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La produzione industriale in Italia è in calo da due anni, come si spiega la crisi

Negli ultimi 23 mesi registrati, la produzione industriale in Italia è sempre scesa. Il 2023 e il 2024 hanno avuto un segno meno, e a dicembre dello scorso anno il dato era più basso del 7,1% rispetto a un anno prima. La difficoltà soprattutto dell’auto e della moda, ma l’anno scorso tutti i settori sono andati in perdita, con l’unica eccezione degli alimentari.
A cura di Luca Pons
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Negli ultimi due anni la produzione dell'industria italiana è scesa, e non di poco. C'è stato un -2% nel 2023 e poi addirittura un -3,5% in media nel 2024, con 42 miliardi di euro di incassi in meno. L'ultimo dato comunicato dall'Istat riguarda lo scorso dicembre: l'ennesimo calo, per il 23esimo mese consecutivo. La produzione a dicembre è scesa del 7,1% rispetto a un anno prima: per trovare un dato peggiore di questo bisogna tornare al periodo del Covid.

In generale, dopo la pandemia l'industria in Italia ha avuto un ripresa immediata a cui però è seguito un lungo declino. Dopo il -11,4% dell'anno del Covid, nel 2021 era arrivato un +11,8%. Poi però qualcosa si è fermato. Nel 2022 si è registrato appena un +0,3%, e nel corso dell'anno successivo è iniziata la discesa che continua tuttora e non sembra rallentare.

fonte: Istat
fonte: Istat

Nel 2024, l'unico settore manifatturiero in cui la produzione è aumentata sono stati gli alimentari. Allargando a tutto il mondo industriale, c'è stata una crescita anche per l'energia. Il dato particolarmente grave di dicembre si spiega anche con il fatto che molte aziende hanno allungato il fermo natalizio, rispetto al 2023, proprio per mancanza di lavoro, come ha riportato il Sole 24 ore. Ma resta il fatto che è stato solo l'ultimo di 23 mesi consecutivi in cui la produzione è scesa.

I settori più in crisi sono due. Da una parte l'automotive. La produzione di auto è scesa di ben il 43%, quasi la metà. L'anno scorso in Italia sono state prodotte circa 310mila auto: è il numero più basso registrato dal 1957, prima del boom economico seguito alla Seconda guerra mondiale.

In questo campo, la nota crisi di Stellantis – che a dicembre ha visto le dimissioni dell'ad Carlos Tavares – ha portato moltissimi dipendenti in cassa integrazione, e naturalmente questo ha fatto sì che la produzione si abbassasse drasticamente. Il 19 marzo è in programma un'audizione del presidente John Elkann alla Camera, davanti alla commissione Attività produttive. Questo potrebbe essere un appuntamento utile per capire quali siano i piani dell'azienda per i suoi stabilimenti italiani.

L'altro settore che ha incontrato le difficoltà maggiori è la moda. Il tessile ha fatto registrare un calo del 18%. Sono andati decisamente male anche il metallurgico, l'industria dei macchinari e quella di legno-carta. Come detto, l'unico ambito in cui nel 2024 non c'è stata una flessione, ma una leggera ripresa, è stato quello degli alimentari.

I motivi per questo calo sono diversi. La domanda interna è molto debole, e ci sono pochi investimenti. La situazione internazionale è incerta, con la recessione della Germania e il prospetto dei dazi degli Stati Uniti, ad esempio, e infatti anche gli acquisti dall'estero sono scesi.

Oe misure messe in campo dal governo Meloni – in particolare la cosiddetta Transizione 5.0 – finora non hanno aiutato, soprattutto perché molto macchinose. Così, mentre l'occupazione continua ad aumentare (non per tutti) e la maggioranza di centrodestra continua a rivendicare questo risultato, così come l'abbassamento dello spread, le industrie italiane sono in crisi da due anni.

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