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La mappa della riapertura: chi sono i lavoratori più esposti al rischio di contagio da coronavirus

Il governo continua a lavorare alla Fase 2, quella in cui vedremo una graduale ripresa delle attività produttive e un allentamento delle misure restrittive. Lunedì prossimo il Consiglio dei ministri valuterà infatti quali settori potranno tornare operativi per primi, basandosi su una mappa in cui le attività commerciali e produttive sono valutate secondo un indice di rischio.
A cura di Annalisa Girardi
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Governo e comitato di esperti sono al lavoro per programmare la Fase 2, quella di graduale riapertura del Paese e ripresa delle attività produttive. Alcune fabbriche potrebbero tornare operative anche prima del 4 maggio, anche se dovranno continuare a seguire protocolli di sicurezza (come l'obbligo di indossare la mascherina e il rispetto delle distanze di sicurezza) in modo da evitare una nuova diffusione di contagi tra i lavoratori. Ad ogni modo, la riapertura dovrà essere graduale, dicono gli esperti. Lunedì prossimo il Consiglio dei ministri valuterà quali sono i settori a basso rischio che per primi si potranno rimettere in moto.

Gli industriali, intanto, continuano a spingere affinché si ritorni al più presto al lavoro: "Non possiamo più permetterci di perdere ancora tempo e dobbiamo focalizzarci su due obiettivi: riaprire le produzioni perché solo queste danno reddito e lavoro, e non certo lo Stato come padre che dispensa un favore, senza peraltro avere le risorse per farlo; ed evitare assolutamente la seconda ondata di contagio che ci porterebbe a nuove misure di chiusure che sarebbero drammatiche e devastanti", ha detto il nuovo presidente designato di Confindustria Carlo Bonomi.

Le classi di rischio: chi tornerà prima al lavoro

Il Consiglio dei ministri dovrà basarsi su una specifica mappa delle attività lavorative. Il documento, visionato da Fanpage, divide i settori produttivi e commerciali in base al rischio connesso all'emergenza coronavirus. La Fase 2, almeno inizialmente, sarà infatti un periodo di convivenza con l'epidemia: bisognerà tenere  conto delle esigenze sanitarie e pensare una nuova modalità di lavoro per ogni settore a seconda del livello di rischio. L'indice di rischio è stato valutato in base a diversi fattori, come l'aggregazione sociale o la possibilità o meno di mantenere le misure di sicurezza durante il periodo di lavoro.

Basso rischio

Le attività a basso rischio, oltre la metà di quelle inserite nella lista, comprendono l'agricoltura, la pesca, la manifattura, ma anche la fornitura di energia elettrica, gas e acqua. Sono a rischio ridotto anche il settore dell'editoria e della produzione cinematografica. Via libera, inoltre, ai servizi finanziari e assicurativi, così come le attività immobiliari, le agenzie di viaggio e le biblioteche.

Medio rischio

Sono considerati a rischio medio-basso il settore dell'istruzione e gran parte delle attività commerciali. Tra queste anche bar e ristoranti, oltre che le palestre, tra i primi luoghi pubblici ad aver chiuso i battenti allo scoppio della pandemia. A rischio medio-basso vengono catalogai anche i trasporti. Per chi lavora nel campo dell'assistenza sociale residenziale, dei servizi alla persona e per i collaboratori domestici, invece, l'indice di rischio è considerato medio-alto.

Alto rischio

I settori più a rischio a causa dell'emergenza coronavirus sono quello del trasporto aereo, quello dell'assistenza sociale e sanitaria non residenziale e l'amministrazione pubblica. Sono attività che non si sono mai fermate durante l'emergenza a causa della loro essenzialità, anche se in alcuni casi, come per il trasporto aereo sono state fortemente ridotte, e in altri, come per la Pa, sono state modificate in modo da limitare i contatti diretti.

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