La promessa tradita di Salvini sul Ponte sullo Stretto: il 2024 è finito e di cantieri non si vede l’ombra
"L'obiettivo è aprire i cantieri, dopo 52 anni di parole, nell'estate dell'anno del Signore 2024". Lo diceva Matteo Salvini, leader della Lega e ministro delle Infrastrutture, a settembre del 2023, oltre un anno fa. Parlava del Ponte sullo Stretto di Messina, un progetto su cui ha puntato moltissimo dall'inizio del governo Meloni, rendendolo una delle ‘bandiere' che può rivendicare come interamente sua.
Ora non solo l'estate del 2024 è passata, ma l'anno volge al termine. E i cantieri, come è noto, non sono vicini alla partenza. Entro la fine di dicembre avrebbe dovuto arrivare almeno il via libera del Cipess al progetto definitivo, ma anche questo slitterà all'inizio dell'anno prossimo.
Da "partiamo in estate" a "cantieri aperti entro l'anno", poi il flop
Già nel corso di quest'anno, le promesse di Salvini avevano subito uno slittamento ‘silenzioso'. Da "l'estate del 2024", scadenza rivendicata fino ad aprile, l'obiettivo era diventato aprire i cantieri "entro l'anno". D'altra parte, dopo le oltre 200 raccomandazioni tecniche della commissione Via (Valutazione di impatto ambientale) arrivate proprio ad aprile, la società Stretto di Messina a maggio aveva chiesto una proroga di quattro mesi di tempo per far avere le risposte necessarie.
Poche settimane dopo, parlando a Messina, il ministro aveva detto: "L'obiettivo dopo 50 anni di chiacchiere e di promesse non mantenute con i siciliani, i calabresi e gli italiani è quello di aprire i cantieri del Ponte sullo Stretto entro l'anno". L'obiettivo di partire in estate, di colpo, era sparito.
A che punto sono i lavori e perché promettere di partire nel 2024 era impossibile
L'iter tecnico per il Ponte, mesi dopo, è ancora ben lontano dall'essere completato. A novembre la commissione Via ha fatto avere la sua approvazione. A inizio 2025 il Cipess (Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo) darà l'ok al progetto definitivo. Poi si passerà al progetto esecutivo, che potrebbe a sua volta richiedere diversi mesi e dovrà tenere conto di tutte le raccomandazioni tecniche arrivate finora.
A giugno di quest'anno Valerio Mele, direttore dell’area tecnica della Stretto di Messina Spa, parlando al consiglio comunale di Messina aveva detto che dopo il via libera del Cipess ci sarebbero stati dieci mesi di tempo (da contratto) per realizzare il progetto esecutivo. Dunque, lo slittamento potrebbe andare fino a settembre-ottobre 2025. Infatti, pochi giorni fa sui social Salvini si è limitato a commentare che "l'obiettivo è, ad inizio anno, approvare al Cipess il progetto definitivo e poi partire con il cantiere".
Questi, va chiarito, non sono passaggi su cui ci sia stato un ostruzionismo da parte ad esempio delle opposizioni o di associazioni opposte al progetto, di cui spesso il leader della Lega si è lamentato. Si tratta semplicemente delle procedure tecniche che ogni grande opera deve affrontare, e che erano già note prima che i lavori sulla progettazione riprendessero – in alcuni casi resi più lenti da errori pratici di chi l'ha curata. Per questo, al di là delle dichiarazioni del ministro, era chiaro da mesi che la tabella di marcia proposta fosse del tutto impossibile da rispettare. Cosa che però non ha impedito di continuare a prometterla.
Le complicazioni legali che potrebbero allungare ancora i tempi
E dire che un successo, almeno simbolico, da rivendicare avrebbe potuto arrivare all'ultimo. Il cronoprogramma della società Stretto di Messina, infatti, prevedeva che il 20 dicembre sarebbe avvenuta la posa della "prima pietra". Si sarebbe trattato solamente dell'inizio dell'occupazione temporanea dei terreni, prima che partano gli espropri delle abitazioni e l'acquisizione delle aree destinate ai lavori. Insomma, un intervento più che preliminare, rispetto alla costruzione vera e propria del Ponte. Ma sarebbe stato comunque un segnale ‘concreto' che Salvini avrebbe potuto mettere in mostra. Invece, la procedura è bloccata.
Infatti, 104 abitanti della zona hanno presentato un'azione inibitoria al Tribunale delle Imprese di Roma. La richiesta è che si fermino tutte le attività relative al Ponte sullo Stretto, ancora prima della fase esecutiva del progetto. Un'udienza decisiva per questo procedimento è fissata per il 9 giugno 2025. Fino a quel momento, però, il consorzio Eurolink (guidato dal gruppo Webuild, che lavora al progetto del Ponte) non può firmare nuovi atti che comportino oneri finanziari. Il rischio, insomma, è che lo sviluppo venga sospeso fino a quanto la questione legale non sarà chiarita.
Nel frattempo, il comune di Villa San Giovanni e la città metropolitana di Reggio Calabria hanno presentato ricorso al Tar del Lazio contro il parere positivo della commissione Via sul progetto del Ponte. Non sono ancora arrivati sviluppi, ma anche da questo punto di vista potrebbero arrivare complicazioni per l'opera. Senza tenere conto degli esposti in Procura, questi sì arrivati dalle opposizioni, che riguardano altri aspetti dell'opera e che a loro volta potrebbero portare dei rallentamenti. Resta da vedere se Salvini continuerà a rimandare la scadenza promessa a parole e, facendo finta di nulla, inizierà a garantire che i lavori partiranno entro il 2025.