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La Procura di Agrigento chiede di indagare sulla Guardia costiera libica dopo gli spari sui migranti

Il procuratore di Agrigento ha chiesto alla ministra Cartabia l’autorizzazione a procedere contro gli uomini della Guardia costiera libica che hanno tentato di speronare un barchino con a bordo sessanta migranti, sparando in acqua e colpendoli con bastoni e corde. A livello giurisprudenziale la situazione è intricata, perché se da un lato i migranti sono poi sbarcati a Lampedusa sani e salvi e la Ong Sea Watch ha presentato una denuncia, dall’altro i fatti sono accaduti in acque internazionali in zona sar maltese.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Le immagini della Guardia costiera libica che tenta di speronare un barchino con circa sessanta migranti a bordo, sparando in acqua e lanciando corde e bastoni verso il motore, hanno suscitato molta polemica. Non che i "metodi" delle autorità libiche fossero sconosciuti, ma il video registrato dall'aereo dell'Ong Sea Watch ha mostrato tutta la ferocia dell'attacco della motovedetta (regalata dall'Italia di Minniti). Il Procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio, avrebbe scritto alla ministra Cartabia, secondo quanto riporta Repubblica. Il motivo? Chiedere di poter indagare sul comportamento delle autorità libiche. Il passaggio, però, non è affatto facile: sarebbe la prima volta che la magistratura italiana fa un passo del genere, ma non è chiaro se possa procedere. Se è vero che i migranti sono poi approdati a Lampedusa sani e salvi e quindi ora si trovano sul territorio italiano, e Sea Watch ha presentato una denuncia in Procura, è anche vero che i fatti sono accaduti in acque internazionali in zona sar maltese.

Il video registrato da Sea Bird, intanto, è stato acquisito. Nel frattempo i migranti sono arrivati sull'isola siciliana e sono stati già trasferiti sulla nave quarantena. Ieri era arrivata la dura condanna del ministro della Difesa Guerini, che ha parlato di "comportamenti inaccettabili", ma ha anche assicurato che l'autorità libica ha "condannato il comportamento del comandante e avviato un'inchiesta". Difficile pensare che nessuno in Libia sappia cosa fanno le motovedette della Guardia costiera, né che questo tipo di comportamento non sia ricorrente e autorizzato. Sta di fatto che in Italia se ne parla diffusamente perché la missione sta per essere rifinanziata. Lo stesso Guerini ha pronunciato quelle parole in Parlamento presentando la delibera sulle missioni per il 2021 già approvata dal governo a metà giugno.

Il presidente del Consiglio non si è mai espresso chiaramente sull'operato della Guardia costiera libica, dicendosi soddisfatto per la loro politica sui migranti nella sua ultima visita a Tripoli. Nel frattempo alcune Ong hanno scritto e firmato una lettera diretta al Parlamento: "Sollecitiamo il Parlamento a revocare qualsiasi sostegno alla Guardia Costiera Libica e alla Amministrazione Generale per la Sicurezza Costiera, condizionando qualsiasi intesa all'adozione da parte libica di concrete misure a garanzia dei diritti di rifugiati e migranti, compreso l'impegno a sbarcare persone soccorse in mare in un porto sicuro, che non può essere in Libia".

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