La partita delle nomine nel governo Meloni: la Lega punta Eni ed Enel, attenzione sulla Rai
La partita delle nomine delle grandi partecipate dello Stato si è ufficialmente aperta. Nel governo Meloni se ne comincia a parlare, sia sotto forma di note diffuse da fonti di partito, sia con dichiarazioni palesi. Il primo colpo l'ha battuto la Lega di Matteo Salvini: "L'Italia deve mostrarsi all'altezza delle sfide più delicate, a partire dalla politica energetica su cui il governo è particolarmente attento. È bene sottolineare che anche le grandi aziende di Stato come Eni ed Enel devono cambiare profondamente le loro politiche e il loro approccio alla modernità. Serve un cambio di passo". Il messaggio arriva da fonti qualificate del partito di via Bellerio, e il messaggio è chiarissimo: a un mese dal rinnovo dei Consigli di amministrazione, è il momento di cominciare a discuterne.
Tutto tace in zona Fratelli d'Italia, dove chiaramente si è consapevoli di essere in maggioranza e di poter giocare quella partita da favoriti. Per Forza Italia parla Maurizio Gasparri: "Il governo di centrodestra saprà gestire con equilibrio e saggezza la stagione delle nomine. Del resto, sin qui, il governo Meloni ha dimostrato di muoversi rispettando le competenze – dice il vicepresidente del Senato – Ci sono stati, in alcuni casi, dei ricambi e, in altri, conferme. Niente machete ma scelte attente e oculate. Quindi, anche in grandi gruppi, alcuni potranno essere confermati e altri potranno cedere il posto a persone che potranno ottenere risultati ancora migliori".
Poi passa all'attacco: "Abbiamo visto persone che avevano alle spalle stagioni disastrose alla guida di banche o che avevano frequentato i gazebo delle primarie della sinistra, mantenere le proprie adorate e ricchissime poltrone. Oppure abbiamo visto in altri gruppi, vedi l’Eni, approdare direttamente dal Parlamento dirigenti e parlamentari del Pd. Vicende veramente criticabili. Come nella Rai, dove assistiamo anche ai programmi a favore della malaria e contro le bonifiche. Che altro dovremmo vedere? – chiede Gasparri – Insomma si lasci il governo fare le scelte che gli competono, rispettando qualità e meriti, ma senza epurazioni e senza immobilismi. Altrimenti la sinistra dovrebbe continuare a governare a vita pur perdendo le elezioni?".
La questione coinvolge circa sessanta Cda di controllate pubbliche, su cui la Lega vuole cominciare a ragionare per non farsi trovare indietro. È probabile che prima di marzo non si apra nessun tavolo tecnico, nonostante le pressioni del Carroccio. E se Meloni decidesse di seguire il metodo Draghi e tagliare fuori i partiti dalle decisioni? Partita nella partita, poi, è quella della Rai. La presidente del Consiglio ha frenato le ire – in primis dei suoi – di chi voleva la testa di Fuortes.