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La produzione industriale italiana cala per il 25esimo mese di fila: i settori più colpiti

A febbraio 2025 la produzione industriale italiana è calata dello 0,9% rispetto a gennaio. Si tratta del 25esimo calo di fila Commentando le ultime stime Istat, il leader del M5s Giuseppe Conte ha attaccato Meloni “responsabile di uno dei tonfi più clamorosi del nostro settore industriale”.
A cura di Giulia Casula
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La produzione industriale italiana cala ancora. Secondo le stime Istat, a febbraio 2025  c'è stato un calo dello 0,9% rispetto a gennaio, mentre nel trimestre dicembre-febbraio il livello è sceso dello 0,7% rispetto ai tre mesi precedenti. Si tratta del 25esimo calo consecutivo per la produzione industriale del nostro Paese.

I cali della manifattura per settore

L'unico aumento si registra per l'energia (+4,0%), mentre si osservano flessioni per i beni strumentali (-3,3%), i beni intermedi (-2,0%) e i beni di consumo (-1,9%). Secondo le stime Istat, al netto degli effetti di calendario, a febbraio 2025 l'indice generale è diminuito del 2,7% (tenendo conto del fatto che i giorni lavorativi di calendario sono stati 20 contro i 21 di febbraio 2024). I soli settori di attività economica che hanno mostrato incrementi sono la fornitura di energia elettrica, gas, vapore ed aria (+19,4%), l'industria del legno, della carta e stampa (+3,4%) e le industrie alimentari, bevande e tabacco (+1,6%). In tutti gli altri comparti ci sono stati dei cali: i più significativi si rilevano nella fabbricazione di mezzi di trasporto (-14,1%), nelle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-12,9%) e nella fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (-12,0%).

Le reazioni, Conte: "Meloni responsabile di un tonfo clamoroso"

Il Movimento 5 Stelle accusa il governo Meloni del crollo della produzione manifatturiera. "Meloni è responsabile di uno dei tonfi più clamorosi del nostro settore industriale, un bungee jumping nel vuoto e senza fune per l'economia italiana. Non hanno saputo nemmeno sfruttare i 209 miliardi che si son ritrovati sul tavolo, procedendo a passo di lumaca", ha scritto sui social il leader M5s Giuseppe Conte. "Hanno distrutto una misura per il rilancio delle imprese come Transizione 4.0 riempendola di burocrazia e i risultati sono sotto gli occhi di tutti: il nostro Piano aveva attivato nei primi tre anni 29 miliardi di investimenti con effetti benefici sui fatturati del sistema industriale e sui posti di lavoro, con le loro modifiche le imprese hanno prenotato crediti d'imposta per soli 700 milioni su 6,2 miliardi di stanziamento. La fotografia impietosa del disastro è nell'ultimo Def: nel 2025 crescita dimezzata rispetto alle previsioni e azzerata per il terzo anno consecutivo. E avremo altri ‘zero virgola' di crescita anche nel 2026 e nel 2027. Serve un ‘kit di sopravvivenza' per le nostre imprese che non sanno più come tenere alta la saracinesca, altro che Piano di Riarmo", ha concluso l'ex premier.

"Siamo al 25mo calo consecutivo della produzione industriale, (-2,7 in termini tendenziali), ed ancora il governo non presenta alcun programma per sostenere la competitività delle diverse filiere produttive del nostro Paese", ha attaccato il senatore del Pd Daniele Manca, capogruppo Pd in commissione Bilancio a palazzo Madama. "Anzi, siamo in presenza di un nuovo Def senza indicazioni programmatiche e senza alcun indirizzo per valutare le ricadute delle politiche economiche del governo sul Pil nel triennio. Ora è tutto chiaro: stanno nascondendo il nulla, non si possono valutare le politiche economiche che non ci sono, con gli investimenti del Pnrr in forte ritardo che spingono l'Italia in recessione", ha affermato in una nota. "Il governo di Giorgia Meloni non ha una comune visione dello sviluppo economico, è diviso tra sovranismo, europeismo, e populismo. Lo era prima dell' avvento di Trump, lo resta ora di fronte ad una guerra commerciale all'interno della quale il nostro governo non proferisce parola sull'esigenza di un nuovo piano europeo per salvaguardare e qualificare la nostra manifattura. Il nulla sull'energia, nulla sui salari e nulla per rilanciare i consumi interni. Siamo all'interno di una vera emergenza economica, con un pilastro pubblico, la scuola e la sanità, sempre più debole. Così una cosa è certa: aumentano le povertà e le fragilità e si ampliano le disuguaglianze. Continuano con le riforme che dividono il paese, con politiche fiscali che continuano a penalizzare il lavoro e le imprese che investono per una buona e piena occupazione", ha concluso.

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