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Covid 19

La raffinata strategia per tenere tutto aperto: far finta che con Omicron non muoia più nessuno

Nonostante Omicron sia meno letale, si contano centinaia di morti al giorno per Covid, solo in Italia. Solo che per tenere tutto aperto facciamo finta di non vederli.
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C’è un numero, uno solo, che dà l’esatta misura del modo in cui stiamo affrontando, giorno dopo giorno, fase dopo fase, questi due lunghissimi anni di pandemia di Covid-19. Quel numero ci arriva ogni giorno attorno alle sei di sera ed è il numero dei morti, delle persone che quotidianamente perdono la loro battaglia col virus. Ci sono giorni in cui quel numero ci fa orrore per le vette che raggiunge, giorni in cui ci dà sollievo per quanto decresce. E poi ci sono giorni come questi, in cui facciamo finta di non vederlo, di non sapere che il Covid versione Omicron, quello che secondo alcuni virologi si sta “raffreddorizzando”, quello con cui, secondo alcuni politici, dobbiamo serenamente convivere, ammazza come minimo un centinaio di persone al giorno, solo in Italia.

Intendiamoci: le cose stanno davvero andando meglio, rispetto a un anno fa. Omicron è molto più contagiosa di altre varianti del Covid ma molto meno letale, e se sei vaccinato è difficile ti faccia finire in ospedale. Eppure, proprio in ragione della maggior contagiosità di questa variante, o perché non stiamo facendo quasi nulla per evitare che si diffonda, la gente continua a morire, giorno dopo giorno, centinaio dopo centinaio.E c’è un misto di impotenza e di cinismo nel dire, come si sta facendo in queste ore, che non possiamo evitarlo. Che l’economia non può fermarsi. Che le scuole non possono più chiudere. Che mai e poi mai si può più obbligare la gente a non uscire di casa. L’impotenza di chi era sicuro di sfangarla vaccinando mezzo mondo – quello ricco – illudendosi che nell’altro mezzo mondo – quello povero – non sarebbero proliferate varianti più contagiose o più letali o più entrambe del virus di Wuhan. Il cinismo di chi crede che in fondo un po’ di selezione naturale sia fisiologica, degni eredi di chi pensava (pensa?) che le guerre siano l’igiene del mondo. Finché non tocca a loro o ai loro cari, ovviamente.

La cosa che fa sorridere – meglio: che forse farà sorridere i nostri posteri, tra qualche secolo – è che ci siamo addirittura convinti che le scelte politiche di queste settimane – a partire dagli ultimi due decreti del governo Draghi – siano frutto di chissà quale raffinata strategia di gestione epidemiologica, o di chissà quale certezza sulla minor pericolosità di Omicron, che chissà perché o per come abbiamo deciso che anziché ammazzare la gente, ammazzerà tutte le altre varianti più letali del virus e ci consegnerà l’Eldorado dell’endemia, della trasformazione di una sindrome respiratoria acuta in una banale influenza stagionale che si cura con latte e miele e il bacio di nonna in fronte. Potete scommettere che qualcuno prima o poi arriverà anche a dirlo, che la nascita di Omicron – la variante buona che ammazza le varianti cattive – sia parte integrante di questa raffinatissima strategia.

È un vero peccato che non sia così. Perché ci rimarremo malissimo quando lo scopriremo. E perché, se aprissimo gli occhi, potremmo salvare tante vite e risparmiare tanto dolore inutile a tanta gente. Banalmente: valgono di più venti giorni di scuole chiuse nel pieno della diffusione di Omicron e qualche limitazione in più alle attività  economiche o le centinaia di vite che il virus si porta via ogni singolo giorno in cui teniamo tutto aperto? Proviamo a rispondere sinceramente a questa domanda.

E già che ci siamo proviamo a rispondere a qualche altra domanda. Ad esempio, se abbiamo davvero messo in sicurezza quelle scuole che vogliamo a tutti costi tenere aperte e che numeri alla mano rappresentano uno dei principali luoghi di diffusione del Covid. O ancora, se abbiamo davvero attinto a tutte le risorse che avevamo a disposizione – a partire dai giganteschi patrimoni non tassati che riposano al sole dei paradisi fiscali – per quello straordinario investimento nella sanità pubblica che in un mondo normale dovrebbe essere la prima cosa a cui pensare, quando si affronta la più grave pandemia dell’era moderna. O ancora, a cosa serva tutta l’innovazione digitale di cui ci riempiamo la bocca, se a distanza di due anni la didattica a distanza e lo smartworking sono diventati una specie di bestemmia.

La verità è che, ci piaccia o no, vogliamo disperatamente tornare al mondo di prima. Che non vogliamo prendere atto che il mondo di prima non tornerà mai più. E che per farlo, in spregio a ogni principio di realtà, stiamo abituandoci a fare finta che il virus non esista più, e che non esista più la gente che muore. Solo così, risparmiandoci il bollettino della sera, e sperando che il vaccino ce la mandi buona, possiamo tornare al 2019, quando era tutto bello e semplice e l’unico spauracchio erano i migranti che sbarcavano a Lampedusa. Alzare un bel muro, rispedirli a casa loro e far finta che non esistessero, con loro, funzionava benissimo. Perché non dovrebbe funzionare ora?

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Francesco Cancellato è direttore responsabile del giornale online Fanpage.it e membro del board of directors dell'European Journalism Centre. Dal dicembre 2014 al settembre 2019 è stato direttore del quotidiano online Linkiesta.it. È autore di “Fattore G. Perché i tedeschi hanno ragione” (UBE, 2016), “Né sfruttati né bamboccioni. Risolvere la questione generazionale per salvare l’Italia” (Egea, 2018) e “Il Muro.15 storie dalla fine della guerra fredda” (Egea, 2019). Il suo ultimo libro è "Nel continente nero, la destra alla conquista dell'Europa" (Rizzoli, 2024).
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