Se Silvio Berlusconi viene dichiarato decaduto i parlamentari del Popolo della Libertà si dimetteranno in massa. È "un atto politico", dicono loro. È una "pagliacciata irresponsabile", dicono dal Partito Democratico. È un bluff, sentenziano analisti e commentatori. È ognuna di queste cose, probabilmente. Certamente è un atto politico di una certa rilevanza, perché ufficializzato pur sapendo benissimo che la possibilità che la Giunta per le Elezioni salvi Berlusconi sono praticamente nulle. Infatti, un passo indietro dei membri del Pd sarebbe incomprensibile e rappresenterebbe un assurdo logico, oltre che politico.
Il senso allora è da ricercarsi "altrove", probabilmente. Nella volontà di Berlusconi di mandare un segnale chiaro ai dissidenti interni, per cominciare. Come a dire: il partito è con me, vi mando a casa quando e come voglio ed ora ho bisogno anche di un vostro inchino formale. In seconda battuta, non sfuggirà che le dimissioni in blocco rallentano evidentemente il processo di decadenza dalla carica senatoriale di Berlusconi: e come ben saprete l'unica cosa di cui ha bisogno il Cavaliere è di rinviare il momento della decadenza per scongiurare un eventuale arresto (l'inchiesta di Napoli continua a preoccuparlo, ma bisogna tener conto anche della scadenza del 15 ottobre quando potrebbero diventare effettivi gli arresti domiciliari e soprattutto dell'atteso "mandato di cattura" da parte dei giudici di Milano). Anche perché è prassi parlamentare consolidata quella di respingere sempre in prima battuta le dimissioni di un membro delle Camere. Ed è infine un atto politico perché segna un nuovo arretramento del fronte delle colombe, come ricorda Merlo sul Foglio: "Nel Pdl non si fa in tempo a sedimentare la linea governista, officiata da Gianni Letta e da Alfano, che subito tutto salta per aria ancora una volta. “Un botto rivoluzionario, come nella scena conclusiva di ‘Zabriskie Point’. Boom!”, rievoca in romanesco bonario Fabrizio Cicchitto".
È però anche una "pagliacciata", più che "un atto istituzionalmente inquietante". Nel senso che è una mossa che sostanzialmente costringe "a parlare di tutto e di niente". Ed è una minaccia a salve. Perché se si intende davvero staccare la spina al Governo Letta c'è un mezzo ben più serio ed efficace: la mozione di sfiducia. Ma soprattutto, perché ancora una volta si lega la vita politica al destino di un uomo solo. Anzi, dell'uomo solo al comando.
E infine, è un bluff. Perché Berlusconi non può, proprio non può, staccare la spina al Governo Letta. E non può rinunciare a questa situazione politica, che lo vede ancora in sella e in grado di fa valere tutta la sua forza contrattuale (appunto). O davvero c'è qualcuno così ingenuo da credere che il Cavaliere possa scegliere consapevolmente di portare il suo nuovo partito ad elezioni anticipate, senza un leader, senza potersi candidare, senza risorse e senza uno straccio di possibilità di vittoria?