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La Manovra è legge. Ma dove sono finiti i tagli alla politica?

Nel testo definitivo della manovra finanziaria non c’è traccia dei tagli ai privilegi della politica promessi a gran voce dall’esecutivo. Dalle indennità ai vitalizi, per la Casta cambia davvero poco.
A cura di Alfonso Biondi
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Parlamento

Lacrime e sangue per i cittadini, già ma per i nostri politici? La manovra finanziaria approvata ieri alla Camera e firmata in tutta fretta da Giorgio Napolitano costringerà le famiglie italiane a fare non pochi sacrifici: dal ticket sanitario ai tagli alle detrazioni fiscali, passando per il superbollo e l'aumento dell'accise della benzina. Misure che, nel 2013 e 2014, potrebbero costare alle famiglie qualcosa come 500 euro all'anno, secondo la Cgil. Un bel sacrificio per i cittadini, ma la nave sta imbarcando acqua ed è giusto che ognuno faccia la sua parte.

BELLE PROMESSE- E i nostri politici? Anche loro faranno sacrifici? Anche loro rinunceranno ai loro privilegi? A quanto pare no. Eppure in tempi non sospetti il governo, Tremonti in primis, si era fatto garante di una lotta contro i privilegi e gli sprechi della politica. Il 24 giugno scorso il superministro presentò una semplice bozza che, in 7 punti, avrebbe messo fine agli sprechi della politica. I punti in questione riguardavano il ridimensionamento dei compensi pubblici, la stretta all'uso delle auto blu e dei voli di Stato, lo stop ai vitalizi, la riduzione al finanziamento dei partiti, l'obbligo dell'accorpamento di referendum e elezioni, la riduzione dotazioni Organismi politico-amministrativi.

NESSUNO TOCCHI LE INDENNITA'- Uno dei punti fondamentali della bozza Tremonti riguardava l'equiparazione dell'indennità dei parlamentari nostrani a quella dei 17 Paesi dell'area euro: si sarebbe passati dai 12 mila euro mensili lordi dei nostri parlamentari, ai 5.339 euro della media europea (come calcolata dal Sole 24 ore). A differenza del ticket sanitario, in vigore da subito, il provvedimento sarebbe partito solamente dalla prossima legislatura, ma avrebbe comunque consentito di dimezzare la spesa per le indennità: dai 144 milioni di oggi ai 62 milioni della prossima legislatura. Nella notte tra il 12 e il 13 luglio, però, un paio di emendamenti del Pdl hanno mandato il provvedimento a farsi benedire:  l'emendamento Picchetto ha fatto sì che che le indennità venissero calibrate non su quelle dei 17 Paesi dell'area euro ma su quelle delle 6 nazioni più ricche; l'emendamento Fleres-Ferrara ha poi sancito che l'adeguamento delle indennità sarà eseguito in base alla media ponderata del Pil quei Paesi. Tradotto: o la riduzione sarà lievissima o non ci sarà.

CAMBIA POCO PER LA CASTA- Come per magia è scomparsa anche la norma sui vitalizi che  quindi continueranno ad essere percepiti regolarmente. I vitalizi sono oggi 2.238 e annualmente costano ai contribuenti 218,3 milioni di euro. Il finanziamento pubblico ai partiti viene ridotto solamente del 10%, ma anche questo solamente dalla prossima legislatura. In questo caso si risparmieranno solamente 18 milioni rispetto ai 180 attuali. La auto blu non potranno superare i 1600 cc, ma quelle attuali verranno mantenute fino alla rottamazione. Costo per i contribuenti: un altro miliardo di euro all'anno. E non se n'è fatto nulla neanche dell'indennità mensile di 2.243 euro che attualmente spetta ai Ministri. Anche qui si sarebbe risparmiato 1milione 200mila euro. Tagliare i costi della politica sicuramente non avrebbe consentito di recuperare chissà quanti quattrini, ma dare il buon esempio al Paese in un momento del genere sarebbe stata una cosa sacrosanta.

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