La riforma Rai è legge, via libera al super amministratore e al cda ridotto
La riforma della Rai è diventata legge. Dopo lo stop al voto della settimana scorsa a causa della mancanza del numero legale in Aula, infatti il Senato oggi ha dato il via libera definitiva al provvedimento di riforma del servizio pubblico radiotelevisivo italiano. Si tratta del disegno di legge varato dal governo e già approvato dalla Camera dopo la discussione a Montecitorio. Gli articoli del ddl Rai erano stati già votati la scorsa settimana da Palazzo Madama ma a causa della mancanza dei senatori non si era arrivati al voto finale che però è arrivato oggi in un rush finale appena dopo il via libera alla legge di stabilità. Proprio in quest'ultima vi è un'altra novità in ambito rai: un provvedimento specifico sul canone radio-tv, che dal 2016 costerà 100 euro e sarà riscosso con la bolletta elettrica.
Numerose sono però le novità introdotte dalla riforma della Rai a partire dall'introduzione della figura dell'amministratore delegato per l'azienda pubblica e dalla composizione del nuovo consiglio di amministrazione per finire ai nuovi compiti della Vigilanza che ora non nomina più i vertici. Nel dettaglio, con la riforma, la Rai diventa una vera e propria azienda con un super manager. A differenza dell'attuale direttore generale, l’amministratore delegato infatti nomina direttori di rete, di canale e dirigenti di seconda fascia senza parere vincolante del cda, firmando autonomamente contratti fino a 10 milioni di euro. Solo per le nomine editoriali, cioè per i direttori di testata, il parere del Cda è vincolante se contrari alla nomina i 2/3 dei membri.
Lo stesso Ad dovrà provvedere anche all'attuazione del piano industriale e del preventivo di spesa annuale oltre a proporre al Cda il Piano per la trasparenza e la comunicazione aziendale, un'altra novità della riforma rai che prevede tra le altre cose la pubblicazione online dei compensi dei dirigenti che guadagnano più di 200mila euro lordi annui. Tutti compiti e poteri che secondo una norma transitoria dello stesso ddl vengono ora attribuiti al Direttore generale in carica, Antonio Campo dall'Orto.
Il cda al contrario rispetto al passato diventa più snello passando da nove a sette membri (quattro eletti dal Parlamento, due dal governo, uno dai dipendenti Rai). In questo caso a differenza dell'Ad però la norma si applica solo dalla prossima consiliatura, cioè tra tre anni. Il cda eleggerà anche il Presidente che avrà deleghe nelle aree delle relazioni esterne e istituzionali e di supervisione delle attività di controllo interno, previa delibera assembleare che ne autorizzi la delega. Perde potere quindi la commissione parlamentare di Vigilanza, che non eleggerà più i membri del cda e il presidente, ma avrà solo funzioni di indirizzo dopo aver ascoltato ogni sei mesi gli amministratori Rai.