La Russa avrebbe contattato la società di spionaggio Equalize durante l’indagine per stupro su suo figlio
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Il presidente del Senato Ignazio La Russa avrebbe telefonato a Enrico Pazzali, principale socio della società di investigazione Equalize, nella seconda metà di maggio 2023, quando l'indagine per stupro su suo figlio Leonardo Apache La Russa, non era ancora nota al pubblico. Questo dettaglio emerge dagli atti dell'inchiesta su Equalize, accusata di aver effettuato accessi abusivi a database protetti. Secondo quanto riferito da Samuele Calamucci, uno degli indagati, durante un interrogatorio, le intercettazioni confermerebbero che Pazzali, dopo la chiamata, avrebbe avviato verifiche sulla famiglia La Russa attraverso il trojan Beyond. Lo stesso giorno, un carabiniere avrebbe contattato Pazzali per raccogliere informazioni sulla casa milanese del presidente del Senato. Ignazio La Russa, tuttavia nega qualsiasi coinvolgimento in merito.
La vicenda che ha coinvolto Apache La Russa ha suscitato un acceso dibattito pubblico: il figlio di La Russa è accusato, insieme al dj Tommaso Gilardoni, di aver violentato una ragazza nella notte tra il 18 e il 19 maggio 2023, al termine di una festa al locale Apophis di Milano. Il presidente del Senato ha sempre sostenuto di non aver saputo dell'accusa fino alla sua pubblicazione sui giornali, ma le recenti indagini e le intercettazioni sembrano ora mettere in discussione la sua versione.
Il contesto della telefonata
Quando ha ricevuto la telefonata, Enrico Pazzali si trovava in riunione con Carmine Gallo e Samuele Calamucci, entrambi coinvolti nell'inchiesta su Equalize. Secondo Il Fatto Quotidiano, durante quella conversazione, Pazzali avrebbe parlato con una persona di nome "Ignazio" e dopo aver riattaccato, il presidente della Fondazione Fiera, visibilmente scosso, avrebbe annunciato ai presenti l'indagine su Leonardo Apache La Russa, aggiungendo: "Sono cose che possono capitare a tutti". Pochi minuti dopo Pazzali avrebbe ricevuto una seconda telefonata da parte di un ufficiale dei carabinieri, di cui identità resta ancora nascosta, che gli avrebbe chiesto informazioni sulla casa di Milano di La Russa. L'inchiesta avrebbe messo in luce anche i legami di Pazzali con figure di rilievo della sicurezza e dell'intelligence, come Cosimo Di Gesù della Guardia di Finanza e Carlo De Donno, numero due dell'Aisi.
Le intercettazioni mostrerebbero poi che, una volta arrivato negli uffici di via Pattari, Pazzali avrebbe immediatamente ordinato verifiche su Ignazio La Russa e sulla sua famiglia: "Ignazio La Russa del 1953, no ha settantacinque anni lui ha… vai giù (…) questo (…) e metti anche un altro, come si chiama l'altro figlio?", dice Pazzali durante una conversazione registrata.
La Russa nega qualsiasi coinvolgimento
Il presidente del Senato ha negato qualsiasi coinvolgimento nella raccolta di informazioni tramite canali non ufficiali: "Certo che lo escludo, peraltro ho saputo dell'accusa solo quando ne hanno parlato i giornali", ha dichiarato a Il Fatto Quotidiano.
Quando è emerso che Pazzali aveva ordinato accertamenti sulla sua famiglia, La Russa avrebbe reagito con indignazione, dichiarando anche al Corriere della Sera: "Sono più che allarmato, disgustato dal fatto che ancora una volta i miei figli, Geronimo e Leonardo, debbano pagare la ‘colpa' di chiamarsi La Russa, se risulterà confermato che anche loro sono stati spiati. Conosco da anni Enrico Pazzali, che ho sempre ritenuto una persona perbene, e vorrei poter considerare, fino a prova contraria, un amico di vecchia data. Ma mai avrei immaginato che potesse fare una cosa del genere. Se lo ha fatto, è perché forse è stato costretto. Non sapevo nemmeno che avesse una società che si occupa di queste cose", ha aggiunto, per poi concludere: "L'unica cosa che mi premerebbe sapere è chi possa aver commissionato il dossieraggio contro la mia famiglia".
La posizione di La Russa sul figlio Leonardo Apache
Ignazio La Russa ha sempre difeso il figlio Leonardo, dichiarandosi certo della sua innocenza. Fin dall'inizio dell'indagine, ha messo in dubbio la versione della presunta vittima, sottolineando il ritardo nella denuncia: "Dopo averlo a lungo interrogato, ho la certezza che mio figlio Leonardo non abbia compiuto alcun atto penalmente rilevante. Di sicuro lascia molti interrogativi una denuncia presentata dopo 40 giorni".
Il tempo trascorso prima di una denuncia tuttavia, non è di per sé un elemento che esclude la possibilità di una violenza. In Italia, la legge prevede che una vittima di violenza sessuale possa sporgere querela entro dodici mesi dall'episodio. Non è certo raro poi che una donna decida di denunciare solo dopo settimane o mesi: questo spesso deriva da paura, vergogna o timore di non essere creduta, soprattutto quando l'aggressore è una persona conosciuta.
La Russa ha comunque sollevato dubbi sulle condizioni della ragazza quella notte: "Lascia oggettivamente molti dubbi il racconto di una ragazza che, per sua stessa ammissione, aveva consumato cocaina prima di incontrare mio figlio. Un episodio di cui Leonardo non era a conoscenza. Una sostanza che lo stesso Leonardo sono certo non ha mai consumato in vita sua".
Il racconto della giovane agli inquirenti è tuttavia diverso: dopo la serata trascorsa al club milanese, arrivata a casa La Russa, la giovane sarebbe stata stordita da un mix di sostanze e alcol (secondo le sue accuse, da un drink drogato e somministrato di nascosto dallo stesso Leonardo La Russa).
"La ragazza l'ho incrociata al mattino", ha detto Ignazio La Russa ai cronisti fuori dal Tribunale di Milano, aggiungendo "sia pur fuggevolmente da me e da mia moglie, quel giorno la ragazza appariva assolutamente tranquilla". Queste dichiarazioni hanno suscitato forti critiche, tra cui quella della segretaria del PD, Elly Schlein, che le ha definite "disgustose". La Russa ha poi chiarito la sua posizione: "Non accuso nessuno e men che meno la ragazza. Semplicemente, da padre, credo a mio figlio".
L'indagine per stupro su Leonardo Apache La Russa e il dj Tommaso Gilardoni non è tuttavia ancora chiusa: la Procura di Milano dovrà decidere se archiviare il caso o procedere con la chiusura indagini, determinando così il futuro dell'inchiesta.