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La pressione fiscale in Italia è aumentata, dice Istat: di quanto e cosa significa

Nei primi nove mesi del 2024 la pressione fiscale in Italia è aumentata: le tasse e i contributi raccolti sono stati pari al 39,6% del Pil, un +0,9% rispetto allo stesso periodo del 2023. A farlo sapere è l’ultimo rapporto Istat sui conti pubblici, che sottolinea anche come sia calato il deficit delle pubbliche amministrazioni e sia aumentato potere d’acquisto delle famiglie.
A cura di Luca Pons
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Pressione fiscale in aumento nel 2024. Da gennaio a settembre, tutte le imposte (dirette e indirette) e i contributi raccolti dallo Stato sono stati pari al 39,6% del Pil. Un dato segnalato dall'Istat nel suo ultimo rapporto, e più alto rispetto al 2023, quando sempre nei primi nove mesi il rapporto era stato del 38,7%. Questo non significa necessariamente che gli italiani in media abbiano pagato più tasse, ma che la quantità di tasse versate è stata pari a una percentuale più alta del Pil. Pil che a sua volta, nel 2024, è cresciuto di poco (le stime piazzano la crescita tra lo 0,5% e lo 0,8%).

L'aumento della pressione fiscale non è una novità. L'Istat ha registrato un incremento tutti gli anni dal 2018 in poi, con un picco nel 2020 con la pandemia da Covid-19. Negli anni successivi c'era poi stato un rallentamento, tanto che nel 2023 – l'unica eccezione negli ultimi sei anni – la pressione non era cresciuta ma era rimasta stabile. In questo si parla dei dati per l'anno intero, mentre oggi l'Istat ha aggiornato i numeri solo per i primi nove mesi del 2024, quindi resta da vedere se l'aumento sarà confermato.

Negli ultimi anni, anche Eurostat conferma che la pressione in Italia ha avuto un andamento altalenante. Dopo un lieve calo tra il 2014 e il 2018, c'è stato un picco nel 2019-2020. Nel 2023, il nostro Paese era all'ottavo posto per pressione fiscale, mentre al primo si era piazzata la Francia, seguita da Belgio, Danimarca, Austria, Lussemburgo, Finlandia e Svezia. Ben più in basso la Germania, sostanzialmente in linea con la media dei Paesi della zona Euro.

Nel 2024, dunque, la pressione fiscale in Italia sembrerebbe essere tornata a crescere, a meno di sorprese nei dati di ottobre-dicembre. Il rapporto Istat, tuttavia, ha riportato anche dei dati positivi.

Il potere d'acquisto delle famiglie è salito per il settimo trimestre di fila: +0,4% rispetto al trimestre precedente. Non solo, ma nel complesso nei primi nove mesi del 2024 il potere d'acquisto è aumentato del 2,5% rispetto allo stesso periodo del 2023. Certo, l'incremento registrato nel periodo di luglio-settembre dello scorso anno è stato più contenuto rispetto ai trimestri precedenti, ma si tratta comunque di un segnale incoraggiante.

Sempre parlando di famiglie, il loro reddito disponibile è aumentato dello 0,6% rispetto ai tre mesi prima, del 3,7% nel periodo gennaio-settembre rispetto a gennaio-settembre 2023. Nel trimestre in questione, è scesa la propensione al risparmio. Ovvero, le famiglie hanno preferito spendere i soldi che hanno incassato, piuttosto che metterli da parte. Infatti, i consumi sono aumentati dell'1,6%.

Ci sono anche dei dati positivi per i conti dello Stato. L'indebitamento netto della pubblica amministrazione, cioè il è, nel trimestre in questione è stato del -2,3% del Pil. Un anno prima, invece, era del -6,3%. Una decisa ‘sterzata', insomma, per il debito pubblico. Un miglioramento richiesto anche dai nuovi paletti di contabilità europea, e che dovrà continuare a verificarsi anche nei prossimi anni per rispettare le regole Ue.

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