La minaccia di morte a Ilaria Salis nel murales a Budapest preoccupa Tajani, governo chiede verifica
Il murales comparso a Budapest contro la detenuta italiana Ilaria Salis preoccupa il governo italiano. Il murales rappresenta una donna impiccata ad un forca, e la scritta "Ila antifa", che rimanda in modo inequivocabile all'insegnante reclusa in carcere da un anno in Ungheria, in condizioni disumane, dopo la presunta aggressione ai danni di due neonazisti. L'immagine suona come una chiara minaccia di morte per Ilaria, che ora rischia 11 anni di carcere per l'accusa di aver partecipato al pestaggio dei due estremisti di destra, accusa sempre respinta dalla detenuta.
Da quell'episodio, che portò all'arresto di Ilaria, è passato un anno. E i neonazisti ieri si sono dati di nuovo appuntamento nella capitale ungherese per il raduno che viene proibito tutti gli anni, ma finora sempre tollerato dalla polizia. Questa volta però il "Giorno dell'onore" non è stato celebrato nel centro della capitale, ma è stato spostato nei boschi limitrofi.
Il ministro degli Affari Esteri Antonio Tajani ha chiesto all'ambasciatore in Ungheria Manuel Jacoangeli di verificare con le autorità ungheresi i fatti relativi all'immagine intimidatoria. L'ambasciatore, ha spiegato la Farnesina, "effettuerà i passi necessari a confermare alle autorità ungheresi che il governo italiano sostiene la tutela della dignità e della sicurezza della signora Salis". Secondo la Farnesina, nel quadro di miglioramento delle condizioni di detenzione, bisogna evitare qualsiasi interferenza esterna locale alla detenzione della cittadina italiana.
Ma il murales preoccupa la famiglia Salis. "Quelle immagini si commentano da sole e confermano i nostri timori nel seguire i consigli delle autorità italiane. Non mi sento di aggiungere altro", ha dichiarato Roberto Salis, padre di Ilaria. Salis si riferisce ai timori per la sicurezza in caso di arresti domiciliari in Ungheria per la 39enne.
"Ilaria Salis è stata incarcerata l'11 febbraio, un anno fa. Da allora, viene detenuta in condizioni disumane, da un regime dispotico, per la sua militanza antifascista. Il governo italiano, in tutto questo tempo, ha finto prima di non sapere, poi è rimasto in silenzio, a guardare, mentre i diritti di Ilaria continuavano a essere calpestati. ‘Prima gli italiani' evidentemente non vale per tutti allo stesso modo. Lo sapevamo già. Ma c'è un limite a tutto. La destra non può tirare la corda ancora a lungo. Saranno costretti a cedere, a sconfessare il loro amico Orbàn. Ila, resisti. Ti aspettiamo a casa, finalmente libera dalle catene", ha scritto su Facebook la senatrice di Avs Ilaria Cucchi.