La proposta di Renzi: “Mille euro all’anno per ogni figlio”
"Mille euro netti all’anno per tutti i ragazzi under 18. Un bonus di ottanta euro al mese, una misura universale per i figli”. Così Matteo Renzi, annuncia, dal suo viaggio in treno che lo porterà in giro per l’Italia in vista delle elezioni 2018, alcune misure da attuare nella prossima legislatura. E, nell'Intervista rilasciata al quotidiano Avvenire, aggiunge: "Abbiamo fatto poco per le famiglie. Dobbiamo fare di più".
Il bonus di cui parla il segretario del Pd non sarà per tutte le famiglie ma sarà destinato a chi rientrerà entro un certo limite di reddito: “Abbiamo già fatto simulazioni, abbiamo già chiari i conti. Restano da definire i dettagli. Sarà anche una sfida alla politica: il “mio” Pd non sta a discutere di galateo istituzionale, si concentra sui temi concreti. Ecco il punto: io voglio allargare il meccanismo degli 80 euro al mese, Salvini e Di Maio vorrebbero eliminarlo”.
E a chi gli fa notare la necessità di coperture per mettere in atto una simile misura, Matteo Renzi assicura di essere pronto a continuare “la battaglia sulla flessibilità per i conti pubblici già fatta nel 2014”. E aggiunge: “La rifaremo. Siamo orgogliosi di aver preso un Paese che stava a -2% di crescita e di averlo portato vicino al +2%. È un risultato che ci va riconosciuto. Ma questo elemento non è sufficiente per il futuro. La nuova battaglia è arrivare al 2,9% di deficit, è “tornare a Maastricht”, che vuole dire avere dai 30 ai 50 miliardi in più””.
Quello del 2,9 di deficit è per Renzi un obiettivo a portata di mano e se da una parte rivendica il Jobs act, “anche Draghi ha detto bene il Jobs act", ora punta a fare del Fiscal Compact un “Social compact e significa un’Europa che si occupa più della vita delle persone che della finanza”.
Ma tornando alle misure che vorrebbe per la crescita dell’Italia, tra le prime da attuare con la prossima legislatura, non c’è solo quella dei mille euro per figlio, ma anche la detrazione fiscale per chi tiene a casa un anziano non autosufficiente. Il segretario del Pd lo chiama “Bonus badanti”, un provvedimento che potrebbe dare voce anche al mondo inascoltato dei cosiddetti caregiver familiari, ossia di quelle persone che in ambito domestico si prendono cura a titolo gratuito di un familiare disabile che necessità di assistenza continua.
Renzi riafferma poi la necessità del servizio civile obbligatorio per almeno un mese, idea già lanciata in occasione dei dieci anni dalla nascita del Pd per “inaugurare la stagione dei doveri e non solo quella dei diritti”.
Sullo ius soli e la possibilità che la legge non passi entro la fine della legislatura, la volontà espressa da Renzi è quella di rispettare le decisioni di Gentiloni: “Se Gentiloni chiederà di mettere la fiducia, sono dalla sua parte. Se non la chiede, non ci sfileremo dal nostro premier”; mentre sulla legge elettorale lo sguardo è puntato dritto al passaggio al Senato: “C’è da passare lo scoglio del Senato, non è facile. Non è una legge emendabile. Lavoriamo e se va in porto, penso che il Pd e la coalizione di centrosinistra potranno fare un ottimo risultato. Possiamo vincere 130 dei 232 collegi uninominali. Possiamo puntare al governo del Paese”. E ancora: “Voglio credere che esca un vincitore netto e che sia il Pd. Se non andrà così troveremo una soluzione. Come abbiamo fatto nel 2013”.
Tra i temi toccati durante l’intervista una riflessione poi su Bankitalia e le polemiche successive dopo la mozione posta dal Pd contro il rinnovo della carica di governatore a Ignazio Visco. “In Parlamento si è deciso di rendere ammissibile la mozione dei Cinque Stelle. Una scelta della presidente. A quel punto dovevamo dire con chiarezza qual era la nostra valutazione”. E ancora: “Io quella mozione l’ho fatta ammorbidire dopo una telefonata di Gentiloni. Ma la sostanza era, e resta, chiara: il Pd esprime il suo giudizio sul passato e lascia il governo libero di muoversi”. Una polemica che ha visto anche l’attacco di Renzi alla presidente della Camera Boldrini per aver fatto giudicato ammissibile la mozione.
Nega poi Renzi qualsiasi attrito con Gentiloni dopo le sue dichiarazioni secondo cui il presidente del Consiglio era a conoscenza della mozione: “In 10 mesi non c’è mai stata una frizione. Ho totalmente seguito tutte le scelte del presidente del Consiglio, tutte. Avete mai sentito, a esempio, mezza parola mia sulla legge di Bilancio?”
Sul capitolo banche e la commissione parlamentare Renzi è netto: “Non sta a me fare la lista delle audizioni. E non credo che la commissione debba essere la Torquemada del passato. Sugli istituti di credito abbiamo avuto vari problemi, in questi anni. Alcune cose doveva farle la politica dopo l’errore di aver perso la finestra del 2012/13, quando altri Paesi sono intervenuti sulle banche e noi no. Noi abbiamo fatto la riforma delle popolari, che Draghi aveva scritto nel 1998 e che ho tirato fuori da un cassetto e realizzato, anche davanti a qualche polemica. Altri attori dovevano muoversi e non l’hanno fatto. Noi non vogliamo “inchiodare” nessuno, diciamo semplicemente: vogliamo discutere o no su cosa non ha funzionato in questi anni?”.
Renzi rivendica con orgoglio le decisione passate, “rifarei tutto quello che abbiamo fatto dal 2014” , ma con una riflessione maggiore sulle regole bancarie in Europa: “Sulle regole bancarie in Europa, sulle scelte manageriali fatte nelle banche commissariate tema di cui non sta parlando nessuno – e sulla tempistica degli interventi adottati, penso che una riflessione vada fatta”.
E infine poi un messaggio al Pd e a chi dentro al partito fatica a capire le scelte del segretario: “Al Pd vogliamo mandare un messaggio di tranquillità: farò esercizio di buon senso, rispetterò il pluralismo, non ripagherò l’opposizione interna con la stessa moneta con cui sono stato pagato io, che con Bersani presi il 40% e ottenni 13 deputati su 150. Non farò così, rispetterò tutte le sensibilità presenti nel partito. Farò in modo che ogni risorsa venga valorizzata e che nei collegi ci sia chi è più bravo a prendere voti. La società civile può dare forza al listino proporzionale.”