La metà dei giovani sotto i trent’anni lavora per meno di nove euro l’ora
Il salario minimo sembra tornato improvvisamente e prepotentemente al centro dell'agenda politica, anche se il tema delle basse retribuzioni non è una novità, come dimostrano i dati Ocse che dicono che negli ultimi trent'anni – osservando le curve nei diversi Paesi europei – gli stipendi sono diminuiti solamente in Italia. La cifra minima di cui si parla in questi giorni è nove euro l'ora – fissata in base al salario medio e a quello mediano – che permetterebbe all'Italia di portare il suo livello di salario minimo tra quello della Spagna e quello della Francia. E soprattutto di migliorare la condizione di milioni di lavoratori. Si tratta della stessa soglia individuata dal disegno di legge Catalfo fermo da mesi in commissione Lavoro al Senato.
Se però si sta parlando così tanto di salari in questo periodo c'è la complicità di una serie di fattori: la direttiva dell'Unione europea sul salario minimo, la decisione della Germania di aumentarlo e portarlo a 12 euro l'ora, la difficoltà – in alcuni settori – nel trovare manodopera e infine l'inizio della lunga campagna elettorale che ci porterà al voto nel 2023. Insomma, un mix perfetto di pressioni interne ed esterne. Ma attenzione, perché l'ultima circostanza è la più determinante e vale la pena di ribadirlo: è cominciata la campagna elettorale. Anche perché, come sappiamo benissimo, non è affatto la prima volta che se ne parla. Anzi.
Oggi è intervenuto sull'argomento anche il presidente dell'Inps, Pasquale Tridico, che ha scritto una lettera alla Stampa in cui ha sostanzialmente spiegato perché – dal suo punto di vista – è necessario introdurre una soglia minima alle retribuzioni. Scorrendola troviamo dei dati molto interessanti: "Le donne con salari sotto i 9 euro sono il 30% circa delle donne occupate, mentre i giovani sotto i 29 anni sono il 47%". Insomma, il presidente Tridico ha riportato un dato chiarissimo: la metà dei giovani sotto i trent'anni lavora per meno di nove euro l'ora.
Se viene fissata una soglia, calcolata in base alla metà del salario medio lordo, sotto la quale non scendere e viene individuata in nove euro l'ora e – allo stesso tempo – la metà degli under 30 che lavorano guadagna meno di quella cifra c'è evidentemente qualcosa che non va. Ricordiamo le polemiche sul reddito di cittadinanza, la cui colpa sarebbe quella di far rinunciare i giovani a lavorare, secondo i detrattori della misura di sostegno. Questo dato, però, dovrebbe far decadere ogni tipo di polemica: dalla voglia di lavorare al fatto che non si fanno più figli. La metà dei giovani guadagna meno della cifra ritenuta minima per poter campare. E questo è un fatto.