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News sul caso Daniela Santanchè

La ministra Santanchè in Senato: “Contro di me schifosa campagna di odio, non ho nulla da nascondere”

“Non ho nulla da nascondere, ma sono qui per chiarire tutto perché non voglio far pesare sul governo le conseguenze di una campagna di odio nei miei confronti” “: lo ha detto la ministra Daniela Santanchè nella sua informativa in Senato sul caso scoppiato dopo la puntata di Report.
A cura di Annalisa Girardi
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Daniela Santanchè si è presentata in Senato per chiarire la sua versione dei fatti riguardo al caso esploso dopo la puntata di Report, incentrata sulle imprese a lei legate, Ki Group e Visibilia. A chiedere l'informativa erano state le dimissioni, secondo cui la ministra avrebbe dovuto spiegare subito come stavano le cose o dimettersi. "Spero vorrete darmi atto che a fronte della richiesta di alcuni gruppi di opposizione ho subito dato la mia disponibilità. Qualcuno considera eccessiva questa decisione, ma non voglio far pesare sul governo le conseguenze di una campagna di odio nei miei confronti", ha cominciato la ministra.

"Affermo sul mio onore che non sono stata raggiunta da alcun avviso di garanzia. Anche se un quotidiano stamattina ha detto che io sono indagata, senza indicare alcuna fonte. O il giornale mente sapendo di mentire. Oppure ha avuto notizia che io non ho e che nessuno potrebbe lecitamente avere, questa sarebbe un'ipotesi ancora più grave", ha sottolineato. E ancora: "Sono pratiche sporche e schifose. Oggi tocca a me, domani potrebbe essere un altro, qualsiasi cittadino".

La ministra ha quindi proseguito affermando che dovrebbe essere lei a ricevere risposte: "Ma è normale che un ministro, mentre sta per rivolgersi ai senatore, legge da un giornale che sarebbe indagato? Voi lascerete che tutto questo accada impunemente, o vi scandalizzerete come avete fatto per come mi vesto, per le mie case, i nomignoli che mi sono stati appioppati, le mie amicizie?".

Quindi Santanchè ha proseguito entrando nel merito dell'inchiesta di Report. "Risponderò vestendo i panni dell'imprenditore, perché è in tale veste che sono stata presa di mira. Del mio operato come ministro posso semmai vantarmi del giudizio che hanno espresso i colleghi e la presidente del Consiglio. Per quel che mi riguarda faccio impresa da quando avevo 25 anni, contando solo su me stessa. In questi anni ho raccolto tanti successi imprenditoriali e sono fiera di aver dato lavoro a tante persone".

La ministra ha continuato spiegando che anche le sue imprese hanno risentito negli anni della crisi e per questo ha messo a disposizione il suo patrimonio personale: "I pretesi scandali delle ultime settimane sono il maldestro tentativo di impedire alle mie imprese di portare a termine la ristrutturazione in corso, con i mezzi a disposizione di tutte le imprese. Vi assicuro che il mio progetto di ristrutturazione è molto più virtuoso di molte aziende nelle stesse condizioni. Nessun favoritismo, per il mio essere in politica. Sono percepita come un simbolo di ciò che non piace alla sinistra, ma ciò non può permettere che io sia privata dei diritti che spettano a tutti".

"Il mio grande accusatore non è un piccolo risparmiatore in difficoltà, ma un finanziere che è partito da Torre del Greco e si è trasferito in Svizzera e Montecarlo, e ora vive alle Bahamas. Non una persona senza tutele", ha detto ancora. Per poi precisare che nelle imprese al centro del caso lei non ha mai avuto più del 5% della partecipazione. Il salvataggio di una di queste, ha continuato, è stato gestito dall'ex compagno, con cui all'epoca non aveva più contatti.

"Con riferimento ai compensi milionari che mi sono stati attribuiti: tra il 2019 e il 2021 da Ki Group ho incassato in totale 27 mila euro. In quelli precedenti, quando il gruppo aveva margini positivi, ho percepito mediamente 100 mila euro lordi all'anno. Anche questa notizia era perfettamente nota, così come si sapeva che i Tfr ancora da corrispondere ai dipendenti erano per quelli fuoriusciti nel 2023, quando io già ero uscita dal gruppo. Comunque verranno tutti riconosciuti come loro spetta", ha continuato la ministra. Per poi raccontare che quando il gruppo fece richiesta di un prestito Covid, anche lei in quanto socia fece la sua parte: "Sarete contenti di sapere che ho perso tutto il mio investimento".

Invece su Visibilia, gruppo che lei ha gestito, ha detto: "Per trent'anni nessuno mi ha accusato di nulla. Con il mio gruppo ho agito come qualsiasi imprenditore che ha vissuto la crisi di quel settore, non ho ricevuto favoritismi. La società quotata nella fase di ristrutturazione ha fatto ricorso a prestiti perfettamente legittimi, in linea con le direttive di Borsa Italiana e di Consob. Da settimane però si insinua che dietro il fondo in questione ci siano presenze ignote. A me è ignota la fonte di questa insinuazione". Per risanare le imprese, ha detto Santanché, ha usato la liquidità a sua disposizione, per risanare i debiti. "È tutto noto, tutto documentato", ha aggiunto.

Per poi parlare del caso della cassa integrazione. "Sono stata accusata anche di truffa per aver messo una lavoratrice part time in cassa integrazione, che però nega di essere stata informata e di aver continuano a fornire le sue prestazione. Di fronte alla contestazione tardiva della dipendente, pur essendo io certa che quella dipendente non ha mai messo piede in Visibilia dalla cassa integrazione, il gruppo ha preferito sanare la posizione, considerando alla lavoratrice in servizio per tutto il periodo, molto prima della vicenda mediatica di cui oggi parliamo".

Avviandosi a conclusione, Santanchè ha detto che la procura di Milano ha proposto istanza di liquidazione giudiziale (che si chiamava istanza di fallimento fino allo scorso anno) per le quattro imprese Visibilia, per poi ritirarla (su due) dopo aver verificato che i debiti sono stati estinti: "La procura ha chiesto al tribunale fallimentare di differire fino al completamento del risanamento. Credo di essere stata abbastanza chiara. Per la complessa operazione di risanamento ho messo a disposizione il mio patrimonio, per tutto ciò mi sarei aspettata un plauso: sfido a trovare persone che impegnano tutto il patrimonio per salvare le proprie aziende".

E infine: "Sono rimaste solo le note di colore multe riferite erroneamente a me, in realtà di competenza dell'arma dei carabinieri a cui ho dato in comodato gratuito una mia vettura, per non gravare sulle auto di scorta di proprietà statale. Un mio gesto, ma è stato invertito come se avessi fatto un atto di arroganza. Voglio dirlo chiaro: non ho alcuna multa da pagare. La cosa che mi fa sorridere è che le critiche più feroci vengono da molti che in privato hanno tutt'altro atteggiamento nei miei confronti, che vengono nei locali di intrattenimento che io ho fondato. Mi fermo qui, per carità di patria. Per il resto, se ho commesso errori, ho già pagato. Gli organi giudiziari italiani funzionano bene, al di là dei tempi lunghi. Alla fine sarà solo quella la verità. Coloro che oggi parlano e scrivono pagine intere, però, non la faranno sapere a nessuno".

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