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La Russa dice che un figlio gay sarebbe “un dispiacere”, ma il busto del Duce l’ha dato alla sorella

Il presidente del Senato dice un figlio gay sarebbe “diverso” e “un dispiacere”, come “se fosse milanista”. E sul busto del Duce La Russa dice di averlo dato alla sorella.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Un figlio omosessuale? Come fosse milanista. Torna pure l'ormai celebre busto del Duce, che in famiglia hanno finito addirittura per litigarsi. E arriva anche la valutazione aggiornata sul livello estetico delle donne nel centrodestra, di cui si sentiva assolutamente il bisogno. Ignazio La Russa si racconta e commenta a tutto tondo, intervistato da Francesca Fagnani nel programma Belve, che andrà in onda questa sera. "Non amo piacere a tutti – dice il presidente del Senato, secondo quanto riportato nelle anticipazioni – Un pregio? Non mi prendo troppo sul serio. Un difetto? A volte sono superficiale". E sul suo carattere conferma: "La Rissa verbale? Qualche volta mi è capitato. Io incendiario? L'importante è non cambiare troppo. Sono invecchiato, e ho attenuato un po' il carattere".

Poi per La Russa è tempo di giudizi: "Accetterei con dispiacere la notizia di un figlio gay – dice – come se fosse milanista, diverso da me". E sottolinea: "Un padre etero vorrebbe che il figlio fosse come lui". Ancora: "Il livello estetico delle donne a destra è calato, è aumentato quello della qualità e della capacità". Si parla anche di fascismo: "Mi rimprovero di aver mostrato il busto del Duce in tv – dice La Russa – lo vuole mia sorella, mi ha detto ‘nostro padre l'ha dato a noi'. Scoop, gliel'ho dato, non ce l'ho più". Il presidente del Senato si fa serio: "Considerato che su questo, sul fascismo, il mondo non separa le cose importanti dal contesto in cui si dicono le cose, quindi ci devo stare attento. A volte sarebbe bello fare battute, odio questo politically correct". Quanto agli anni di piombo, la seconda carica dello Stato dice di non avere fatto qualcosa per cui "chiedere perdono".

Si passa agli alleati di governo e di coalizione, ma anche vecchi amici. A partire da Berlusconi: "Silvio, cambiando, credo che stia cominciando a capire che Giorgia sia una leader di Stato. Non è un complimento, ma lo dico a ragion veduta – dice La Russa – qualche volta temo sia consigliato, con l'età uno cambia". Poi torna sullo scontro al Senato e conferma quanto registrato all'epoca dalle telecamere di Fanpage.it: lo sfogo di Berlusconi era per il mancato ministero a Licia Ronzulli. "Quel vaffa di Berlusconi il giorno della mia elezione non era per me, era per Giorgia che aveva posto dei paletti sui ministri, Ronzulli in particolare, ma più che per Giorgia era per Fratelli d'Italia – spiega La Russa – È la prima volta che lo dico".

E ancora su Forza Italia – dopo lo scontro del weekend – attacca: "Mules? Come si chiama, il vicepresidente della Camera? Mulè, non è mio nemico, ma lui non mi è simpatico". E sulle dichiarazioni di Donzelli in Aula, che hanno scatenato la polemica con l'opposizione – anche per via dei documenti passati dal sottosegretario Delmastro al vicepresidente del Copasir – La Russa chiosa: "Se non avesse fatto quello che ha fatto si sarebbe incentrato il dibattito sulla questione della visita del Pd a Cospito. Non è stato utile, dal punto di vista della comunicazione, ma nessun problema etico".

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