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La rivoluzione De Magistris sei mesi dopo: successi, ombre e incertezze

La rivoluzione arancione di Napoli, vista sei mesi dopo, ha tonalità più scure e contorni meno nitidi. Insanabili contrasti si sono aperti tra il nuovo sindaco, Luigi de Magistris, e buona parte della società civile che lo aveva sostenuto alle scorse elezioni comunali. Dopo la vicenda Rossi e quella Vecchioni, nuovi scenari si aprono all’orizzonte, magari in vista di Palazzo Chigi.
A cura di Alessio Viscardi
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La rivoluzione De Magistris sei mesi dopo: successi, ombre e incertezze

Sei mesi fa, un movimento popolare incoronava Luigi de Magistris nuovo sindaco di Napoli dopo un buio quindicennio in cui la malapolitica aveva trascinato la città sulle prime pagine di tutto il mondo per l'emergenza rifiuti, l'insicurezza diffusa, le inchieste su appalti truccati e infiltrazioni della camorra a ogni livello dell'amministrazione pubblica. Aveva promesso di “scassare” quel sistema di connivenze, vincendo al ballottaggio contro il candidato del centrodestra Gianni Lettieri, ma soprattutto sul Prefetto calato dall'alto dal centrosinistra, Mario Morcone. Dopo mezzo anno, le strade sono sgombre dai rifiuti, a Palazzo San Giacomo ci sono prefetti e generali a garantire la trasparenza e non si annovera un solo tema centrale del vivere comune su cui l'amministrazione guidata dall'ex pm non abbia convocato una conferenza stampa o diramato un comunicato: immigrazione, sanità, welfare, lotta alla camorra. Eppure, la "rivoluzione arancione" sembra essere arrivata a un nodo critico e fosche nubi si affollano sull'orizzonte del capoluogo partenopeo.

L'ultima batosta viene dalle dimissioni di Roberto Vecchioni dalla presidenza del Forum delle Culture 2013, le quali seguono di una settimana il licenziamento di Raphael Rossi dalla presidenza di Asia, la società municipale addetta alla raccolta dei rifiuti. Il sindaco con la bandana sembra sempre più quell'uomo solo al comando che le Cassandre pre-elettorali davano per spacciato prima ancora di aver mangiato il panettone. De Magistris, invece, mangerà -come si suol dire- anche la colomba, ma a quale prezzo? Come ricordava Vincenzo Iurillo su Il fatto quotidiano non più di una settimana fa, ogni svolta critica del nuovo corso si è consumata con una rottura traumatica con la società civile – e con la base elettorale – che aveva sostenuto l'ex-pm nella sua corsa a Palazzo San Giacomo.

campagna-demagistris

Si cominciò poco dopo le elezioni, quando in piena estate gli uomini della polizia municipale agli ordini dell'appena riconfermato comandante Luigi Sementa, fecero irruzione in un capannone nei pressi del Porto nel quale avevano trovato rifugio centinaia di immigrati. Il fatto fu grave, la Polizia Municipale fu accusata di aver utilizzato spray urticante e manganelli per sgombrare lo stabile – divenuto in seguito un centro di smistamento dell'Asia. Sarebbe dovuto servire per raccogliere i rifiuti da inviare con le navi in Olanda, in realtà quel capannone non viene utilizzato per questo scopo e dagli Stir alle navi giungono rifiuti già imballati – le operazioni di carico del bastimento Nordstern sono in corso in questi giorni, partirà per Rotterdam dove il “secco” prodotto in città verrà bruciato in un inceneritore.

L'assalto ai migranti da parte dei vigili urbani e lo sgombero coatto vennero replicati quando gli uomini della municipale fecero irruzione in piazza Garibaldi – la stazione centrale di Napoli – invasa da un vero e proprio “suk” multi-etnico, abusivo e senza regole. I comitati, i centri sociali e le associazioni umanitarie fecero fuoco e fiamme contro l'amministrazione, particolarmente dure le parole del consigliere comunale Pietro Rinaldi – espressione del laboratorio occupato Insurgencia della periferia nord di Napoli – eletto nella lista civica del sindaco De Magistris.

