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La Ocean Viking salva dei naufraghi in mare, la Guardia costiera libica si avvicina e spara

Un pattugliatore della Guardia costiera libica, che in passato era appartenuto alla nostra Guardia di Finanza e che è stato donato appena qualche settimana fa a Tripoli, ha iniziato a sparare in aria durante un salvataggio della Ocean Viking in acque internazionali, seguendo poi i gommoni veloci della Ong con una serie di manovre pericolosissime.
A cura di Annalisa Girardi
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Credits: Sos Mediterranee
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Colpi di arma da fuoco per intimidire, per allontanare le navi umanitarie che salvano i migranti nel Mediterraneo. È successo alcuni giorni fa, quando una pattuglia della cosiddetta Guardia costiera libica ha iniziato a sparare in aria durante un'operazione di soccorso della Ocean Viking in acque internazionali al largo delle coste libiche. I colpi sono partiti da una motovedetta che in passato era appartenuta alla Guardia di Finanza italiana, e che era stata donata appena qualche settimana fa dall'Unione europea alla Libia. E che ora, appunto, viene usata per sparare contro chi salva vite in mare.

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Il soccorso della Ocean Viking

L'Ong Sos Mediterranée ha ricostruito tutto l'accaduto. Lo scorso 7 luglio la sua nave umanitaria, la Ocean Viking appunto, si trovata nel Mediterraneo centrale dove ha soccorso 46 persone in pericolo. Dopo il primo salvataggio l'equipaggio ha ricevuto un mayday relay su una seconda imbarcazione in distress in acque internazionale al largo della Libia, a circa 45 miglia da Garabulli. Un aereo di Pilotes Volontaires, una Ong che sorvola il Mediterraneo per avvistare le imbarcazioni in difficoltà, ha confermato la presenza di un barchino alla deriva con a bordo 11 persone.

Dalla Ocean Viking sono quindi subito partire due barche di soccorso veloce, che hanno raggiunto la piccola imbarcazione in vetro resina e hanno preso a bordo i naufraghi. Tornando verso la nave madre, però, i gommoni sono stati raggiunti da una pattuglia libica "che ha iniziato a sparare più volte in aria, mettendo in pericolo la vita dell'equipaggio e dei sopravvissuti".

La Guardia costiera libica apre il fuoco

A bordo della Ocean Viking c'era anche una giornalista di Euractiv, Eleonora Vasques, che ha raccontato quanto accaduto. L'Ong era già in contatto con le autorità italiane, che avevano assegnato il porto di Civitavecchia (a tre giorni di navigazione) dopo il primo salvataggio. Alla notizia della seconda imbarcazione in pericolo, il Centro nazionale di coordinamento del soccorso marittimo (IMRCC) aveva detto alla Ocean Viking di "procedere e valutare". A quel punto la Ong aveva cercato di comunicare anche con Tripoli, con non poche difficoltà dal momento che, nonostante sia previsto dal diritto del mare, nella Guardia costiera libica non ci fosse nemmeno una persona che parlasse in inglese. Un membro dell'equipaggio, sempre secondo quanto racconta Vasques, sarebbe però riuscito a parlare con i libici in arabo. La Guardia costiera libica avrebbe prima detto alla Ong di andarsene, ma alla risposta della Ocean Viking – che avrebbe sottolineato di trovarsi in acque internazionali e di aver già ricevuto il via libera dalle autorità italiane – si sarebbe limitata a rispondere "ok".

Non ci sarebbero state ulteriori comunicazioni, ma il pattugliatore libico si sarebbe presentato sul luogo del soccorso. E dopo una serie di manovre rischiose, mirate a bloccare i gommoni della Ocean Viking, ha iniziato a sparare in aria. Un'esibizione di violenza incredibilmente pericolosa, ovviamente contraria a ogni principio della legge del mare.

La motovedetta donata a Tripoli era della Guardia di Finanza italiana

La motovedetta che ha aperto il fuoco in passato era appartenuta alla Guardia di Finanza italiana. Si tratta di un pattugliatore Classe Corrubia, donato a Tripoli nell'ambito del progetto europeo SIBMMIL (Support Integrated Boarder and Migration Management in Lybia), per sostenere i libici nel controllo dei confini e dei flussi migratori.

"Da ricostruzioni giornalistiche e dal lavoro di ricerca del giornalista di Radio Radicale Scandura ora si viene a sapere che i colpi di mitraglia sono partiti da una delle motovedette, in passato della Guardia di Finanza, che il governo italiano ha regalato alle milizie libiche il 23 giugno scorso da Messina. La presidente Meloni e i ministri Crosetto e Piantedosi non hanno nulla da dire? Sull'episodio presenteremo un'interrogazione parlamentare al governo perché è una vergogna che il nostro Paese sia complice di queste azioni violente ed illegali", ha scritto su Twitter il segretario nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni, parlamentare dell'Alleanza Verdi Sinistra.

Era stato proprio il giornalista di Radio Radicale a segnalare come non ci fossero dubbi sulla provenienza delle motovedette libiche, consegnate a Messina lo scorso 24 giugno. Non è chiaro, però, di quale delle due si tratti: il numero identificativo normalmente inserito sopra il "ponte di passeggiata" manca ancora.

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