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La Russa dice che ascoltare le opposizioni sul premierato ha peggiorato la riforma

Il presidente del Senato, davanti alla ministra Casellati che ha scritto la riforma sul premierato, ha criticato esplicitamente il testo: “Averlo voluto rendere accettabile da un maggior numero di forze politiche non lo ha migliorato, forse lo ha peggiorato”.
A cura di Tommaso Coluzzi
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La madre di tutte le riforme, per citare Giorgia Meloni, non piace al presidente del Senato, Ignazio La Russa. Non è una novità assoluta, anzi. Già nelle scorse settimane, il fedelissimo della presidente del Consiglio e fondatore – insieme a lei – di Fratelli d'Italia non aveva risparmiato critiche alla riforma sul premierato targata Casellati. Se in passato La Russa aveva attaccato il testo nel merito, esprimendo contrarietà al passaggio anti-ribaltone, oggi è tornato a farlo sul metodo. E lo ha fatto davanti alla diretta interessata, tra l'altro, la ministra delle Riforme che ha partecipato insieme a lui a un confronto ad hoc sul premierato durante la kermesse di Fratelli d'Italia a Roma, Atreju.

"Migliorabile, sicuramente. Nulla non è migliorabile – ha detto La Russa parlando del testo – Anzi, averlo voluto rendere accettabile da un maggior numero di forze politiche non lo ha migliorato, forse lo ha peggiorato". E sulle critiche esterne ha aggiunto: "Qualunque forma trovi non piacerà, ci sarà sempre un gap". Per il presidente del Senato, l'approvazione con il voto dei due terzi dell'Assemblea – che permetterebbe di scongiurare l'ipotesi referendum – è una "speranza vana". Poi ha attaccato: "Neanche se avessimo riscritto la Costituzione del Pci sovietico ci avrebbero mai dato ragione. Nessuna riforma passerà mai con i voti della gran parte delle opposizioni, allora tanto vale farla bene".

"In fase di discussione se ci sarà qualcosa che si vorrà modificare, si modificherà – si è difesa la ministra Casellati – L'importante è che sia sintonica con l'impianto di questo progetto. Siamo aperti, a condizione che il dialogo non diventi un monologo. Non è che per andare d'accordo bisogna dire sì a tutto. Sennò sarà una riforma a colpi di minoranza e non di maggioranza". Poi ha aggiunto: "Unico punto non discutibile della riforma è l'elezione diretta, perché per troppo tempo abbiamo assistito a una successione di governi tecnici e policromi e quindi i cittadini giustamente si sono allontanati ritenendo che il loro voto finisse nel cestino".

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