La proposta “salva baby miss”: niente trucco per le modelle fino a 6 anni
Sempre più spesso a sfilare sulle passerelle non ci sono soltanto donne adulte ma anche tante piccole baby miss che fin da giovanissime entrano a far parte di un mondo patinato e di successo. Anche le pubblicità, i cataloghi, i brand spesso sono rappresentati da volti di giovanissime e il fenomeno è ormai un’abitudine commerciale in tutto il mondo. È anche vero però che esiste il rovescio della medaglia e tutto questo può nascondere delle problematiche. Su questo aspetto vuole far riflettere il ddl, presentato dalla senatrice di Alternativa popolare Fabiola Anitori, sulla tutela di bambini e adolescenti impiegati nello spettacolo, in attività culturali, artistiche, sportive o pubblicitarie.
Nella relazione illustrativa del ddl si legge che : “Le bambine, infatti, sono spesso vittime di un'adultizzazione precoce, vengono truccate e presentate con atteggiamenti, comportamenti, abiti e calzature non in linea con la loro età”, una raffigurazione che ha spinto la relatrice a interrogarsi “rispetto alla percezione di quello che accade da parte dei minori, soprattutto poiché non è garantito alcun supporto di tipo psicologico, ma anche rispetto alla produzione di immagini, che potrebbero avere utilizzo pedopornografico”.
Quello che si sottolinea inoltre è che spesso questa esposizione delle adolescenti alimenta una visione stereotipata dei sessi fin da giovanissimi: "Molte volte, soprattutto le bambine entrano precocemente in contatto con modelli di genere promossi dalla televisione, dallo spettacolo ludico, dalle pubblicità e dagli atteggiamenti osservati nella società; nondimeno, anche le strategie di marketing rivolte a bambini, bambine e genitori tendono a produrre e rinforzare stereotipi di genere”. Obiettivo del del quindi proprio il superamento degli stereotipi di genere, anche in piccola età perché: “i ruoli di genere si costruiscono e si affermano attraverso una serie di influenze sociali, esercitate in particolare dai mezzi di informazione e dalla società dell'immagine, che prendono forma nelle fasi dell'infanzia e dell'adolescenza e si sviluppano poi per tutta la vita”.
Tra le proposte del ddl quella di orari di lavoro ridotti: massimo 2 al giorno fino ai 3 anni del bambino; 3 ore fino ai 6 anni; 5 ore nella fascia di età compresa tra 6 e 11 anni. Inoltre c’è anche la richiesta della presenza di un medico e di uno psicologo sul luogo di lavoro, il divieto di trucco per i bambini al di sotto dei sei anni e la richiesta di abbassare il limite massimo dei decibel agli eventi.
Queste alcune delle proposte contenute nel ddl fermo restando, come si legge nel testo, che l'Italia ha ratificato la Convenzione Onu sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza con la legge n. 176 del 1991 che all’articolo 19 afferma "gli Stati parti adottano ogni misura legislativa, amministrativa, sociale ed educativa per tutelare il fanciullo contro ogni forma di violenza, di oltraggio o di brutalità fisiche o mentali, di abbandono o di negligenza, di maltrattamenti o di sfruttamento, compresa la violenza sessuale”.
Inoltre nella circolare n. 67 del 1989 del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, si precisa che "l'impegno lavorativo di un bambino fino a tre anni non potrà in alcun modo superare le tre ore giornaliere e deve avvenire in presenza del genitore o del tutore o di persona da questi espressamente delegata", per un minore dai 6 ai 15 anni "le ore lavorative non devono superare complessivamente le 7 ore giornaliere e le 35 ore settimanali".
Infine nella Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, all'articolo 24, comma 2, si dispone che: "In tutti gli atti relativi ai minori, siano essi compiuti da autorità pubbliche o da istituzioni private, l'interesse superiore del minore deve essere considerato preminenti”.
Il ddl Anitori si pone sulla scia di una normativa già presente e aggiorna parte di quella sul lavoro minorile oggi in vigore, che risale 1967, e la integra con la circolare del 1989 che tratta specificamente dei bambini coinvolti in sfilate di moda e spot pubblicitari.
La relatrice Anitori: "Questo ddl è un punto di partenza importante"
Come riporta l’Espresso, la relatrice Anitori non sa quanto sia possibile approvare la legge entro fine legislatura ma pone il ddl come un primo passo da poter cogliere in un futuro prossimo: “Questo disegno di legge è un punto di partenza importante, che testimonia come finalmente ci sia una sensibilizzazione dell'opinione pubblica su questo tema. Anche se quasi sicuramente la norma non vedrà la luce in questa legislatura, forse accadrà nella prossima. E se non dovessi essere rieletta sono certa che qualcuno raccoglierà il testimone per portare a casa un risultato fondamentale. L'essenziale è che qualcuno si sia finalmente accorto che questo problema esiste e che è urgente rimediare con una legge più adatta ai tempi di oggi”.