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La polemica su Ingroia e la riforma della giustizia

Il quotidiano della famiglia Berlusconi attacca il pm Ingroia: “non ho intenzione di chiederne le dimissioni” replica Alfano.
A cura di Nadia Vitali
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Angelino Alfano e Silvio Berlusconi

Anche la giornata di oggi si è aperta con una pagina di grande giornalismo per Il Giornale. Dopo l'intervento dal palco di Piazza del Popolo alla manifestazione di ieri A Difesa della Costituzione del procuratore aggiunto Antonio Ingroia, infatti, il quotidiano della famiglia Berlusconi ne pubblica la foto con una didascalia inequivocabile: "Questo magistrato deve dimettersi". Colpa del giudice: aver definito una "controriforma" il progetto di riforma della giustizia. Tuttavia, dal microfono di Lucia Annunziata, il ministro Angelino Alfano ha volutamente moderato i focosi toni dei giornalisti, sottolineando l'assurdità di prendere un provvedimento contro il pm Ingroia: i giudici oltre ad essere indipendenti nella sostanza, devono anche apparirlo, ha sottolineato; una frase che potrebbe apparire scontata ma non di questi tempi. Tant'è che questo non è bastato a placare del tutto gli animi: Fabrizio Cicchitto, ad esempio non ha perso occasione per aprire bocca e ricordarci quanto abbia poco chiaro in mente cosa significhi vivere in una democrazia, facendo presente il suo augurio affinché il Csm si occupi di questo "caso gravissimo".

Diritto di tutti i cittadini, del resto, è manifestare il proprio dissenso; anzi, per la verità, quando questo dissenso viene da una parte consistente della cittadinanza, come sta accadendo ultimamente, sarebbe d'uopo anche provare ad ascoltare (ma non spingiamoci troppo oltre con la fantasia). Dunque anche i giudici, in quanto cittadini, devono poter esprimere la propria opinione: è quanto sottolineato dal Vice presidente del Csm Michele Vietti che ha aggiunto un invito alla sobrietà e alla misura a magistrati, forze politiche e giornalisti, rispetto alla riforma della giustizia.

Nel frattempo il Presidente del Consiglio conferma la propria intenzione di andare avanti: con toni sempre un po' eroici, come piace a lui, naturalmente facendo passare questa riforma come un dovere istituzionale a cui lui, ora che ha raggiunto nuovamente una maggioranza convincente, non se la sente proprio di sottrarsi. Saranno le drammatiche notizie provenienti dal Giappone, ma quando si sente dire così, risulta proprio difficile a non pensare che in Italia esiste una città storica come l'Aquila che è abbandonata a sé stessa, mentre queste vengono definite priorità improrogabili.

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