“La morte di Satnam Singh non è un caso isolato, in Sicilia e Calabria migranti trattati come animali”
Satnam Singh, lasciato morire dopo che un macchinario avvolgi plastica gli aveva amputato un braccio. Il lavoratore indiano è morto a Latina, dopo essere stato abbandonato insieme al suo arto, perché ormai inutile per raccogliere ortaggi e frutta per le nostre tavole. La moglie del 31enne aveva pregato il datore di lavoro, affinché li aiutasse: "Ho visto l'incidente, ho implorato il padrone di portarlo in ospedale ma lui doveva salvare la sua azienda agricola. Ha messo davanti a tutto la sua azienda agricola". Una vicenda crudele, ma purtroppo non un caso isolato.
Lo sanno bene gli operatori di Emergency, che lavorano da anni in progetti di assistenza sanitaria e supporto psicologico in Sicilia e in Calabria, documentando storie di sfruttamento sul lavoro e precarietà abitativa. Storie di violenza, incuria e sopraffazione, che vengono riferite dagli stessi lavoratori migranti, presi in carico negli ambulatori e nelle cliniche mobili a Rosarno nella Piana di Gioia Tauro e nella "fascia trasformata" nel ragusano in Sicilia, una fascia di terra di 30 chilometri in cui le colture intensive in serra, da alcuni decenni, hanno sostituito le colture stagionali originarie.
Emergency è attiva in questi territori con Programma Italia – progetto con cui l'associazione dal 2006 lavora per garantire il diritto alle cure nel Paese – offrendo prestazioni socio-sanitarie gratuite ai cittadini stranieri e italiani che non possono accedere al Servizio Sanitario Nazionale.
Quello che è accaduto a Latina potrebbe avvenire anche in queste zone, dove non sempre esiste la figura del ‘caporale', dell'intermediario, ma sono gli stessi datori di lavoro a reclutare i lavori stranieri nelle piazze. In caso di incidenti, ci hanno spiegato gli operatori di Emergency, anche nel Ragusano è accaduto che i lavoratori siano scaricati al Pronto Soccorso, e i datori di lavoro li minacciano, impedendo loro di denunciare.
Alessandro Di Benedetto è uno psicoterapeuta che lavora dal 2019 nel progetto Ragusa con Emergency, che è presente in zona con un ambulatorio mobile, che staziona a Santa Croce Camerina e Marina di Acate, e un ambulatorio fisso a Vittoria, dove c'è uno dei mercati ortofrutticoli più grandi d'Italia.
La notizia della morte atroce di Satnam Singh è arrivata anche lì: "In alcuni colloqui psicologici i migranti hanno parlato di questa vicenda. Ma nulla ormai li sconvolge. Loro si sentono schiavi, ci dicono che si sentono trattati come animali. A volte non si prendono cura della loro salute perché hanno paura di perdere il posto di lavoro. Se si ammalano vengono sostituiti subito. E quindi anche se hanno problemi respiratori o rimangono feriti a causa di incidenti mentre lavorano, non si fermano. Se un migrante cade dal tetto di una serra e sbatte la schiena non può denunciare, perché altrimenti rischia di perdere anche il luogo in cui alloggia", ha raccontato a Fanpage.it Alessandro Di Benedetto.
Le condizioni dei braccianti nel Ragusano
In queste zone ci sono anche braccianti occupati con regolari contratti di lavoro, ma ci sono anche tante situazioni di illegalità, con migranti privi di documenti e permessi di soggiorno, che riescono a essere impiegati solo per pochi giorni, in prova, prima di sparire per paura dei controlli delle autorità. Per la maggior parte sono uomini, dai 20 ai 40 anni, ma ci sono anche donne. Migranti subsahariani, gambiani, marocchini, tunisini, che percepiscono una paga di 35-40 euro al giorno, sette giorni su sette, con turni di lavoro spesso notturni, da mezzanotte alle 9 del mattino, per evitare le alte temperature che di giorno si raggiungono in serra, anche oltre i 50 gradi. Si dorme per strada, in tuguri, negli androni dei palazzi, in mezzo alle serre, in casette destinate ai macchinari agricoli, senza finestre, ammassati in gruppi di 4 o 5 persone, che spesso fanno anche da ‘guardiani' notturni alle serre. Negli alloggi non c'è acqua e non c'è luce.
"Queste condizioni di precarietà insieme all'assenza di una prospettiva futura, causano inevitabilmente sofferenza psicologica, patologie come ansia e depressione. Tra i pazienti con cui faccio colloqui ci sono braccianti che non tornano al loro Paese da 8-10 anni, e che quando sono partiti hanno lasciato figli di pochi mesi, mai più rivisti. Sono bloccati, non possono spostarsi o magari tornare ciclicamente a casa, perché non hanno il permesso di soggiorno. Ci sono anche lavoratori più anziani, di 50 anni, che non hanno mai fatto un ricongiungimento familiare, che continuano a sostenere economicamente le famiglie nei Paesi d'origine. Molti arrivano a gesti di autolesionismo, si provocano tagli. Gli irregolari non si rivolgono ai servizi sociali, perché hanno paura del foglio di via, hanno paura di essere espulsi. Per questo si nascondono continuamente, camminano a testa bassa. Rimangono lì in questo limbo, invisibili", ha detto Di Benedetto a Fanpage.it.
"Con il nostro ambulatorio mobile riusciamo a raggiungere anche le zone più difficili. I migranti non hanno mezzi di trasporto, quelli pubblici sono quasi assenti, e queste persone sono spesso costrette a pagare i tassisti abusivi, che per un tragitto di 8 o 10 Km si fanno pagare anche 20 euro".
Nel 2023 in Calabria sono state più di 2.100 le prestazioni socio-sanitarie effettuate da Emergency in Calabria e 643 le persone supportate. Nella Piana di Gioia Tauro l'Ong garantisce assistenza sanitaria gratuita, orientamento socio-sanitario e supporto psicologico ai lavoratori braccianti, ai cittadini italiani e stranieri in difficoltà che non riescono ad avere accesso alle cure. L’ambulatorio mobile si trova in piazza Valarioti a Rosarno e di fronte alla tendopoli di San Ferdinando. È inoltre presente un ambulatorio fisso a Polistena (Reggio Calabria). In Sicilia nel 2023 sono state oltre 3.000 le prestazioni socio-sanitarie effettuate e 982 le persone supportate da Emergency.