La manifestazione di Paragone: “Daremo l’assalto ai traditori della democrazia, Lega e M5s”
A Brescia non si sente più il rumore incessante delle ambulanze: dopo aver martoriato la città come in pochi territori nel mondo, la pandemia sembra arretrare il passo, ma per strada quasi tutti indossano ancora la mascherina. Tranne un folto gruppo di persone, accalcate vicino a un gazebo nel principale corso del centro storico. Qui, in un sabato pomeriggio di metà febbraio, il senatore Gianluigi Paragone, giornalista e ex conduttore tv, ora leader del partito Italexit e nel gruppo misto in Parlamento, viene accolto da una folla di “fan”.
Tra autografi e selfie, Paragone, noto per le sue posizioni no vax, si concede ai microfoni di Fanpage.it
Come mai qui?
«Sono a Brescia, e prima sono stato a Desenzano, per dare assalto ai traditori della democrazia, cioè i leghisti, Forza Italia, Movimento 5 stelle, persone che hanno preso voti anche in questa città in nome dell’antisistema e che invece ora stanno facendo i camerieri del sistema. Sono qua per prendere i voti dei delusi».
Che cosa c’è nel vassoio di quei camerieri?
«Hanno votato i peggiori decreti, quelli del green pass, del super green pass, dell’obbligo vaccinale, accettando la compressione dei diritti e delle libertà. Se Salvini e il M5s avessero detto in campagna elettorale alle politiche quello che stanno facendo adesso, avrebbero preso un terzo dei voti».
Era molto legato al biologo e premio Nobel no vax Luc Montagnier, scomparso di recente…
«Montagnier era un ricercatore e uno scienziato libero, un uomo dalla generosità incredibile, che a 90 anni aveva ancora voglia di raccontarsi e ascoltare la gente. Per me una persona dalla generosità incredibile e incommensurabile».
Durante il comizio si avvicina una ragazzina con un foglio in mano, è un compito in classe andato male. La sua mamma ci spiega cos’è successo: «Doveva studiare la Costituzione per una verifica e io le ho spiegato come funziona qui in Italia, che i cani possono salire sull’autobus, ma chi non ha il green pass no». E allora la piccola, il giorno successivo, ha consegnato il compito in bianco, scrivendo: “Io non posso fare questa verifica, perché non posso dire cose false: la Repubblica non è fondata sul lavoro, ma sul green pass. E neanche democratica: mia mamma ha 45 anni e può scegliere se farsi il vaccino, invece è obbligata e una signora in quarantena ha salvato un ragazzo fuori da casa sua e le hanno dato la multa da 2000 euro e un mese di carcere».
L’insegnante ha così messo un 5. «Bravissima! – esclama Paragone – ho già raccolto una nuova giovane leva».
D’altronde, sul tema vaccini, Paragone non lesina affondi: «Sono un no green pass convinto e per questo vaccino, dato che è prescritto dalla legge e io non la rispetto, sono anche no vax».
Quindi lei non se l’è fatto il vaccino?
«Assolutamente no e sono convinto della mia scelta».
Perché?
«Perché sono state negate spiegazioni a chi deve decidere per il popolo, cioè a noi parlamentari: avevamo chiesto i contratti sui vaccini e non ce li hanno dati, avevamo chiesto informazioni attraverso le interrogazioni parlamentari e non ce le hanno date, avevamo chiesto accesso agli atti rispetto a quelle determinate informazioni e ci è stato negato, quando si viene meno all’obbligo di trasparenza non posso che rimanere su queste posizioni»
Ma i dati sull’incidenza della mortalità dopo la campagna vaccinale parlano abbastanza chiaro, no?
«Forse avete delle notizie che io non ho, perché i dati ufficiali e non disaggregati non ci sono».
Qualcuno, davanti al gazebo, anziché iscriversi a Italexit contesta le tesi di Paragone, con cui c’è una breve ma accesa discussione.
Che cosa voleva quel signore?
«Invitarmi a cena».
Ma lei non ha il green pass…
«A casa sua, non al ristorante, ma stasera non posso».