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La Sardegna impugna la legge sull’Autonomia: “È ingiusta”. Anche la Toscana presenta ricorso

La Regione Sardegna ha impugnato davanti alla Corte Costituzionale il ddl Calderoli, la legge che introduce la riforma sull’Autonomia differenziata. “È ingiusta e va combattuta”, ha commentato la governatrice Alessandra Todde. Anche la Toscana ha presentato ricorso.
A cura di Giulia Casula
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La Regione Sardegna ha impugnato davanti alla Corte Costituzionale il ddl Calderoli, la legge che introduce la riforma sull'Autonomia differenziata .Il provvedimento è stato approvato oggi dalla Giunta guidata da Alessandra Todde.

Il contenuto della legge "appare lesivo per l'autonomia regionale sia nella sua interezza che anche per una serie di specifici motivi che riguardano, in particolare (ma non solo), singolarmente gli artt. 1, 2, 3, 4, 5, 7, 8, 9, 10 e 11", si legge nelle oltre 55 pagine presentate davanti alla Consulta.

La notizia del ricorso arriva nello stesso giorno in cui la raccolta firme per il referendum contro l'Autonomia differenziata ha raggiunto (solo online) quota mezzo milione , necessaria per raggiungere il quorum richiesto.

Nel provvedimento vengono spiegate le ragioni dell'impugnazione. "La delega al Governo per la determinazione dei Lep (Livelli essenziali delle prestazioni) è carente di principi e criteri direttivi. Viola le prerogative delle Regioni a statuto speciale, in particolare della Sardegna, e non rispetta le procedure previste dallo Statuto speciale della Sardegna per il trasferimento di funzioni e risorse e rischia di accentuare i divari territoriali e violare i principi di solidarietà e uguaglianza". Per la Giunta Todde "questi vizi di costituzionalità ledano le competenze e l'autonomia della Regione Sardegna". Da qui la richiesta di annullamento totale o parziale della discussa legge.

"Quello che veramente non funziona è che le Regioni del nord sono Regioni che sono state infrastrutturate negli ultimi decenni con i soldi di tutti i cittadini italiani", ha spiegato la presidente Alessandra Todde.  "Sono diventate Regioni ricche, sono diventate Regioni trainanti con l'aiuto di tutti, con i soldi dello Stato. Pensare adesso semplicemente di basarsi sulla spesa storica e quindi di consentire a queste Regioni che hanno avuto di più di spendere di più anche sulla base di quello che possono trattenere è una cosa ingiusta", ha aggiunto.

"I servizi essenziali non sono stati definiti e già questo è un tradimento perché  comunque era fondamentale definire quelli che erano i livelli essenziali di assistenza, rispetto alla legge di autonomia differenziata. Invece si è voluto correre, si è voluto mettere le bandierine indipendentemente dal fatto di poterli definire correttamente, indipendentemente dal fatto di capire cos'è il fondo di perequazione, con quali soldi gli eventuali distanze vengono colmati", ha proseguito la governatrice.

"Tutto questo non è stato definito, invece si è scelta una legge procedurale che semplicemente sancisce il fatto che le Regioni del nord saranno diverse dalle Regioni a statuto speciale e dalle Regioni del sud perché potranno procedere semplicemente per conto loro. Il Veneto – osserva Todde – si è portato avanti nella richiesta di materie, ma faccio un esempio pratico: pensate alla trattativa con l'Europa, che non è una competenza che comporta la definizione di Lea. Voi pensate veramente che una Regione che può avere forza come la Lombardia o il Veneto possano trattare in Europa in maniera più o meno forte rispetto alla Calabria o rispetto alla Sardegna? Ecco, questo sicuramente non aiuta la sussidiarietà del nostro Paese, quindi anche per questi motivi l'autonomia differenziata va combattuta", ha ribadito.

Ma l'Isola non è l'unica ad aver impugnato la riforma bandiera della Lega. Anche la Toscana ha presentato ricorso contro il governo per la dichiarazione di illegittimità costituzionale della legge. Per il governatore Eugenio Giani si tratta di un testo "veramente sbagliato" che "amplifica le diversità, i divari che ci sono tra le Regioni" e "non aiuta l'individuazione delle specificità e delle vocazioni dei territori, ma cristallizzerà e amplificherà le diseguaglianze tra le Regioni, tra le aree più forti e quelle più deboli del Paese", ha commentato. "E non è soltanto una minaccia concreta all'unità nazionale, ma un macigno sulla strada del regionalismo equo e solidale voluto dai padri costituenti, a partire da Piero Calamandrei", ha aggiunto.

Quello della Sardegna è "un atto di grande coraggio e forza politica", ha commentato Giuseppe Conte, "un messaggio chiaro indirizzato a Palazzo Chigi". La giunta sarda è la seconda, dopo quella pugliese, ad avere adottato formalmente la delibera davanti alla Consulta. La mobilitazione però, riguarda anche altre Regioni, come l'Emilia Romagna e la Toscana, pronte a dire "no" alla soprannominata riforma "Spacca-Italia" voluta dal governo Meloni.

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