Critiche che si replicarono, in piena emergenza, quando l'amministrazione provinciale tentò di varare un piano-discariche che prevedeva l'apertura o l'allargamento della Cava di Chiaiano – al tempo sotto sequestro nell'ambito di un'indagine sull'infiltrazione della camorra nella costruzione e nella gestione del sito, e della conseguente infiltrazione del percolato nel sottosuolo. De Magistris dovette scendere in campo in prima persona per scongiurare gli intenti di Luigi Cesaro, presidente della Provincia di Napoli, già indagato per i suoi rapporti con la Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo. Più recentemente, "Giggino ‘a purpetta" è stato coinvolto nell'inchiesta sul dossieraggio ai danni del presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro, da parte dell'ex-sottosegretario all'Economia, Nicola Cosentino (su cui pende una seconda richiesta di arresto perché indicato dai pentiti del clan dei Casalesi come referente della Camorra al Governo).

La nuova rottura tra Luigi de Magistris ei suoi sostenitori si è registrata subito dopo l'estate, quando il sindaco – dopo mesi in cui aveva assicurato che la Louis Vuitton's Cup si sarebbe svolta a Napoli – incassa il rifiuto dell'organizzazione statunitense, che sceglie Venezia come sede della competizione. Il sindaco riesce a strappare due tappe delle regate per la Coppa America da svolgere a Bagnoli, ma apriti cielo: gli ambientalisti delle Assise di Palazzo Marigliano – che da trent'anni chiedono la bonifica dei suoli su cui ancora è depositato lo scheletro industriale dell'ex-Ital Sider – vanno su tutte le furie; cavallo di battaglia della campagna elettorale, infatti, era stata proprio la riqualificazione dell'area. Il sindaco promette una bonifica integrale, ma la magistratura sequestra i suoli e li dichiara inquinati: la Coppa America si farà nel golfo, dei soldi per ripristinare l'area puteolana non si sa più niente e lo strappo con gli ambientalisti sembra difficilmente sanabile.

Sempre sul versante ambiente, l'altro cavallo di battaglia della campagna elettorale era stato: “No all'inceneritore di Napoli est” e – a causa dell'indisponibilità di de Magistris a concedere l'apertura dell'impianto di smaltimento rifiuti in città – da giugno fino agli ultimi giorno del 2011 si sono susseguiti eventi strani e poco chiari: 25 mila tonnellate di spazzatura hanno invaso le strade per mesi, le ditte responsabili della raccolta -in sub-appalto ad Asia- hanno scioperato senza preavviso, il vicesindaco Sodano ha prima dichiarato “azzerate le giacenze in città” ad agosto per poi annunciare la fine dell'emergenza rifiuti. Dopo qualche giorno, nuovo sciopero e nuovi cumuli.

Operazioni navi della spazzatura: dovevano partire a settembre, la Regione ha posto mille vincoli e solo ora sta salpando la prima – i ben informati giurano: sarà anche l'ultima (e visto che gli Stir li gestisce la Provincia, la voce potrebbe essere non del tutto infondata). Per costruire il “termovalorizzatore” a Ponticelli è arrivato in città anche il ministro tecnico per l'ambente – Corrado Clini, che appena nominato aveva dichiarato di voler rivedere l'esito referendario sul nucleare e aprire all'utilizzo degli OGM. Dopo l'incontro con Comune, Provincia e Regione è stato diramato un comunicato in cui veniva dichiarato che la scelta di costruire l'impianto sarebbe stata rivalutata.

Il sindaco ha subito gridato alla vittoria (sua) e alla sconfitta del sistema inceneritorista, la Regione -per tutta risposta- ha indetto un nuovo bando di gara per la sua costruzione, dopo che il precedente era andato deserto, ricevendo anche l'interessamento della A2A. Il tutto, sullo sfondo dell'ennesima condanna che l'Unione Europea potrebbe infliggere all'Italia il prossimo 15 gennaio – quando il caso Napoli sarà nuovamente all'esame della Commissione.

