Michela Murgia, più di ogni altra cosa, ci ha dato bussole e lampare.
Ha reso attraenti parole come queer o famiglia. Ha reso dicibile una parola come "radicalità", dandoci la possibilità di inserirla nelle nostre conversazioni qualunque, perché l'ha avvicinata ai contesti, ai bisogni, senza mai sporcarne il significato o rendere la radicalità una barzelletta; ha semplicemente reso naturale quella condizione per vivere e per stare bene.
Un concetto, spiegato da Michela Murgia, non poteva essere diversamente.
Ci ha risolto la questione "politica" perché tutto è politico.
Ci ha fornito la cassetta con gli attrezzi, il cacciavite e le viti. Ha costruito fondamenta, e quando già c'erano le ha rese più solide.
Ha allargato ogni comunità di cui ha fatto parte. Non si è mai definita per esclusione di qualcun altro.
Ha chiamato "fascista" questo governo e ha spiegato il perché ogni giorno.
In un contesto dominato dai moderati che sganciano bombe, lei era antimilitarista. Non ha fatto la guerra neanche al tumore, ha rifiutato il linguaggio bellico anche nella cura.
Ci ha fatto invidiare i suoi legami, le sue relazioni e la potenza che dava a queste parole. Non credo di essere stato il solo, a invidiarglieli. Un'invidia bella, intendiamoci. Penso all'invidia dell'allievo di fronte alla maestra, l'invidia per quello che lei già sa e che tu, se sarai bravo, riuscirai forse ad apprendere un giorno. Insomma, una cosa desiderabile.
Michela Murgia, personalmente, mi ha aiutato a risolvere varie discussioni. Quando non trovavo le parole, quando mi accorgevo di non saperle difendere abbastanza bene, ho concluso più volte con la dizione "guarda, io la penso esattamente come Michela Murgia".
Michela Murgia ha ampliato il significato di madre e di Sardegna.
Michela Murgia ha tolto l'isola da una serie di stereotipi che i non sardi, maledettamente, sentono.
E a volerla scrivere tutta, Michela Murgia ha avuto anche il pregio di diventare la persona sarda più conosciuta, togliendo lo scettro ad altri che non mi va neanche di nominare (e non sto parlando di Enrico Berlinguer, ovviamente).
Michela Murgia ha tolto la polvere dai concetti, il fumo e la scrivania dalla parola "intellettuale", rendendo questa parola una compagna di stanza.
Ha parlato di felicità e di scelta.
Michela Murgia, personalmente, ha avuto il valore di una nave da soccorso, una ONG; mi ha aiutato a separare il grano dal loglio. Chi parla male di Michela Murgia o di chi salva vite, ha torto. E sono fiero di questo mio estremismo, le vie di mezzo le lascio volentieri ai governatori e ai capetti di Stato.
Michela Murgia è morta e non è viva. Però morendo ha lasciato così tanta vita dietro di sé, che la morte – a suo modo – lei l'ha fregata comunque.