Approvare la legge di stabilità, bloccare l'aumento dell'Iva ed eliminare definitivamente l'Imu dalla prima casa. Il tutto in una decina di giorni e "grazie ai 10 miliardi che abbiamo trovato" e senza aumentare la benzina o altre accise. Poi subito al voto, senza "governicchi" con maggioranze ballerine che si reggono su dissidenti o voltagabbana. È questa in estrema sintesi la linea passata a larga maggioranza nel vertice dei parlamentari del Popolo della Libertà: il vero fatto politico della giornata, prima che Piazzapulita mandasse in onda l'ennesima sciagurata dichiarazione del Cavaliere con le accuse al Capo dello Stato.
Per la verità, come ha confessato ai nostri microfoni Fabrizio Cicchitto, più che di linea condivisa si dovrebbe parlare di decisione unilaterale di Berlusconi, imposta ai parlamentari pidiellini senza il benché minimo dibattito. Insomma, nonostante ci sfugga ancora la strategia di base, abbiamo almeno un quadro più chiaro sula volontà del Cavaliere di mettere la parola fine all'esecutivo delle larghe intese. Nelle intenzioni di Berlusconi, infatti, Letta dovrebbe passare la mano dopo aver impostato la legge di stabilità e la manovrina per la cancellazione dell'aumento Iva, concedendo successivamente ad un Parlamento "dimissionario" la possibilità di discutere e approvare questi provvedimenti, oltre alla definitiva eliminazione della tassazione sulla prima casa.
Certo, il ragionamento è un po' improvvisato, anche e soprattutto nella considerazione dell'improponibilità della tempistica immaginata da Berlusconi, ma ora l'iniziativa passa al Pd ed allo stesso Presidente del Consiglio. I democratici hanno già fatto sapere di ritenere "irricevibile una simile proposta", dal momento che, per dirla con Dario Franceschini, "non si può buttare lì una frase e dire che si fa la legge di stabilità in una settimana, ci vuole un minimo di serietà". E tutto lascia pensare che sarà anche questa la linea di Letta, determinato a presentarsi in Senato (domani mattina alle 9,30) e mettere "compiutamente di fronte alle proprie responsabilità il Popolo della Libertà", considerando che non è affatto scontato che si vada verso il voto decisivo sulla fiducia al Governo. Anche perché è un segreto di Pulcinella che la data da oltrepassare ad ogni costo sia quella del 15 ottobre (con la chiusura della finestra elettorale di novembre che garantirebbe uno "scudo minimo" al Cavaliere). Malgrado il voto del 4 novembre della Giunta sarà un ulteriore tassello verso la decadenza di Berlusconi da senatore.
Insomma, speculando su un possibile "piano A" del Cavaliere si potrebbe sintetizzare: sfiducia condizionata a Letta, battaglia sul voto della Giunta e "confusione organizzata" ben oltre il 15 ottobre; a quel punto accelerazione della crisi con la conseguente impossibilità del Parlamento di mettere la parola fine all'esperienza parlamentare di Berlusconi. In conclusione, mesi di reale agibilità politica e di preparazione della campagna elettorale, malgrado l'esecutività della sentenza.