Doveva esserci una raccolta differenziata al 70% in sei mesi, invece siamo al 25% (dato contestato da molti, ma confermato da Asia). Un piccolo miracolo, se si pensa che soltanto a luglio il dato era di uno sconfortante 17% -in calo. L'autore di questa opera titanica è stato l'uomo che per primo Luigi de Magistris ha chiamato a suo fianco per fronteggiare l'emergenza rifiuti: Raphael Rossi, il supertecnico di Torino e incorruttibile simbolo di legalità (perché aveva resistito a mazzette milionarie quando era al vertice dell'Amiat, la società che gestisce raccolta e smaltimento nella sua città natale). Rossi aveva promesso di “estendere il Porta a Porta a 300 mila abitanti entre settembre 2011”, ma è riuscito appena ad attivare il servizio su Scampia (in parte) e Posillipo (in minor parte). Nonostante questo, in termini quantitativi, la raccolta differenziata di Napoli raggiunge circa 240 mila abitanti e l'Asia ha dichiarato sia la seconda città in Italia per PaP. Eppure, l'uomo della provvidenza è stato estromesso a sorpresa dalla direzione della società che stava rimettendo in sesto, al suo posto un altro paladino della lotta alle ecomafie: Raffaele Del Giudice, direttore di Legambiente Campania. Sul perché il manager di Torino sia stato allontanato, nonostante il sindaco abbia confermato di “volerlo in squadra per un ruolo nazionale”, pesa lo scontro con il vice-sindaco Tommaso Sodano sul riassorbimento di 21 dipendenti dell'ex-consorzio di Bacino Napoli 5 in Asia – operazione alla quale lo stesso Rossi ha confermato di aver detto sempre “no”.

In realtà, dall'interno del Consiglio Comunale continuano a trapelare voci sulla “lentezza” dell'ex-presidente e della sua eccessiva attenzione agli aspetti mediatici del lavoro. “Ci voleva uno con le palle per avere a che fare con una città come Napoli, con un'azienda piena di gente di malaffare e con un sistema disastrato. Rossi è un ottimo tecnico per una città che ha già un ciclo efficiente, qui ha fatto accumulare un mese e mezzo di ritardo sull'estensione della differenziata” ci rivelano. Eppure, sull'estromissione del torinese si è consumato uno scontro all'ultimo sangue, fatto di botta e risposta sui blog de Il fatto quotidiano e sulle prime pagine dei quotidiani locali, oltre che sui social network.

Ieri sera, e stamattina su Repubblica, il cantautore simbolo della “rivoluzione arancione di Milano e Napoli”, Roberto Vecchioni, ha reso note le sue dimissioni dalla presidenza del Forum delle Culture 2013. La sua nomina aveva creato scalpore, soprattutto per il vociferato compenso di 220mila euro l'anno. “Solo fango” aveva ribattuto De Magistris, costringendo Vecchioni ad accettare un “ruolo simbolico” a “zero euro”. Certo, in molti avevano criticato la nomina di un cantante in una posizione manageriale, soprattutto perché andava a spodestare uno dei delfini bassoliniani in Campania -Nicola Oddati, che aveva già fatto parecchio per organizzare la serie di eventi. Oggi, Vecchioni rivela di “sentirsi un artista, non adatto a ruoli manageriali” e di abbandonare per questo.

Le scelta di rimpiazzare Rossi e la nomina di un "tecnico" come Sergio Marotta al posto di Roberto Vecchioni sono ottime mosse per aumentare l'efficienza del sistema comunale, tanto che oggi in conferenza stampa con l'assessore al Bilancio, Riccardo Realfonzo, il primo cittadino ha potuto quantificare un primo risultato di questi sei mesi di buona amministrazione: "Napoli ha rispettato il patto di stabilità, questo ci permette di avere ora un tesoretto di 70 milioni che sarà subito investito per pagare i lavori pubblici in corso". Ma l'ennesimo strappo nella tela arancione che si tinge di colori diversi. Da settimane, infatti, si vocifera di un nuovo movimento meridionalista che il sindaco di Napoli vorrebbe lanciare assieme all'omologo primo cittadino di Bari, Michele Emiliano. Un'entità politica da mettere in campo per le prossime elezioni nazionali, aperta all'ala riformista del Pd formata da nomi di rilievo come Pippo Civati, Debora Serracchiani e Ivan Scalfarotto. Se qualcuno, facendo due conti, dovesse chiedersi come farà Luigi De Magistris a concorrere magari alla presidenza del Consiglio, oppure essere nominato in un ruolo ministeriale, mentre è ancora il primo cittadino di Napoli, potrebbe trovare una semplice risposta nel ricordarsi che l'ex-pm dovrebbe essere ancora deputato all'Europarlamento – carica lasciata a favore di Palazzo San Giacomo. E Palazzo Chigi ha arredi più belli.

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