa sono state una sorta di tentativo disperato di rilanciare un progetto, l’alleanza di governo Lega – M5s, in cui nessuno crede più, vuoi per convenienza, vuoi per mere ragioni di autoconservazione.

C’è uno scenario che il Presidente Mattarella vuole evitare costi quel che costi e che invece è quello strategicamente più desiderabile per Lega e Movimento 5 Stelle. E che lo stesso Presidente del Consiglio ha provato a scongiurare con un irrituale intervento pubblico. Ve ne avevamo parlato qui: in questo momento, Salvini non ha intenzione né di cambiare passo né di strappare, sa che per lui la cosa migliore è continuare a galleggiare, a rafforzare la sua posizione presso l’elettorato governista mentre termina di svuotare quello di Forza Italia; allo stesso tempo Di Maio ha margini di errore strettissimi (causa problemi interni) e ha scelto di reagire alla crisi rilanciando la propria centralità come “leader”, piuttosto che facendo un passo indietro per dare maggiore centralità a Conte. Per dirla in parole povere, insomma, nessuno dei due ha intenzione di dare retta a Conte ma allo stesso tempo nessuno dei due ha intenzione di aprire una crisi di governo nelle prossime settimane.

L’idea è quella di navigare a vista, continuando a recitare il gioco delle parti per cui si è governo, opposizione e opinione pubblica allo stesso tempo. Con un unico punto interrogativo: il rimpasto di governo. In tanti all’interno della Lega spingono per riequilibrare l’assetto dell’esecutivo alla luce dei risultati delle Europee e delle amministrative. Salvini, pur non essendo molto convinto, ha la necessità di accontentare alcuni suoi fedelissimi rimasti a bocca asciutta nella prima tornata di nomine e di riscattare le debacle Siri e Rixi. E proprio sul MIT si gioca una partita importante, perchè silurare Toninelli per piazzare un leghista non è affatto semplice. La partita sul ministero dei Trasporti è infatti legata a quella sulla TAV, che la Lega vuole riaprire, sulla scorta del successo in Piemonte. Le resistenze del M5s e le perplessità di Conte sono note, la sensazione è che per ora si preferirà salvare Toninelli e rimandare la questione, anche se Salvini metterà due commissari a sostituire gli uscenti Siri e Rixi.

A pagare però potrebbero essere altri. Respinto l’assalto salviniano alla Giustizia, con Bonafede blindato da Di Maio contro la Bongiorno, traballano le poltrone di Grillo e Trenta, al centro di un fuoco di fila che parte proprio dall’interno dei loro dicasteri. Rischia anche Fraccaro, perchè Salvini vuole mandare un segnale alle Camere. Praticamente certo che alle Politiche Comunitarie finirà un fedelissimo, invece.

Dicevamo dello scenario che Mattarella vuole evitare, dunque. Il punto è che al Quirinale sanno che se si continuasse con questo andazzo la resa dei conti sarebbe rimandata alla legge di bilancio. Con Di Maio e Salvini pronti a rompere con la Ue proprio per non intestarsi l’ineluttabile aumento dell’Iva e determinati ad aprire la lunghissima campagna elettorale sulla polemica con le istituzioni europee. Una crisi che determinerebbe la fine dell’alleanza di governo, forse con il varo di una legge di bilancio di emergenza. E, a quel punto, i due avrebbero campo libero per impostare la loro campagna, anche contro “l’ex alleato” che ha impedito il cambiamento del Paese. Navigare a vista per scatenare la crisi quando si tratterà di evitare le responsabilità del buco nei conti. Un piano semplice. E molto pericoloso.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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