Se il tentativo di Bersani dovesse fallire (e con buona probabilità fallirà), il Presidente Napolitano potrebbe decidere di tentare la riproposizione di un Governo tecnico, in grado di dare un minimo di stabilità al Paese, fare qualche riforma considerata urgentissima (legge elettorale e "utilizzo dei margini" del patto di stabilità), prima di ridare la parola agli elettori. Si tratterebbe di trovare una figura rispettabile e stimata, con grande credibilità internazionale, in grado di raccogliere il consenso parlamentare sia del centrodestra che del centrosinistra (il Movimento 5 Stelle è sostanzialmente escluso da una prospettiva di questo tipo). Paradossalmente ci si verrebbe a trovare nelle stesse condizioni che agevolarono la salita a Palazzo Chigi di Mario Monti, con l'esperienza "controversa" del governo dei "super tecnici del rigore e dell'equità".
Una circostanza che dovrebbe far riflettere proprio Mario Monti, protagonista di un vero e proprio suicidio politico (con la candidatura alle elezioni alla guida di una delle tre aree che lo avevano sostenuto al Governo), cui si è aggiunto lo schiaffo ricevuto da Napolitano nella vicenda che ha portato all'elezione di Pietro Grasso alla Presidenza del Senato. E se alla vigilia delle elezioni tutti erano certi del fatto che "Monti sarebbe tornato utile al Paese", ormai appare definitivamente chiaro che il Professore è destinato a rimanere ai margini della contesa politica. Anche al di là dei suoi meriti (recupero della credibilità internazionale, con alcuni risultati di rilievo come quello dell'ultimo Eurovertice) e demeriti (declinazione "parziale" dei concetti di rigore ed equità, riforme ad impatto nullo eccetera).
Monti in effetti sembra assistere da spettatore alle vicende odierne della politica. Non ha il peso parlamentare per partecipare alla pari alle "trattative", non ha più l'influenza politica per aspirare a cariche istituzionali o di Governo, non ha l'appoggio compatto dei suoi stessi alleati (tutt'altro…), ma soprattutto non è pronto ad una nuova ricandidatura nel caso in cui la situazione dovesse precipitare verso una nuova consultazione elettorale. Insomma, se non siamo alla fine ingloriosa di una breve parabola politica, poco ci manca. Ed è sostanzialmente un peccato, perché, dopo anni di politica da avanspettacolo, il Professore poteva marcare una reale discontinuità. Ma, tralasciando il merito di alcune scelte disastrose (bocciate da mercati ed italiani ad un tempo), ha finito con l'adeguarsi a quel sistema così lontano dal suo modo di essere, a cedere alla vanità della politica – spettacolo, finendo con l'omologarsi, nel bene e nel male. E tra i cloni e gli originali non c'è mai stata partita.